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Genocidio uiguri: 14 aziende cinesi nella black list di Washington per sospette violazioni dei diritti umani

Washington: 14 società cinesi sono state aggiunte alla black list delle aziende con cui è vietato fare affari senza aver prima ottenuto una licenza. Si tratta di un tentativo dell’amministrazione Biden di chiedere conto alla Cina delle violazioni dei diritti umani nei confronti dell’etnia uigura. Fanpage ha visionato il documento che elenca gli enti (società e aziende) accusati di non rispettare gli standard di politica estera statunitensi.
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Venerdì 9 luglio l'amministrazione Biden ha aggiunto trentaquattro società alla lista nera di aziende con cui è vietato fare affari senza aver prima ricevuto l'autorizzazione di Washington. Di queste, quattordici sono cinesi sospettate di essere implicate nello sterminio della popolazione uigura. Gli uiguri sono un'etnia di lingua turca e religione musulmana stanziata nella regione dello Xinjiang (a Nord-Ovest della Cina), attualmente vittima della più grande deportazione di massa dai tempi della Seconda Guerra Mondiale.

Secondo stime, tra gli 1,8 e i 3 milioni di persone di etnia uigura (e altre minoranze come i kazaki) si trovano attualmente all'interno di campi di "rieducazione" (attivisti, esperti e giornalisti li definiscono però "di concentramento") ai quali nessuno – né ONG né media – ha ancora avuto accesso, ma la cui esistenza è stata dimostrata da una serie di inconfutabili inchieste e, soprattutto, da migliaia di testimonianze dirette.

Costretti ai lavori forzati, gli uiguri producono a costo zero più del 20% del cotone del quale si riforniscono le aziende tessili di tutto il mondo, Europa compresa. In altre parole: alcuni capi che compongono il nostro guardaroba potrebbero provenire dal lavoro forzato uiguro.

La black list di Washington

La "lista nera" degli enti con i quali è vietato fare affari senza licenza è pubblicata nel Commerce Department's Entity List dal Bureau of Industry and Security (BIS), che fa parte del Dipartimento di Commercio degli Stati Uniti. Il documento non è ancora stato divulgato e verrà messo online il 7 dicembre 2021 sui siti governativi americani (federalregister.gov e govinfo.gov). In tutto, alla lista nera sono state aggiunte trentaquattro società. Oltre a quelle cinesi, ne troviamo anche di venezuelane, russe, iraniane, canadesi, libanesi, olandesi, pachistane, sudcoreane, taiwanesi, turche, arabe e inglesi.

Violazioni dei diritti umani

Secondo Reuteurs, che per prima ha dato la notizia, l'aggiunta delle quattordici aziende cinesi all'interno del Commerce Department's Entity List è comprensibile alla luce della volontà dell'amministrazione Biden di "chiedere conto alla Cina delle presunte violazioni dei diritti umani" che avvengono nello Xinjiang nei confronti degli Uiguri e di altre etnie non facenti parte della maggioranza han. Tali violazioni includerebbero, oltre ai lavori forzati, anche sterilizzazioni e aborti coatti ai danni delle prigioniere, torture, utilizzo di sistemi di video-sorveglianza all'interno dei campi e test medici sui bambini.

Dal canto suo, il governo centrale di Pechino ha sempre respinto tutte le accuse, giustificando l'esistenza dei campi come "luoghi di rieducazione" per terroristi islamici (nel corso degli anni si sono verificati alcuni attacchi di matrice terroristica in Cina, come quello alla stazione di Kunming in cui morirono 33 persone. La Cina ha sempre accusato gli uiguri di essere i responsabili della strage, anche se ciò non è mai stato verificato).

"Il governo cinese adotterà tutte le misure necessarie per salvaguardare i legittimi diritti e interessi delle società cinesi e respingerà ogni tentativo da parte degli Stati Uniti di interferire negli affari interni della Cina", ha dichiarato venerdì 9 luglio il portavoce del Ministero degli Esteri Wang Wenbin.

Aziende cinesi nella black list di Washington: quali sono

Qui sotto riportiamo tutte le ventitré aziende cinesi facenti parte della lista di enti soggetti a restrizioni commerciali in quanto accusati di "perpetrare azioni contrarie alla politica estera degli Stati Uniti".

Armyfly

Beijing E-science Co., Ltd.;

Beijing Geling Shentong Information Technology Co., Ltd.;

Beijing Hileed Solutions Co., Ltd.;

Beijing Sinonet Science & Technology Co., Ltd.;

Chengdu Xiwu Security System Alliance Co., Ltd.;

China Academy of Electronics and Information Technology;

Hangzhou Hualan Microelectronics Co., Ltd.;

Info Rank Technologies;

Kindroid;

Kyland Technology Co., Ltd.;

Leon Technology Co., Ltd.;

Shenzhen Cobber Information Technology Co., Ltd.;

Shenzhen Hua'antai Intelligent Technology Co., Ltd.;

Suzhou Keda Technology Co., Ltd.;

Tongfang R.I.A. Co., Ltd.;

Urumqi Tianyao Weiye Information Technology Service Co., Ltd.;

Wingel Zhang;

Wuhan Raycus Fiber Laser Technologies Co., Ltd.;

Xinjiang Beidou Tongchuang Information Technology Co., Ltd.;

Xinjiang Lianhai Chuangzhi Information Technology Co., Ltd.;

Xinjiang Sailing Information Technology Co., Ltd.;

Xinjiang Tangli Technology Co., Ltd.

La maggior parte di queste società e aziende si occupa di sviluppo e implementazione di sistemi di sorveglianza, controllo e gestione dei dati, intelligenza artificiale, esperimenti biomedici, che verrebbero utilizzati per intensificare la persecuzione nei confronti degli uiguri, dei kazaki e delle altre minoranze etniche stanziate nello Xinjiang internate nei campi.

Black List di Washington: le altre aziende sotto restrizione

Dei quarantatré enti nella black list, due sono in Canada, ventitré in Cina, due in Iran, due in Libano, uno nei Paesi Bassi, uno in Pakistan, sei in Russia, uno a Singapore, uno nella Corea del Sud, uno a Taiwan, uno in Turchia, uno negli Emirati Arabi, uno nel Regno Unito.

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