Conflitto Israele-Palestina e in Medio Oriente

“Genocide state of mind”: così la Cisgiordania è il nuovo campo di battaglia di Israele

Dopo Gaza il governo Netanyahu ha messo nel mirino la Cisgiordania. Vi mostriamo i piani di divisione totale dei territori palestinesi, le azioni violente dei coloni contro i civili e ed il network del terrore che lega i politici di governo con le violazioni dei diritti umani. Il genocidio si sposta, ma i palestinesi continuano a resistere.
A cura di Antonio Musella
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Siamo stati in Cisgiordania, la parte più consistente dei territori palestinesi occupati. Un territorio che per il 60% vede i villaggi palestinesi sotto il totale controllo amministrativo di Israele, la cosiddetta area C in cui i palestinesi sono costretti a vivere sotto il giogo dell'occupazione quotidianamente. E' qui che agiscono la bande dei coloni, gli abitanti degli insediamenti illegali secondo il diritto internazionale, che armati fino ai denti, assaltano e incendiano i villaggi palestinesi allo scopo di costringere la popolazione locale ad un esodo forzato, in modo da poter occupare la loro terra. Ma il livello si è alzato ancora di più negli ultimi mesi, fino ad arrivare all'uso di armi da guerra, con ferimenti e omicidi, che sono rimasti del tutto impuniti dalle autorità israeliane. Esiste, e lo abbiamo visto e documentato, una complicità solida tra l'esercito israeliano e le bande organizzate dei coloni che terrorizzano la popolazione palestinese.

Ma non solo. I gruppi più violenti sono legati politicamente agli azionisti di maggioranza del governo Netanyahu, ovvero Bezalel Smotrich e Itamar Ben Gvir. Sono loro che determinano le scelte del governo, e sono sempre loro a fornire copertura politica, attraverso collegamenti diretti, ai coloni che compiono le peggiori nefandezze. Il lessico carico di odio della propaganda politica si abbina alle scelte concrete, come quelle legate all'annessione della Cisgiordania da parte di Israele. Il cosiddetto piano E1, è stato approvato lo scorso agosto, e taglierà in due la Cisgiordania, separandone il Nord ed il Sud, attraverso la costruzione di nuove colonie illegali. Un progetto che vuole essere la pietra tombale sulla possibilità di uno Stato palestinese, rompendo la continuità territoriale della Cisgiordania. Ma nonostante vivano sotto attacchi quotidiani, i palestinesi continuano a resistere, chiedendo al mondo di non voltarsi dall'altra parte.

Il terrorismo dei coloni: assalti, omicidi e distruzione

Nel luglio del 2024 eravamo stati nel villaggio di Khallet at Daba, nella regione della Massafer Yatta, a sud di Hebron. Avevamo documentato gli attacchi notturni dei coloni contro la popolazione civile indifesa. Ci siamo ritornati e quello che abbiamo visto mette i brividi. Confrontando le immagini del 2024 a quelle del 2025, tutti possono vedere come in appena un anno il villaggio sia stato completamente raso al suolo. Le autorità israeliane hanno portato le ruspe a più riprese nel villaggio, demolendo tutto. Ora gli abitanti vivono nelle grotte sotterranee e non hanno lasciato la terra. Ma i gruppi dei coloni dei vicini insediamenti illegali compiono raid a cadenza regolare per picchiare e terrorizzare gli abitanti. Sono la Massafer Yatta insieme alla Valle del Giordano, le regioni dove avvengono gli assalti più frequenti e violenti da parte dei coloni. Susiya, At Twuani, Um al Khair, Khallet at Daba, Al Rakeez, Um Dhorit, Tuba, sono i nomi dei villaggi più colpiti. Pestaggi, incendi, distruzione delle case e delle provviste. Ma anche omicidi, come quello di Awda Hataleen, ucciso il 28 luglio scorso dal colono israeliano Yinon Levy. "Quel giorno i coloni hanno portato un escavatore nel nostro villaggio, ed hanno iniziato a scavare per distruggere le nostre condutture dell'acqua potabile" ci racconta Tareq Hataleen, attivista non violento e cugino di Awda. "La nostra gente ha circondato l'escavatore per impedirgli di lasciarci senza l'acqua. A quel punto il proprietario, Yinon Levy, un colono colpito da sanzioni di molti paesi, un terrorista, ha tirato fuori la pistola ed ha sparato due colpi. Il primo ha colpito Awda al cuore. E' morto in una pozza di sangue, e quel sangue non lo abbiamo lavato, è ancora lì" ci racconta.

