Gaza, strage della fame: Israele apre il fuoco sui civili in fila per il cibo, “almeno 38 morti”

Nelle ultime ore, la Striscia di Gaza è stata nuovamente teatro di violenza. Secondo quanto riferito dal ministero della Salute di Gaza, almeno 38 palestinesi sono stati uccisi nei pressi di centri di distribuzione di aiuti alimentari. I fatti risalgono al 16 giugno 2025, quando centinaia di civili si sono radunati attorno ai punti di raccolta gestiti dalla Gaza Humanitarian Foundation (GHF) — un'organizzazione sostenuta da Stati Uniti e Israele — per cercare cibo per le proprie famiglie. In quel contesto, l’esercito israeliano avrebbe aperto il fuoco per "contenere la folla", causando un numero elevato di vittime.
I bilanci, forniti da diverse fonti, sono discordanti ma tragici. L'agenzia Associated Press conferma 38 morti, mentre Reuters riporta almeno 40 vittime. Secondo la Protezione civile di Gaza, sotto il controllo di Hamas, almeno 20 persone sono state uccise a sud della Striscia mentre si dirigevano verso un punto di soccorso a Rafah. Il portavoce Mahmud Bassal ha dichiarato all’AFP che i colpi sparati dalle forze israeliane nei pressi della rotonda di Al-Alam hanno provocato oltre 200 feriti, molti dei quali trasferiti all’ospedale da campo della Croce Rossa e successivamente al Nasser Hospital di Khan Yunis.
Nel frattempo, fonti mediche dell'ospedale al-Awda, nel centro di Gaza, hanno confermato ad Al Jazeera che almeno tre civili sono stati uccisi e decine sono rimasti feriti mentre cercavano disperatamente di raggiungere uno dei centri GHF vicino al corridoio di Netzarim. Episodi simili si sono verificati anche nel sud della Striscia, dove altre 10 persone hanno perso la vita e più di 50 sono rimaste ferite. Molti feriti sono stati trasportati all’ospedale della Croce Rossa di Rafah.
Secondo un corrispondente di Al Jazeera da Deir el-Balah, l’esercito israeliano non avrebbe lanciato alcun avvertimento prima di aprire il fuoco, aggravando ulteriormente il bilancio di civili colpiti. La situazione è precipitata anche in altre aree: raid aerei israeliani hanno colpito la parte meridionale della Striscia, provocando almeno 12 morti, mentre altri sette palestinesi sono stati uccisi a Beit Lahiya, nel nord, e otto nel campo profughi di Nuseirat, nel centro di Gaza.
Secondo fonti mediche e giornalistiche, solo nella giornata precedente erano stati uccisi almeno 79 palestinesi, segno di una spirale di violenza in continuo peggioramento, soprattutto attorno ai siti umanitari, che da punti di salvezza stanno progressivamente diventando luoghi di morte.
Nel contesto di questo bagno di sangue, si inserisce anche la crescente tensione regionale tra Israele e Iran. Secondo Musa Abu Marzouk, vice capo dell’ufficio politico di Hamas, l’escalation con Teheran potrebbe influenzare direttamente la situazione a Gaza, con possibili ripercussioni sull’intensità delle operazioni militari israeliane. “Se verranno mobilitate grandi forze contro l’Iran, ciò potrebbe spingere Israele a concedere un cessate il fuoco temporaneo nella Striscia”, ha dichiarato. Tuttavia, ha precisato che un’eventuale tregua non significherebbe necessariamente una fine duratura delle ostilità.