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Covid, la Nuova Zelanda respinge giornalista incinta: “Costretta ad affidarmi ai Talebani”

Charlotte Bellis, giornalista neozelandese, è stata respinta dal suo Paese d’origine in virtù delle severissime regole anti Covid imposte dal Governo. Potrebbe partorire in Afghanistan.
A cura di Davide Falcioni
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Respinta dalla Nuova Zelanda, trova accoglienza nell'Afghanistan amministrato dai talebani. Ha dell'incredibile la storia dalla giornalista neozelandese Charlotte Bellis, che nei giorni scorsi ha raccontato di essere stata rifiutata dal suo Paese d'origine, dove aveva chiesto di poter partorire, a causa delle rigidissime limitazioni imposte dal governo ai viaggi per limitare i contagi Covid. Nota a livello internazionale per essere tra le prime ad aver intervistato i leader talebani dopo la loro conquista del potere, Bellis ha scoperto di essere incinta mentre si trovava in Afghanistan e una delle prima cose che ha fatto è stata quella di chiedere di poter tornare in Nuova Zelanda; nonostante le 59 richieste, il visto d’emergenza le è stato negato per una serie di "tecnicismi, confusione e clausole", come ha raccontato la stessa Bellis a Rnz. La donna e il suo compagno si sono quindi trasferiti in Belgio, Paese natale di lui, ma non hanno potuto rimanervi a lungo non essendo lei residente. Bellis è stata così costretta a tornare in Afghanistan, unico altro Paese dove lei e il suo compagno hanno vissuto e per il quale detengono il visto, come ha scritto sul New Zealand Herald. "Se quando sei incinta e non sposata essere ospitata dai talebani ti sembra un rifugio sicuro, vuol dire che sei messa male…", ha detto.

La vicenda di Charlotte Bellis ha messo in cattiva luce il governo neozelandese che, alla fine, è corso ai ripari ed ha spiegato cosa sarebbe accaduto alla giornalista. "Ho capito che voleva tornare e so che i funzionari l'hanno contattata per ulteriori informazioni poco dopo aver esaminato la sua domanda. I criteri di assegnazione di emergenza includono l'obbligo di recarsi in Nuova Zelanda entro 14 giorni. La signora Bellis ha detto che non intendeva viaggiare fino alla fine di febbraio ed è stata incoraggiata dai funzionari a considerare di accelerare i suoi piani", ha affermato il ministro neozelandese Chris Hipkins che si occupa dell'emergenza Covid-19. "So anche che le è stata offerta assistenza consolare neozelandese due volte da quando è tornata in Afghanistan all'inizio di dicembre", ha aggiunto il ministro, spiegando che "i criteri di assegnazione di emergenza soddisfano un'ampia gamma di scenari che possono includere specificamente la gravidanza se la donna è all'estero e non può ottenere le cure necessarie dove si trova".

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