Dopo soli 5 giorni, Yinon Levy era nuovamente in libertà ed è tornato, come fa tutt'ora, a molestare ed attaccare la gente di Um al Khair. Su di lui sono attive le sanzioni dell'Unione Europea, per violazione dei diritti umani. Levy era colpito anche da sanzioni degli Usa, che sono state annullate da Donald Trump nel gennaio del 2025. Le immagini dell'omicidio di Awda Hataleen hanno fatto il giro del mondo, grazie alle associazioni internazionali che denunciano la violenza dei coloni. Nel villaggio di Ar Rakeez è rimasta solo una famiglia, quella di Sheeik Said Al Amor, un uomo di 71 anni, che oggi ha una gamba amputata. Nell'aprile scorso il responsabile della sicurezza della colonia di Avigail, gli ha sparato contro con un fucile, usando dei proiettili ad espansione, un'arma da guerra. Per la sua gamba non c'è stato nulla da fare. "Questo è quello che fanno per far sentire le persone terrorizzate" ci spiega Sami Hureini, di Youth of Sumud, un'organizzazione del movimento non violento palestinese. "Vogliono che la gente scappi via, questo è il terrorismo che subiamo tutti i giorni" ci dice.

Sheik Said Al Amor
Sheik Said Al Amor

Il piano E1: così Israele vuole annettere la Cisgiordania

I politici israeliani sono senza dubbio gli esponenti della propaganda più violenta dell'estrema destra mondiale. Capaci di augurare le peggiori nefandezze al popolo palestinese, alle loro parole seguono sempre fatti tristemente concreti. E' il caso del piano E1, il progetto di collegare due zone controllate dai coloni ad est di Gerusalemme, costruendo nuovi insediamenti illegali, spazzando via l'unica strada che collega i territori palestinesi del Sud e del Nord della Cisgiordania, e dividendo in questo modo definitivamente l'intera area. Non ci sarà più la continuità territoriale tra Nord e Sud della Cisgiordania ed i palestinesi non potranno più spostarsi, ma saranno obbligati a passare dal territorio israeliano, anche questo occupato, a Gerusalemme. Ideatore del progetto è Bezalel Smotrich, leader del partito "Sionismo Religioso", decisivo per la tenuta del governo Netanyahu, ed è Ministro delle Finanze. E1 interverrebbe come un taglio territoriale netto, in un'area però, quella della Cisgiordania, già divisa e frammentata al suo interno.

"Gli accordi di Oslo formalizzarono una tripartizione della Cisgiordania, in area A, area B e area C" ci spiega Luigi Daniele, giurista e docente associato di Diritto Internazionale. "L'Area A, il 18% del territorio palestinese sotto il totale controllo dell'Autorità Nazionale Palestinese. L'area B, il 22% del territorio, sotto il controllo congiunto dell'Autorità Nazionale Palestinese e di Israele. Infine l'area C, che rappresenta il 60% della Cisgiordania, sotto il totale controllo israeliano. In quest'area, l'area C, secondo gli accordi di Oslo gli insediamenti dei coloni dovevano essere congelati, ma invece continuano ad espandersi, così come il controllo militare israeliano, in questo modo si creano delle zone di depalestinizzazione, dove i palestinesi non possono neanche transitare" sottolinea Daniele. Ci sono le bypass road, le strade percorribili solo da israeliani con auto con targa israeliana, ci sono i cancelli all'ingresso dei villaggi, che vengono chiusi ed aperti a piacimento dai militari dell'IDF, ci sono i check point.

