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Giappone, al via il secondo rilascio delle acque di Fukushima: la Cina vieta la vendita di pesce nipponico

Il governo giappnese continua nel suo piano di rilascio delle acque contaminate di Fukushima nell’Oceano Pacifico. “Abbiamo filtrato tutti gli elementi radioattivi tranne il trizio, che rientra nei livelli di sicurezza: c’è il sostegno dall’Agenzia atomica dell’Onu” dichiara la Temco, compagnia elettrica nipponica che gestiva l’impianto all’epoca del terremoto del 2011.
A cura di Matteo Pelliccia
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"Il Giappone inizierà a rilasciare un secondo lotto di acque reflue dalla centrale nucleare di Fukushima a partire dal 5 ottobre": sono le dichiarazioni di Tokyo Electric Power (Tepco), la più grande compagnia elettrica del Giappone e che all'epoca gestiva l'impianto.

L'operazione era partita ad agosto e aveva già attirato critiche e reazioni a livello internazionale, in particolare modo dalla Cina e Hong Kong, che hanno vietato il commercio del pesce nipponico. Molti esperti infatti hanno messo in guardia dai possibili rischi e conseguenze che corre il governo giapponese a seguito di questa decisione.

Il 24 agosto, il Giappone ha iniziato a scaricare nel Pacifico parte degli 1,34 milioni di tonnellate di acque reflue raccolte da quando lo tsunami paralizzò completamente la struttura nel 2011. Il sisma dell'epoca fu il più potente mai registrato nel paese nipponico e causò la morte di 20000 persone.

L'incidente nella centrale di Fukushima, invece, è stato l'unico oltre al disastro di Černobyl' ad essere stato classificato al livello 7 della scala INES, ossia il livello di gravità massima degli incidenti nucleari.

"Le ispezioni successive al primo rilascio sono state completate. Il secondo rilascio inizierà il 5 ottobre ottobre", ha detto Tokyo Electric Power (Tepco). Nella prima fase, partita lo scorso 24 agosto, sono state rilasciate nel Pacifico circa 7.800 tonnellate di acqua su un totale previsto di 1,34 milioni di tonnellate: si tratta dell'equivalente di poco più di 500 piscine olimpioniche.

"L'acqua è stata filtrata da tutti gli elementi radioattivi ad eccezione del trizio, che rientra nei livelli di sicurezza: abbiamo anche il sostengo dall’Aiea (Agenzia atomica delle Nazioni Unite, ndr)" spiega la compagnia elettrica giapponese. Il trizio è un isotopo dell’idrogeno presente nell’acqua di mare e nell’atmosfera, che non può penetrare attraverso la pelle, ma potenzialmente può essere inalato o ingerito se si trova nell’acqua o nel cibo.

Secondo l'Aiea, infatti, il piano di Tokyo sarebbe in linea con gli standard di sicurezza globali. Il direttore generale Raphael Mariano Grossi a luglio è recato in prima persona in Giappone per discutere del piano con il primo ministro nipponico Fumio Kishida. "Lo scarico dell'acqua trattata avrebbe un impatto radiologico trascurabile sulle persone e sull'ambiente", spiegò il direttore dell'agenzia intergovernativa.

Tepco e Aiea, difatti, sostengono che la concentrazione di trizio nelle acque di Fukushima non è pericolosa: esso si "diluirebbe immediatamente dopo la dispersione nell'oceano" affermano gli esperti che hanno preso parte al report del governo giapponese.

“Come è avvenuto per la prima dimissione, continueremo a monitorare i livelli di trizio, informando il pubblico in maniera comprensibile e basandoci su prove scientifiche”, ha detto in una conferenza stampa il funzionario della Tepco Akira Ono.

La Cina comunque continua a nutrire forti dubbi sul piano di rilascio delle acque di Fukushima. Dopo aver vietato tutte le importazioni di prodotti ittici giapponesi, l'esempio di Pechino pare essere seguito a livello internazionale anche da altri Paesi. La Russia, che ha relazioni diplomatiche molto fredde con il Giappone, sta pensando anch'essa di vietare il pesce giapponese.

Il primo ministro Manasseh Sogavare delle Isole Salomone, durante una seduta delle Nazioni Unite, ha accusato il Giappone di stare utilizzando l'Oceano Pacifico "come una fogna".

Nel dibattito si è inserito anche Rahm Emanuel, ambasciatore americano in Giappone e già balzato agli onori delle cronache per le sue controverse dichiarazioni sulla scomparsa dei funzionari cinesi. Il funzionario statunitense recentemente ha pubblicato le foto di pescherecci cinesi al largo del Giappone il 15 settembre.

Rahm alludeva probabilmente al fatto che, nonostante il divieto di Pechino sulle importazioni di prodotti ittici giapponesi, le barche cinesi continuerebbero a catturare pesce al largo del Giappone nelle medesime aree in cui operano le navi nipponiche. Un piccolo j'accuse del funzionario, che in passato si era già segnalato per dichiarazioni contrarie all'operato del governo di Xi Jinping.

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