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Crisi nel Mar Rosso

Crisi nel Mar Rosso: l’esperto spiega le conseguenze degli attacchi Houthi e il ruolo che avrà l’Italia

L’ambasciatore Stefano Stefanini, senior advisor dell’Ispi, ex consigliere diplomatico del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ed ex rappresentante dell’Italia alla Nato, ha commentato a Fanpage.it i recenti attacchi Usa e britannici contro obiettivi Houthi in Yemen. L’esperto ha anche parlato delle conseguenze della crisi del Mar Rosso e del ruolo dell’Italia: “Assumeremo il comando della missione Ue ‘Aspides’. Si tratta di una missione difensiva”, ha spiegato.
Intervista a Stefano Stefanini
Senior advisor dell'Ispi e ambasciatore, ex consigliere diplomatico del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ed ex rappresentante dell'Italia alla Nato
A cura di Eleonora Panseri
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"Gli Houthi continuano gli attacchi alla navigazione commerciale nel Mar Rosso, quindi gli Stati Uniti, i britannici e gli altri Paesi che continueranno a rispondere colpendoli finché non cesseranno di attaccare le navi o fino a che non riusciranno a compromettere la capacità offensiva degli Houthi, ammesso che ci riescano".

L'ambasciatore Stefano Stefanini, senior advisor dell'Ispi, ex consigliere diplomatico del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ed ex rappresentante dell'Italia alla Nato, commenta così i recenti attacchi di Stati Uniti e Regno Unito contro obiettivi Houthi in Yemen. Dopo aver colpito 85 target di miliziani filo iraniani in Iraq e Siria, nella notte tra sabato 3 e domenica 4 febbraio è toccato a target dei ribelli yemeniti, sostenuti a loro volta da Teheran.

Stefano Stefanini
Stefano Stefanini

Ambasciatore, gli Houthi si sono schierati a favore della causa palestinese. È solo questo il motivo dietro gli attacchi nel Mar Rosso?

Bisognerebbe essere nella testa degli Houthi per capirlo, anche se non c'è dubbio che da parte loro e di tutto il mondo musulmano ci sia una forte simpatia per la causa palestinese. Inizialmente, infatti, gli Houthi avevano detto che avrebbero attaccato navi israeliane, o comunque coinvolte nei commerci con Israele. In realtà, poi hanno colpito qualsiasi nave passasse per il Mar Rosso.

Essendo gli Houthi una delle milizie filo-iraniane che hanno sostenuto la campagna di attacchi contro basi americane o contro presenze occidentali nella regione, c'è un che di pretestuoso nell'accampare la causa palestinese come unica ragione alla base degli attacchi. Il motivo reale è da ricercare nella campagna che l'Iran ha condotto contro Israele dopo il 7 ottobre, seppur non direttamente ma tramite tutte le milizie legate.

In questa situazione, qual è il ruolo dell'Iran?

L'Iran ha il ruolo di tirare il sasso nello stagno e nascondere la mano dietro la schiena. Non c'è dubbio che gli Houthi, così come altre milizie pro-Iran, agiscano spesso di testa loro. Hanno dimostrato, in circa 5 anni di guerra civile prima e contro l'Arabia Saudita poi, di avere una propria capacità offensiva, resilienza e sicuramente una certa autonomia. Ma resta il fatto che, se dall'Iran non gli arrivassero armi abbastanza sofisticate, gli Houthi non potrebbero fare quello che fanno.

Oltre ai tre militari americani morti nell'attacco avvenuto qualche giorno fa in una base in Giordania, già in precedenza due incursori americani erano morti annegati in un'azione che intercettava un dhow (tipica imbarcazione araba, ndr) iraniano che portava armi agli Houthi.

A giorni l'Italia assumerà il comando tattico della missione europea ‘Aspides' nel Mar Rosso. Che cosa significa?

Da quello che mi sembra di capire, noi dovremmo assumere il comando in teatro, mentre quello centrale sarà in Grecia. Comunque, sì, assumeremo il comando della missione Ue ‘Aspides'. Sarà una missione difensiva: non faremo attacchi come quelli statunitensi e britannici, ci limiteremo a difenderci.

Ora, a seconda delle regole d'ingaggio questa difesa potrebbe essere semplicemente passiva, quindi un tentativo di abbattere i missili o droni diretti alle navi, o anche attiva, e questo significherà colpire direttamente le basi da cui potrebbero arrivare gli attacchi. Si tratta comunque di una missione appunto difensiva di un principio internazionale che è la libertà di navigazione.

Mohamed Ali al-Houti, uno dei leader degli Houthi, in un'intervista ha rivolto minacce contro l'Italia "se parteciperà all’aggressione contro lo Yemen". Dobbiamo preoccuparci?

Qualsiasi minaccia di questi tempi non è certo da prendere alla leggera. Ma, pur essendo gli Houthi un potere piuttosto forte nel loro territorio, in Yemen, dove hanno tenuto duro durante la guerra civile e controllano quasi la metà del Paese, non ci risulta che abbiano una presenza in occidente e in Europa. Che altri gruppi simpatizzanti per gli Houthi possano colpirci a causa di Aspides, purtroppo è una possibilità da tener conto, ma sono convinto che i nostri servizi su questo stiano lavorando attentamente.

Si tratta sicuramente di una minaccia da non prendere sotto gamba, ma non deve distoglierci da un'azione che è legata alla protezione della navigazione attraverso il Canale di Suez che per l'Italia e per i nostri interessi è fondamentale. E ogni settimana, ogni mese che passerà ci renderemo conto di più dei danni che sta creando.

Quali sono le recenti conseguenze degli attacchi Houthi? 

Il traffico attraverso il Canale è sceso drasticamente a quasi il 10% rispetto a quello normale. Dato che attraverso Suez passa circa il 40% dell'import-export italiano e visto che le navi sono ora costrette a fare il giro del capo di Buona Speranza, ciò significa che le assicurazioni sono aumentate e triplicati i noli marittimi. Quindi, il problema influisce sui ritardi delle catene di valore, nei rifornimenti e sull'inflazione.

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