"Per avere un'idea di questa opera di ingegneria demografica illegale, basta pensare al numero dei coloni in Cisgiordania: nel 1993, al tempo degli accordi di Oslo erano 115 mila, nei primi anni del 2000 erano circa 350 mila, oggi tra Cisgiordania occupata e Gerusalemme est occupata, abbiamo 1 milione di coloni" racconta il giurista italiano. La tattica è semplice, ed è esattamente quella che va avanti dal 1967: frammentare lo spazio vitale, impedire la libertà di movimento, rendere la vita impossibile. Il piano E1 sarà l'ennesimo upgrade di questa strategia. Si tratta di una grande vallata tra la colonia illegale di Ma'ale Adummim e il quartiere Mount Scopus di Gerusalemme, controllato dai coloni.

L’area di E1, tra Ma’ale Adummim e Gerusalemme Est
L’area di E1, tra Ma’ale Adummim e Gerusalemme Est

"E' il piano che ci farà perdere il sogno di avere uno Stato – ci dice Munther Amira, leader del movimento non violento a Betlemme – vogliono unire Ma'ale Adummim con Gerusalemme est, spazzando via tutti i villaggi palestinesi, e cancellando l'unica strada che è rimasta ai palestinesi per andare da Hebron e Betlemme a Sud, a Ramallah, Jenin, Nablus, a Nord. Quest'area sarà cancellata". Guardandola dalla mappa satellitare la situazione sembra drammaticamente chiara. A est di Gerusalemme fino al Mar Morto è rimasto un solo corridoio non occupato dalle colonie, che è proprio la zona dove sorgerà E1. In questo modo tutto il territorio della Cisgiordania a Est di Gerusalemme sarà un unica striscia di colonie, separando le due parti della Cisgiordania. A ovest di Gerusalemme infatti, è territorio israeliano, fino al Mediterraneo. "L‘obiettivo è conquistare la terra, ampliare la terra sotto il diretto controllo delle colonie" spiega a Fanpage.it, Damiano Censi, coordinatore dei progetti in Palestina di Mediterranea Saving Humans. "E1 rappresenta un piano di occupazione della terra che allo stesso tempo è un piano di dominazione e separazione territoriale che distrugge gli accordi di Oslo, e getta nell'isolamento completo una parte intera di Cisgiordania e di popolazione palestinese" sottolinea l'attivista italiano.

La mano libera ai coloni per sfollare i palestinesi: "E' terrorismo"

Ad essere più penalizzata è la parte a Sud della Cisgiordania, quella di Betlemme, di Hebron e della Massafer Yatta, la regione più meridionale dei territori palestinesi. "Questo piano colpirà tutta la Cisgiordania" sottolinea Sami Hureini. "Non ci saranno più collegamenti, già abbiamo i check point, dove ci fermano, ci trattengono ore, ci picchiano, ci insultano, ci arrestano. Lo stanno facendo ora perché per loro è il miglior momento, hanno Trump, che a sua volta ha Netanyahu, Smotrich e Ben Gvir, hanno la guerra per imporre tutto questo". Una volta isolata la Cisgiordania del Sud, i piani del governo israeliano di estrema destra si affideranno anche all'azione dei coloni, a cui viene ormai lasciata mano libera, ed a certificarlo sono anche organizzazioni israeliane come B'Tselem. "Il fenomeno della violenza dei coloni non è nuovo, ma negli ultimi tempi notiamo una netta accelerata" ci dice Yair Dvir, portavoce di B'Tselem. "Quello che abbiamo documentato è la partecipazione attiva dell'esercito alle azioni violente dei coloni. Vediamo proprio i soldati partecipare agli attacchi ai villaggi palestinesi, arrivano proprio con le uniformi e le armi, è qualcosa di sistematico in tutta la Cisgiordania, l'esercito supporta ufficialmente questa violenza" spiega l'attivista israeliano. Un fenomeno registrato anche da Mediterranea Saving Humans che sta stilando il primo rapporto di un osservatorio internazionale sulle violenze contro la popolazione civile in Massafer Yatta. "In questo momento davanti al piano E1, noi ci troviamo ad un pieno isolamento della Massafer Yatta, questo significa la volontà di completare la pulizia etnica e annetterla completamente non avrà più nessun ostacolo" spiega Censi. "Noi abbiamo documentato 1750 violazioni dei diritti umani in Massafer Yatta (dato di ottobre 2025 ndr), un numero che corrisponde a 7 violazioni al giorno, un numero impressionante, una pulizia etnica costante ed una pressione per impedire alla popolazione palestinese di vivere sul territorio" racconta l'esponente di Mediterranea.

