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Francia, esplode il caso Nègre: 243 donne drogate con potente diuretico ai colloqui di lavoro al Ministero

Duecentoquarantatré donne accusano l’ex funzionario del Ministero della Cultura francese Christian Nègre di averle drogate con un potente diuretico durante colloqui di lavoro.
A cura di Davide Falcioni
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Quando nel 2015 la manager di marketing Sylvie Delezenne ricevette su LinkedIn un messaggio da un responsabile delle risorse umane del ministero della Cultura francese, pensò che la sua carriera stesse finalmente prendendo la direzione sognata da anni. L’invito a un colloquio a Parigi sembrava un’occasione irripetibile. Invece, avrebbe segnato l’inizio di una vicenda che oggi coinvolge 243 donne, tutte riunite in un’unica enorme inchiesta su quello che la giustizia francese definisce "sottomissione chimica".

Secondo le indagini, per quasi un decennio Christian Nègre, alto funzionario del ministero, avrebbe attirato candidate a colloqui individuali durante i quali offriva loro acqua, caffè o tè miscelati con un diuretico potente e illegale. Una volta assunta la sostanza, la vittima veniva invitata a proseguire il colloquio all’esterno: passeggiate prolungate lungo la Senna, attorno ai giardini delle Tuileries o nelle vicinanze del Louvre, rigorosamente lontano da bagni accessibili. Un copione ripetuto decine e decine di volte, secondo le testimonianze.

Molte donne hanno raccontato agli inquirenti di aver avvertito un bisogno urgente e crescente di urinare, accompagnato da tremori, sudorazione improvvisa, battito accelerato e un malessere sempre più evidente. Alcune non hanno fatto in tempo a raggiungere un bagno; altre, devastate dalla vergogna, hanno urinato in pubblico. L’impatto psicologico è stato profondo: molte hanno raccontato di aver interiorizzato l’episodio come un fallimento personale, senza sospettare per anni di essere state drogate.

La vicenda è emersa solo nel 2018 in modo del tutto casuale, dopo che un collega aveva denunciato Nègre per aver tentato di fotografare le gambe di una dirigente. Da quel momento, la polizia ha scoperto una pennetta Usb con un file denominato "Expérience P", contenente nomi, date, sostanze somministrate e addirittura annotazioni su reazioni fisiche delle donne. La scoperta ha aperto la porta a un’indagine di dimensioni eccezionali.

Le testimonianze delle vittime

Delezenne, che all’epoca aveva 35 anni, ha raccontato al Guardian l'esperienza vissuta durante un colloquio di lavoro. Dopo aver attivato personalmente la macchina del caffè, vide Nègre prendere la tazza, allontanarsi con una scusa, poi tornare e porgerle la bevanda. Le propose subito una passeggiata verso i monumenti. Durante lunghe ore di colloquio itinerante, il malessere divenne insostenibile. Fu costretta a urinare accovacciata vicino a un tunnel lungo la Senna, mentre l’uomo si avvicinava per "proteggerla" con la giacca. Tornata a casa, le gambe erano gonfie, i piedi sanguinanti e una sete anomala la spingeva a bere litri d’acqua. Per anni ha creduto di aver rovinato da sola un'ottima opportunità di lavoro.

Altre storie seguono lo stesso schema. Anaïs de Vos, 28 anni al momento del colloquio nel 2011, racconta di aver accettato un caffè per cortesia. Durante la passeggiata che seguì, sentì un bisogno urgente di urinare. Chiese di tornare indietro, ma Nègre la condusse invece verso la riva del fiume, indicandole addirittura un’area nascosta sotto un ponte come soluzione. Quando finalmente trovò un bagno in un bar, non riuscì a trattenerla fino in fondo. Più tardi, sul treno del ritorno, temeva di perdere i sensi.

Émilie – nome di fantasia – era un’artista affermata in cerca di un nuovo incarico quando, nel 2017, fu contattata via LinkedIn. Nègre le offrì del tè nel suo ufficio di Strasburgo e la portò poi in una passeggiata di due ore tra il fiume e la cattedrale. Come molte altre, riferisce un malessere crescente e la totale assenza di bagni nelle vicinanze, nonostante la presenza – scoperta dopo – di servizi privati accanto all’ufficio dell’uomo.

Molte delle donne coinvolte hanno ricevuto diagnosi di disturbo post-traumatico. Per alcune, l’episodio ha inciso sulle scelte di vita: c’è chi ha smesso di cercare lavoro, chi non riesce più ad avvicinarsi a Parigi, chi ha cambiato paese.

Le indagini della magistratura francese

Nègre è stato rimosso dal ministero nel 2019 e formalmente indagato per somministrazione di sostanze nocive, violenza, aggressione sessuale, possesso di psicotropi e violazione della privacy. Nonostante ciò, ha continuato a lavorare nel settore privato. La sua avvocata, Vanessa Stein, ha scelto di non commentare.

La giustizia, intanto, procede con lentezza estrema. A sei anni dall’apertura dell’inchiesta, molte vittime non sono state ascoltate dai magistrati. I giudici hanno avviato solo un ciclo di colloqui psicologici per documentare il trauma, mentre il fascicolo rimane aperto e la chiusura non è prevista prima del 2026.

Gli avvocati parlano di "vittimizzazione secondaria", accusando il sistema giudiziario di rallentare ulteriormente il percorso di guarigione delle donne. Il caso si inserisce in un contesto più ampio: negli ultimi anni la Francia si è confrontata sempre più spesso con episodi di "soumission chimique", come dimostrato dal noto processo Pelicot, durato mesi e diventato un punto di svolta nazionale sul tema delle droghe utilizzate per abusare di persone vulnerabili.

Sebbene il ministero della Cultura non sia stato giudicato direttamente responsabile in sede civile, alcune vittime hanno ottenuto risarcimenti dallo Stato. Il sindacato CGT Culture ha denunciato un problema strutturale: secondo i rappresentanti, era noto da tempo che Nègre assumesse comportamenti inappropriati, come fotografare di nascosto le gambe delle colleghe durante le riunioni. Eppure nessuna misura era stata adottata.

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