Francia, Primo Maggio di scontri, 406 poliziotti feriti. Il governo: “Teppisti arrivati per uccidere”
All'indomani del Primo Maggio più combattivo degli ultimi anni il Ministero degli Interni francese Gérald Darmanin ha tracciato un bilancio delle proteste che ieri hanno visto scendere in strada almeno 800mila persone in tutto il Paese, soprattutto a Parigi, Nantes e Lione, per contestare la riforma delle pensioni del governo. Intervistato da BFMTV, Darmanin ha spiegato che 406 poliziotti e gendarmi sono rimasti feriti, 259 dei quali nella capitale. Una cifra ben superiore rispetto a quella annunciata ieri sera, che riferiva di 108 feriti.
L'agente ustionato al volto è "ancora ricoverato ma la sua vita non è in pericolo", ha riferito il ministro dell'Interno, aggiungendo che "sebbene la stragrande maggioranza dei manifestanti fossero ovviamente pacifici, la polizia ha dovuto affrontare teppisti estremamente violenti venuti con un unico obiettivo: uccidere agenti e attaccare le proprietà altrui".
Per questa ragione, ha continuato il Ministro, 540 persone sono state arrestate, 305 delle quali a Parigi. “Nonostante questa immane violenza, la polizia è rimasta calma. Dobbiamo dotarci di sanzioni penali più severe contro chi attacca la polizia". Gérald Darmanin ha criticato l'opposizione di sinistra e il suo "silenzio" di fronte agli attacchi alla polizia. Queste violenze – ha detto il ministro – "non hanno niente a che fare con la riforma delle pensioni, inoltre alcuni agenti sono contrari a questa legge. Perché l'intera classe politica non condanna questa violenza?". Il ministro dell'Interno ha preso di mira in particolare Jean-Luc Mélenchon, leader di France Insoumise. Il suo "silenzio lo rende complice".
Mentre si contano ancora i danni causati dagli scontri i sindacati francesi continuano a definire la giornata di ieri storica, perché per la prima volta dal 2009 le manifestazioni sono state unitarie: il no all'innalzamento dell'età pensionabile da 62 a 64 anni voluto da Macron ha ricompattato le organizzazioni dei lavoratori, che hanno promesso non smetteranno di indire scioperi e proteste fino a quando la riforma non verrò definitivamente cancellata e archiviata.