Il villaggio di Khallet at Daba completamente distrutto
Il villaggio di Khallet at Daba completamente distrutto

Come si può definire tutto questo? Solo violenza? O queste condotte, costanti nel tempo, sempre più intense nelle forme, rappresentano secondo il diritto internazionale qualcosa di più grave? "Se noi partiamo dal presupposto che il cuore dell'idea di terrorismo è l'uso intenzionale della violenza contro i civili, allora dal mio punto di vista sì assolutamente è il cuore delle condotte dei coloni far vivere i palestinesi nel terrore" ci spiega Luigi Daniele. Gli episodi sono innumerevoli. Durante la nostra permanenza abbiamo documentato l'assalto a colpi di spranghe e coltelli da parte dei coloni al villaggio di Khallet at Daba, il 4 settembre scorso, lo stesso villaggio ormai raso al suolo dalle autorità israeliane, ennesima conferma di un unico disegno che vede insieme esercito, organi dello Stato e coloni, impegnati fianco a fianco contro la popolazione civile palestinese. "E' terrorismo" ci dice Sami Hureini. "Sono protetti dallo Stato di occupazione. Se tu uccidi qualcuno in un incidente stradale, sarai messo in prigione per questo, anche se è un incidente, ma hai ucciso una persona. Invece qui ci stanno uccidendo e non ci sono conseguenze per nessuno" spiega l'attivista palestinese.

"Genocide state of mind": da Gaza alla Cisgiordania per annientare i civili

B'Tselem ha avuto un ruolo importantissimo nella denuncia delle violenze dei coloni e dell'esercito israeliano contro i civili palestinesi. Grazie a loro sono arrivate in tutto il mondo le notizie, i video, la documentazione di fatti gravissimi, piene violazioni dei diritti umani ed anche crimini di guerra. L'organizzazione israeliana aveva già lavorato su Gaza ed ora sta incrementando il suo lavoro sulla Cisgiordania. "Nel nostro rapporto su Gaza avevamo avvertito che il genocidio può espandersi anche in altre aree controllate dal regime israeliano, a cominciare dalla Cisgiordania" spiega Yair Dvir. "Faccio un esempio, nel villaggio di Al Mughair, in Cisgiordania, c'è stato un incidente, un colono ha affermato di essere stato colpito da un palestinese. Dopo qualche ora l'esercito è intervenuto in forze nel villaggio ed ha bloccato il villaggio per 3 giorni. Hanno sradicato migliaia di alberi, ed il comandante dell'operazione ha dichiarato che quell'attacco era contro tutta la popolazione del villaggio, per dare loro una lezione. In questa storia vediamo come il genocidio sia uno stato mentale".

Ci sono anche azioni meno impattanti, ma terribilmente significative di come l'idea di annientare i palestinesi sia al centro di tutte le azioni dei coloni, così come dell'esercito. Abbiamo recuperato il video di un episodio inquietante. Un video dell'agosto del 2025 dove un gruppo di una quindicina di bambini, intorno ai 10 anni, esce da una colonia, scortato da un pick up guidato dai coloni adulti, e si reca nel villaggio di At Twuani. I bambini sono tutti armati con coltelli da guerra, e nell'altra mano hanno le pietre che servono per affilarli. Arrivati davanti al villaggio palestinese, i bambini iniziano ad affilare i coltelli, guardano la popolazione del villaggio, tra risate e scherno. Una scena inquietante. Così come quella che abbiamo documentato accanto al villaggio di Um al Khair, dove un folto gruppo di una cinquantina di coloni si sono recati a pregare, proprio accanto al community center del villaggio. Si tratta della "preghiera del perdono" che i coloni hanno inscenato davanti ai palestinesi armati tutti di mitra M15, con le pistole nella cintura dei pantaloni. Terminata la preghiera i coloni hanno sfilato davanti ai palestinesi tenendo in una mano le armi e nell'altra i passeggini dove portavano i loro figli.

