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Doppia beffa per l’Ema: l’agenzia dovrà pagare l’affitto anche a Londra fino al 2039

L’Alta corte di giustizia inglese ha condannato l’Agenzia europea del farmaco (Ema) a versare alla società immobiliare Canary Wharf Group, l’intero ammontare del contratto di locazione dell’attuale sede londinese dell’Agenzia, circa 574 milioni di euro. Il contratto di locazione scadrebbe nel 2039.
A cura di Annalisa Cangemi
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L'Agenzia europea dei medicinali (Ema) ha perso la sua battaglia legale presso l'Alta Corte britannica per cancellare il contratto di affitto della propria sede londinese, mentre è in corso il suo trasloco ad Amsterdam, dove si è spostata già da gennaio, per effetto della Brexit. La cifra totale che l'agenzia dovrà corrispondere alla società Canary Wharf Group si aggira attorno ai 574 milioni di euro (500 milioni di sterline), oltre all'affitto che dovrà già pagare nella città olandese per la sede provvisoria, lo Spark building, dal momento che il Vivaldi building non sarà pronta fino al prossimo autunno. L'affitto annuo che l'Ema ha pagato fino ad ora alla società Canary Wharf è di 13 milioni di euro all’anno.

Il giudice della Corte suprema inglese ha però confermato che l'Ema potrà subaffittare o assegnare i locali di 30 Churchill Place, con il consenso della società proprietaria. Come ha spiegato il sito del ‘Guardian', Ema aveva chiesto di rescindere il contratto di affitto dell'edificio proprio in virtù di un evento imprevisto come quello del trasferimento ad Amsterdam, che impedirebbe di rispettare le condizioni fissate nel contratto di locazione, in base al principio del "frustration of contract".

Ma Canary Wharf Group, il gruppo immobiliare londinese, ha portato l'Ema in tribunale per obbligarla a rispettare il contratto, che dura fino al 2039. Secondo il giudice Smith, così come avevano chiesto i legali della società, la Brexit non costituisce un evento tale da impedire l'adempimento delle condizioni contrattuali: la Brexit sarebbe un evento del tutto prevedibile, e lo dimostra l'esistenza stessa dell'articolo 50 del trattato sull'Unione europea, che stabilisce che ogni Stato membro può decidere di ritirarsi dall'Ue.

"L'Ema rimane obbligata ad adempiere ai propri obblighi nell'ambito del leasing", ha affermato pertanto il giudice. La sentenza potrebbe fermare un'ondata di richieste di cancellazioni di leasing da parte di banche e altre società, costrette a spostare alcune o tutte le operazioni verso uno Stato membro dell'Ue. "Il giudice ha stabilito che la Brexit non costituisce un evento di frustrazione del contratto di locazione dell'Ema e questo risultato sarà una buona notizia nel mercato immobiliare e legale, portando una maggiore certezza sull'impatto della Brexit sui contratti", ha dettoil legale Ben Hatton, che rappresenta Canary Wharf Group. L'Ema da parte sua ha affermato che ci vorrà del tempo per studiare le implicazioni di questa decisione.

Il direttore esecutivo dell'Agenzia Guido Rasi ha commentato così la situazione all'AdnKronos: "Certamente faremo tutto ciò che è nelle nostre possibilità per chiudere questa questione a livello commerciale, attraverso un locatario che subaffitti la sede di Londra". Ci sarebbero anche già alcune realtà interessate a subaffittare la sede al n. 30 di Churchill Place. Ma in caso questo non avvenisse, c'è già chi ipotizza debba valere il detto ‘chi rompe paga', e quindi, in questo caso, il Regno Unito dovrebbe sobbarcarsi questi costi. "Stiamo chiaramente studiando tutte le possibili conseguenze – ha detto ancora Rasi – ma bisogna ricordare che in tutto questo processo l'Ema è la vittima: c'è stata una nazione che è uscita dall'Unione europea e, ribadisco, una legge che ha deciso che noi dovevamo lasciare Londra. Noi, comunque tenteremo tutto ciò che in nostro potere per una soluzione nell'ambito degli strumenti legali che abbiamo a disposizione".

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