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Elezioni Australia, i risultati: trionfano i laburisti spinti dall’effetto Trump, conservatori sconfitti

Alle elezioni in Australia hanno vinto i liberali, che potranno governare senza formare coalizioni. Anthony Albanese sarà premier per il secondo mandato di fila, cosa che non accadeva nel Paese dal 2004. Ad aiutare i laburisti è stata anche la scelta del candidato dei Liberali e Nazionali, Peter Dutton, di avvicinarsi allo stile di Donald Trump negli scorsi mesi.
A cura di Luca Pons
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Al centro il premier australiano Anthony Albanese, a sinistra la compagna Jodie Haydon e a destra il figlio Nathan
Al centro il premier australiano Anthony Albanese, a sinistra la compagna Jodie Haydon e a destra il figlio Nathan

Alle elezioni parlamentari in Australia ha vinto il Partito laburista, la forza di centrosinistra guidata dal premier uscente Anthony Albanese (il cui padre, italiano, era originario di Barletta, anche se l'australiano ha potuto conoscerlo solo nel 2011, tre anni prima che morisse). Albanese potrà restare in carica per il secondo mandato consecutivo: era dal 2004 che un premier non ci riusciva in Australia. È uscita sconfitta la Coalizione, alleanza di centrodestra composta principalmente dai Liberali e Nazionali: il suo candidato premier, Peter Dutton, che negli scorsi mesi aveva avvicinato il suo stile comunicativo a quello di Donald Trump, non è nemmeno riuscito a difendere il suo seggio.

Dato che i laburisti hanno superato abbondantemente la soglia minima di 76 seggi alla Camera per avere la maggioranza, potranno governare senza bisogno di formare alleanze. A differenza di quanto avvenuto alle ultime elezioni nel 2022, questa volta i laburisti hanno sconfitto la Coalizione ampiamente anche per numero di voti ricevuti, e non solo per quantità di seggi vinti. I diciotto milioni di elettori australiani erano chiamati a rinnovare tutti i 150 seggi della Camera e anche 40 seggi al Senato, dove l'assegnazione dipende dai risultati nei singoli Stati.

La sconfitta dei Liberali e Nazionali, guidati da Peter Dutton, è sembrata in un certo modo legata al cosiddetto "effetto Trump", come già avvenuto in Canada pochi giorni fa. La Coalizione del centrodestra era favorita circa due mesi fa, all'inizio della campagna elettorale. Alla fine però Albanese e i laburisti hanno vinto nonostante il sostegno popolare per il governo in carica non fosse molto alto, e in più Dutton è stato sconfitto da un laburista nel proprio collegio e ha perso il posto alla Camera. Anche il portavoce dei Liberali, parlando con l'emittente nazionale Abc, aveva ammesso prima del voto che l'influenza di Trump era stata negativa: "È stato devastante in Canada per i conservatori", e "penso sia stato un fattore anche qui", aveva detto prima del voto.

La campagna elettorale di Dutton è stata ampiamente criticata anche mentre era in corso. Il 54enne era un parlamentare dal 2001, e in passato nei governi conservatori dal 2013 al 2022 era stato più volte ministro. Dopo la sconfitta alle urne nel 2022 i Liberali lo avevano scelto come guida del partito, e già dalla fine del 2023 i sondaggi lo davano in testa contro i laburisti di Albanese.

Tuttavia, Dutton ha pagato il prezzo della vicinanza a Trump.  Non solo i dazi, ma più in generale l'incertezza internazionale causata dal tycoon l'hanno reso una figura negativa a cui essere associato, per gli australiani. Naturalmente hanno contato anche moltissime questioni di politica interna, ma l'influenza del presidente Usa si è fatta sentire.

Dutton ha evitato di menzionare direttamente Trump durante la campagna, ma numerosi membri della sua Coalizione l'hanno fatto, riprendendo gli slogan dello statunitense. Peraltro anche il candidato premier aveva fatto la stessa cosa, nelle settimane precedenti: prima aveva annunciato l'intenzione di creare un'entità di governo dedicata a tagliare gli sprechi (come il "Doge" di Elon Musk), poi si era scagliato contro la cultura "woke" e le iniziative per la diversità.

"Oggi il popolo australiano ha votato per i valori australiani", ha affermato Albanese nel suo discorso della vittoria. "Per l'equità, le aspirazioni e le opportunità per tutti. Per avere la forza di mostrare coraggio nelle avversità, e gentilezza verso chi è nel bisogno". Il premier non ha mancato di attaccare l'ispirazione ‘trumpiana' del suo avversario: "Noi non abbiamo bisogno di pregare, o di prendere in prestito, o di copiare da nessun'altra parte. Non cerchiamo ispirazione oltreoceano", ha concluso, aggiungendo la promessa di "governare per tutti gli australiani".

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