Il filo della violenza: dalle colonie ai politici

Ma cosa lega questo mondo dei coloni folle e violento con i politici israeliani? Esiste un filo diretto che lega le violenze che avvengono nei villaggi palestinesi direttamente con la Knesset e con i leader di governo? A spiegarcelo è Issa Amro, leader di Youth Against Settlments, organizzazione del movimento non violento palestinese con base ad Hebron. "L'attuale governo israeliano nell'ultima legge di bilancio ha stanziato 7 miliardi di shekel per le colonie, 300 milioni di shekel sono stati dati agli avamposti, che sono illegali anche per la legge israeliana. Quindi l'attuale governo israeliano sta supportando e finanziando i coloni e sta coprendo i loro crimini. Li stanno finanziando direttamente c'è un collegamento diretto tra il primo ministro Netanyahu, il Ministro delle Finanze Smotrich, quello della Sicurezza, Ben Gvir, ed i gruppi terroristici dei coloni che attaccano i villaggi palestinesi. Gli stanno dando una mano per cacciare via i palestinesi, dal 7 ottobre 2023 sono 80 le comunità palestinesi che hanno abbandonato i loro villaggi, le loro case, a causa del terrorismo dei coloni sostenuto dal governo" spiega Amro. Tanti soldi, supporto politico, copertura dei crimini, ma anche un'azione amministrativa, come quella compiuta in merito all'abbattimento delle case palestinesi.

Bezalel Smotrich, Ministro delle Finanze di Israele
Bezalel Smotrich, Ministro delle Finanze di Israele

A incidere su questo piano delle demolizioni è in particolare una Ong, Regavim. "E' una organizzazione di coloni, ed uno dei suoi fondatori è Smotrich – spiega Sami Hureini – loro filmano continuamente le case nei villaggi palestinesi, ed hanno iniziato una campagna terroristica per chiederne gli abbattimenti. E li ottengono. Portano avanti le cause legali davanti alla corte di giustizia israeliana per ottenere gli abbattimenti, fanno pressione per ottenere sempre più abbattimenti". In un loro documento politico, Regavim rivendica il raddoppio delle demolizioni di case palestinesi tra il 2023 ed il 2024, passate da 300 a 600 in un solo anno. Uno stuolo di avvocati viene pagato da questa organizzazione per portare avanti le cause in tribunale ed arrivare alle demolizioni. Smotrich è il loro referente politico e sta tramutando in azione di governo le campagne portate avanti dall'organizzazione. "Smotrich ha minacciato apertamente tutta la popolazione civile della Cisgiordania, mentre avanzava il genocidio a Gaza ha minacciato di ridurre la Cisgiordania alle stesse sembianze di Gaza, e lo ha fatto pubblicamente. Quindi parliamo di una esplicita minaccia di genocidio contro chiunque osi opporsi, anche pacificamente, a questa opera di depalestinizzazione" sottolinea Luigi Daniele.

Smotrich, Ben Gvir ed il network del terrore

Così come Smotrich ha un collegamento diretto con quello che succede ai civili palestinesi, attraverso l'azione di Regavim, anche l'altro socio di maggioranza del governo Netanyahu, Itamar Ben Gvir, leader di "Potere Ebraico", ha un collegamento diretto con le violenze che avvengono contro i palestinesi. I suoi video negli ultimi mesi sono arrivati anche sui media europei. Minaccia di morte i prigionieri palestinesi, si presenta con delle spille a forma di cappio alla Knesset per approvare la legge per l'introduzione della pena capitale solo per i palestinesi, si fa riprende mentre insulta e umilia gli attivisti della Global Sumud Flottilla incarcerati. I suoi show di odio e propaganda di morte non restano solo nei video, ma si trasformano in azioni concrete alimentate anche da relazioni solide e stabili con il mondo dei coloni violenti. L'organizzazione da lui fondata, Lehava (in ebraico "fiamma" ndr) è stata colpita da sanzioni internazionali dell'Unione Europea per violazione dei diritti umani.

