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Fanno pipì nel brodo al ristorante e filmano tutto: due 17enni condannati ad un maxi risarcimento

Lo scorso febbraio due 17enni hanno urinato in un pentolone di brodo di una nota catena di hot pot, Haidilao, a Shanghai, pubblicando il video online. Oggi il tribunale li condanna a 2,2 milioni di yuan per danni reputazionali e operativi. A pagare saranno i loro genitori.
A cura di Biagio Chiariello
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Lo scorso febbraio due ragazzini di 17 anni sono finiti nei guai non per qualche marachella scolastica, ma per una bravata da record: a Shanghai, in una delle filiali della celebre catena Haidilao, tempio dell’hotpot cinese, hanno deciso di alzarsi dal tavolo e… fare pipì nel pentolone di brodo, il cuore pulsante di quella tipologia di ristorante. Ubriachi e convinti di aver compiuto l’impresa del secolo, hanno immortalato la scena e l’hanno pubblicata sui social come fosse un trofeo da esibire.

Il video, inutile dirlo, è diventato virale in un lampo, tra disgustati commenti e ondate di indignazione. E anche se non ci sono prove che qualcuno abbia davvero assaggiato quella zuppa “speciale”, la catena non ha voluto correre rischi: ha rimborsato totalmente i pasti e riconosciuto un indennizzo dieci volte superiore al prezzo a oltre 4.000 clienti che avevano cenato nei giorni successivi. Una mossa che, se da un lato ha salvato la reputazione del marchio, dall’altro ha aperto una voragine nei bilanci.

E così la faccenda finisce in tribunale. Venerdì 12 settembre un giudice di Shanghai mette nero su bianco la sentenza: i due adolescenti hanno compiuto un “atto di insulto” che ha danneggiato in modo grave la reputazione dell’azienda, scatenando disagi e diffidenza nel pubblico. Il conto finale è pesantissimo: 2,2 milioni di yuan, pari a circa 284 mila euro. Dentro ci sono 2 milioni per le perdite operative e d’immagine, 130.000 per stoviglie e sanificazioni e altri 70.000 per le spese legali.

Il colpo di scena riguarda la responsabilità: non potendo i minorenni pagare una cifra del genere, il tribunale stabilisce che tocca ai genitori tirare fuori i soldi, rei di non aver “adempiuto al dovere di vigilanza”. Una mazzata legale che trasforma una bravata notturna in una lezione da manuale: la prossima volta forse controlleranno meglio dove finiscono i figli quando escono la sera.

Da parte sua, Haidilao ha mostrato il pugno di ferro. Ha sostituito ogni attrezzatura, ha disinfettato il locale da cima a fondo e ribadisce la sua immagine di catena attenta e inflessibile. Fondata nel Sichuan e ormai presente con oltre mille ristoranti in tutto il mondo, l’azienda è famosa tanto per la qualità dei piatti quanto per i piccoli extra che coccolano i clienti: dalle manicure offerte mentre si aspetta il tavolo alle caramelle per i bambini. Stavolta, però, più che di servizio “da re” si parla di un brodo trasformato in incubo social.

Il giudice ha chiarito infine un dettaglio importante: i maxi-rimborsi distribuiti dalla catena ai clienti sono stati una scelta autonoma e non possono ricadere sugli imputati. Ma resta il dato di fatto: per qualche minuto di goliardia adolescenziale, due famiglie cinesi si ritrovano ora a dover fronteggiare un risarcimento milionario. Una vicenda che, tra ironia amara e lezioni severe, entrerà senza dubbio nei manuali di “cose da non fare in un ristorante”.

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