Debiti Pa, l’Ue apre procedura di infrazione contro l’Italia: troppi ritardi

La Commissione europea ha aperto oggi una procedura di infrazione contro l'Italia perché non sta applicando la direttiva Ue sul ritardo dei pagamenti da parte della pubblica amministrazione in modo corretto. In pratica Bruxelles contesta all’Italia che le imprese non vengono pagate a 30-60 giorni, come previsto, ma i ritardi arrivano sino a 210 giorni. In particolare secondo i dati in possesso della Commissione, frutto di numerose denunce, la Pa italiana impiega in media 170 giorni per pagare le imprese che forniscono loro beni e servizi e 210 giorni per i lavori pubblici. L’Ue contesta all’Italia anche il fatto che la Pa in alcuni casi applica tassi d'interesse per i pagamenti in mora che sono inferiori a quelli previsti dalla direttiva Ue, mentre in altri casi ritarda i rapporti sull'avanzamento dei lavori in modo da ritardare anche il pagamento alle imprese. L’UE per questo motivo ha inviato al governo una lettera di messa in mora per chiedere chiarimenti, primo passo della procedura d'infrazione.
I pagamenti della Pa e il Governo italiano
Il governo italiano ora ha due mesi di tempo per rispondere alle accuse della Commissione, se però le informazioni fornite non saranno ritenute sufficienti la Commissione, constatando a quel punto la violazione delle norme Ue, invierà un parere motivato. La procedura è stata decisa su proposta del vice presidente della Commissione Ue, l'italiano Antonio Tajani. Un elemento che ha scatenato la reazione del Governo italiano. Il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, giudica “la procedura incomprensibile perché se c’è una cosa che è stata fatta è una decisa spinta proprio ai pagamenti delle pa" anche riferendosi alle recenti misure dell'Esecutivo. “È una grave strumentalizzazione dell'Europa e un atto di irresponsabilità contro l'Italia” ha commentato invece la procedura il sottosegretario alla presidenza del consiglio, Sandro Gozi, riferendosi esplicitamente a Tajani. Il neo europarlamentare di FI da parte sua si difende sottolineando che “non è una questione di governo ma di gente che perde il lavoro, l'obiettivo non è sanzionare l'Italia ma far sì che l'Italia paghi i debiti alle imprese che altrimenti chiudono”, aggiungendo che “le misure del decreto legge per la riforma della Pa in via di conversione in Parlamento sono già state valutate e sono insufficienti a rispondere alle contestazioni della lettera di messa in mora di Bruxelles sul ritardo dei pagamenti”.