Uno dei cofondatori di questa organizzazione, e tra i più stretti collaboratori di Ben Gvir, è Brauch Marzel, colpito da sanzioni dell'Unione Europea per violazione dei diritti umani, in precedenza colpito anche da sanzioni Usa, emesse dall'amministrazione Biden e cancellate da quella di Donald Trump. "Marzel vive accanto a casa mia, qui ad Hebron" ci spiega Issa Amro, più volte finito personalmente nel mirino dell'esponente politico. "Marzel ha incitato più volte i coloni ad arrestarmi, a picchiarmi, c'è lui dietro ogni attacco alla mia casa. I coloni hanno rubato i miei serbatoi di acqua, i mie alberi di limoni, i miei ulivi, hanno distrutto le telecamere di sorveglianza, le pareti della mia casa, mi hanno lanciato pietre. Almeno 2-3 volte a settimana Marzel incita alla violenza contro di me, e contro gli altri palestinesi che vivono qui. Lui è il fondatore del movimento di Ben Gvir. Proprio Ben Gvir ha distribuito 300 mila armi ai coloni, per uccidere i palestinesi, per ferirli e terrorizzarli".

Brauch Marzel, uno dei più stretti collaboratori di Itamar Ben Gvir
Brauch Marzel, uno dei più stretti collaboratori di Itamar Ben Gvir

Un altro collegamento tra la politica ed i coloni violenti è Bentzi Gopstein, anche lui colpito da sanzioni dell'Unione Europea, per violazione dei diritti umani, ed anche lui graziato da Trump che ha revocato le sanzioni Usa emesse da Biden. Anche lui è tra i fondatori di Lehava, ed oggi gravita nell'orbita di "Potere Ebraico" ed è tra le figure più vicine a Ben Gvir. Le azioni per cui Marzel e Gopstein sono stati colpiti da sanzioni, sono proprio gli attacchi contro la popolazione civile palestinese. "Gopstein è un leader dell'estrema destra israeliana – ci spiega Guy un attivista israeliano – lui è un estremista crede nella purezza del popolo ebraico, è contrario a qualsiasi matrimonio o contatto tra ebrei e non ebrei. Molti miei amici attivisti sono stati attaccati e picchiati da lui. Ben Gvir e Gopstein sono ottimi amici, lavorano insieme. Il governo Netanyahu dipende da questi estremisti, come Gopstein, Ben Gvir, Smotrich, sono loro i leader al potere. Possiamo dire che non hanno la maggioranza, ma hanno un'enorme influenza perché il governo dipende da loro. Se non facessero tutto quello che chiedono, il governo collasserebbe". Ed è questa la cima della rete di terrore e violenze che parte dagli insediamenti illegali ed arriva fino al primo ministro israeliano. Un filo nero fatto di assalti, omicidi, ferimenti, azioni terroristiche, il volto della politica israeliana in questo momento storico è questo. Non ci sono "casi isolati", non ci sono "estremismi" che si muovono fuori dal contesto "istituzionale", ma c'è un filo diretto che lega tutto in maniera chiara e palese.

Bentzi Gopstein, colpito da sanzioni dell’Unione Europea per violazione dei diritti umani
Bentzi Gopstein, colpito da sanzioni dell’Unione Europea per violazione dei diritti umani

"Nel governo israeliano più sei estremo, più vuoi vedere scorrere il sangue dei palestinesi, tanto più sei il preferito, puoi fare tutto, puoi fare il Ministro, l'importante è che tu ami uccidere i palestinesi" commenta Sami Hureini. Gli esponenti del governo, a differenza di ciò che desidererebbero, non possono però sfuggire al diritto internazionale, almeno fino a quando su questo pianeta esisterà ancora. Smotrich e Ben Gvir, come vi abbiamo mostrato, hanno delle responsabilità dirette su ciò che avviene ai palestinesi, ed i loro movimenti politici sono la casa delle fazioni più violente e folli della società israeliana. Come è possibile che non ci sia nessuna conseguenza davanti a questi comportamenti? "Le sanzioni internazionali sono un obbligo degli Stati terzi, nei confronti dell'esecutivo che abilita, rivendica e coadiuva quei crimini, le sanzioni internazionali non sono solo un'opera a protezione dei palestinesi, ma le chiedono le stesse forze più sensibili della società israeliana per sottrarre Israele a questa spirale di guerra, di violenza perenne e strutturale a cui queste politiche la condannano" ci spiega Daniele. Come ci dice Guy: "Solo teoricamente è Netanyahu che controlla il governo, ma chi decide cosa succede sul campo sono loro, specialmente a Gaza ed in Cisgiordania. Sono Smotrich e Ben Gvir il vero potere".

