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Costretta dalla famiglia alla detransizione, 23enne trans si uccide: “Sono stanca, spero il mondo migliori”

Eden Knight, 23enne transessuale originaria dell’Arabia Saudita, viveva negli Stati Uniti, prima di essere contattata da alcuni “faccendieri” ingaggiati dai suoi stessi genitori, che l’hanno gradualmente allontanata dai suoi amici, costringerla prima interrompere la terapia ormonale alla quale si stava sottoponendo, poi a tornare nel suo Paese, dove i trans sono duramente discriminati.
A cura di Biagio Chiariello
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"Se stai leggendo questo messaggio, mi sono già uccisa". È il testo dell'ultimo tweet di Eden Knight, una giovane donna transessuale, originaria dell'Arabia Saudita ma residente negli Stati Uniti, dove aveva vissuto fino allo scorso anno, prima di essere costretta dai suoi familiari a tornare nel suo Paese per essere sottoposto ad un processo di detransizione.

Il post, apparentemente programmato in anticipo lunedì mattina, affermava che i suoi genitori avevano assunto "faccendieri" americani e un avvocato saudita a Washington DC per riportarla nel regno autoritario, dove le persone trans subiscono gravi discriminazioni. Ha continuato spiegando di essere stata costretta a tornare in Arabia Saudita e poi le è stato negato l'accesso ai farmaci ormonali che stava assumendo. Un altro tweet di un account appartenente alla sua famiglia, ieri, ha annunciato la morte di "un giovane" con lo stesso nome legale della Knight.

Gli amici di Eden hanno detto di non vederla online da quasi due giorni, qualcosa di "molto insolito per lei". Bailee Daws, 27 anni, una sua cara amica, ha dichiarato a The Independent: “Non ho dubbi che sia morta. È orribile da dire, ma non è qualcosa di speculativo a questo punto."

Eden Knight, 23 anni, aveva frequentato un liceo americano nei sobborghi di Washington DC e poi una scuola internazionale a Riyadh, prima di studiare informatica alla George Mason University, in Virginia. Secondo quanto riferito, aveva vinto una borsa di studio internazionale che si è esaurita prima che potesse laurearsi, causando la scadenza del suo visto.

A causa della sessualità era "estremamente terrorizzata" all'idea di essere rimpatriata in Arabia Saudita e sperava di chiedere asilo negli Stati Uniti, ha detto l'amica Bailee.

Eden aveva iniziato la terapia ormonale sostitutiva nel 2022. Da allora la sua salute mentale "era migliorata" ed era diventata molto attiva nei circoli LGBT + e di sinistra, oltre che sui social media americani.

Ad agosto  la 23enne sarebbe stata contattata da due "americani" che si sono offerti di risolvere i suoi disaccordi con i suoi genitori, descritti nel suo messaggio finale come "musulmani rigorosamente conservatori". Secondo il messaggio pubblicato da Eden, i faccendieri l'hanno presentata a un avvocato saudita che le ha fornito "cibo e riparo", facendo pressioni su di lei affinché interrompesse la terapia ormonale sostitutiva e vivesse "come un uomo".

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Ha scritto: "A un certo punto, ho capito che dipendevo interamente da loro e che se fossi scappata, avrebbero potuto facilmente trovarmi: non avendo un visto, sarei stata subito deportata in Arabia Saudita. Ho inconsciamente rinunciato, ero troppo stanca".

Così è tornata nel Paese musulmano dove ha affermato che i suoi genitori perquisivano regolarmente i suoi averi e dispositivi elettronici definendola un "fallimento" e un "abominio"; ha cercato di continuare la terapia ormonale sostitutiva, nascondendo i medicinali, ma è stata scoperta due volte.

Il post si chiude così: "Volevo essere una guida per persone come me, ma non era previsto che accadesse tutto ciò. Spero che il mondo migliori per noi. Spero che la nostra gente invecchi. Spero che riusciremo a vedere i nostri figli crescere per combattere per noi, spero per i diritti trans in tutto il mondo.

Arrivederci."

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