La resistenza palestinese: "Noi difendiamo la democrazia e la giustizia"

La portata della violenza quotidiana nei confronti dei palestinesi è difficile da spiegare con le parole, per questo le immagini che documentano la violazione costante dei diritti umani, sono probabilmente più efficaci. Tutto questo si sta sviluppando nonostante il fantomatico piano di pace presentato ad ottobre da Donald Trump alla Knesset. Un cessate il fuoco a Gaza che è stato già violato centinaia di volta dall'IDF, provocando nuovi morti e nuovi feriti, ed un futuro per la Striscia dove i palestinesi non avranno alcun ruolo nel governo del proprio territorio. Ma soprattutto quel sedicente accordo di pace tiene completamente fuori la Cisgiordania, la parte più grande del territorio palestinese occupata, su cui evidentemente le mire del governo israeliano supportato da Trump e dai governi di destra europei, pianificano direttamente l'annessione.

"Uno dei motivi per cui è una frode semantica parlare di accordi di pace, rispetto a questo cessate il fuoco, è proprio perché cala un'ombra di silenzio sulla Cisgiordania – spiega il giurista Luigi Daniele – all'ombra di questa oscurità vengono perpetrate le peggiori nefandezze possibili, nei confronti della popolazione civile palestinese, e si aggrava una situazione che va avanti da decenni. Pensando alle azioni dei coloni in Cisgiordania, vediamo una valanga di crimini di guerra e crimini contro l'umanità, andiamo dalle violenze alle lesioni personali, fino al murare i pozzi d'acqua e sradicare gli ulivi, il ferimento grave di palestinesi impegnati in attività semplicemente legate alle propria sussistenza, come la coltivazione, il pascolo della mandrie, quindi una gamma di crimini finalizzata a rendere impossibile la vita della popolazione civile palestinese sulla propria terra".

Un tratto del muro di separazione della Cisgiordania a Betlemme
Un tratto del muro di separazione della Cisgiordania a Betlemme

Eppure nonostante un assedio quotidiano, i palestinesi continuano a resistere, restando sulla propria terra e chiedendo al mondo di non voltarsi dall'altra parte. "Il genocidio è a Gaza, a Gerusalemme, a Betlemme, a Jenin, a Tulkarem, è ovunque – ci dice Munther Amira – si stanno attaccando Gaza, ma i loro occhi sono qui, su quest'area. Noi non saremo prigionieri, saremo liberi e combatteremo fino alla fine, è questa la nostra decisione". Gli fa eco Issa Amro: "Tutti i palestinesi del mondo, sono qui, con noi, e non rinunceremo mai ai nostri diritti. Non accetteremo mai di coesistere con l'occupazione, non accetteremo mai di lasciare le nostre terre, di nuovo e diventare rifugiati, non lo ripeteremo, resteremo qui ancora, sulla nostra terra, combatteremo pacificamente per ottenere i nostri diritti secondo il diritto internazionale, e non succederà mai che un giorno ce ne andremo. Quando tutto il mondo tratterà Marzel, Gopstein, Smotrich e Ben Gvir come criminali di guerra, allora israeliani e palestinesi avranno la pace". Una battaglia che raccoglie ancora oggi la solidarietà in tutto il mondo. Perché quello che si sta consumando in Palestina, non è solo una questione che riguarda i palestinesi, ma è una dimensione di vita, un modello di società, che umilia i diritti di tutti, e se si afferma in quell'angolo di mondo, può succedere ovunque. "Vogliamo salvare dei valori molto importanti – commenta Munther Amira – libertà, democrazia, pace, giustizia, sono questi i valori per cui stiamo combattendo e questi valori Israele vuole cancellarli dai dizionari del mondo. Questi sono i palestinesi".

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