Cos’è l’articolo 4 della Nato invocato da Tusk dopo l’abbattimento dei droni russi in Polonia

Nella notte tra martedì 9 e mercoledì 10 settembre i cieli dell'Europa orientale hanno conosciuto un nuovo livello di tensione. Alcuni droni russi, lanciati durante un attacco contro l'Ucraina occidentale, hanno infatti violato lo spazio aereo polacco. Varsavia ha risposto con le proprie batterie antiaeree e, per la prima volta dall'inizio della guerra in Ucraina, un Paese della Nato ha abbattuto obiettivi di provenienza russa sul proprio territorio. L'episodio non è rimasto confinato al piano militare: questa mattina, infatti, il premier Donald Tusk ha annunciato che la Polonia chiederà formalmente l'attivazione dell'articolo 4 del Trattato Nord Atlantico, un meccanismo che prevede la consultazione immediata tra gli alleati ogni volta che uno Stato ritenga minacciata la propria integrità territoriale o la sua sicurezza; la decisione, presa di concerto con il presidente Karol Nawrocki, è stata comunicata al parlamento polacco e notificata al segretario generale della Nato, Mark Rutte.
La richiesta polacca ha avuto un effetto immediato: a Bruxelles, infatti, l Consiglio Atlantico, che si riunisce ogni mercoledì in formato ordinario, si è convocato in via straordinaria proprio sotto l'articolo 4, su esplicita richiesta di Varsavia; lo confermano fonti diplomatiche dell'Alleanza, che sottolineano la rilevanza politica della decisione. È la prima volta dall'inizio dell'invasione russa del'’Ucraina che i rappresentanti permanenti dei Paesi Nato si riuniscono formalmente in questo quadro.
Cosa dice l'articolo 4 della Nato
L’articolo 4 del Trattato Nord Atlantico stabilisce il principio di consultazione tra i Paesi membri in caso di minaccia alla sicurezza di uno di essi. Il testo recita: «Le Parti si consulteranno ogni volta che, nell’opinione di una di esse, l’integrità territoriale, l’indipendenza politica o la sicurezza di una delle Parti fosse minacciata».
Cosa significa invocare l'articolo 4
Il ricorso all'articolo 4 non implica una risposta militare automatica; è una procedura che mira a mettere attorno a un tavolo i governi dei Paesi membri per valutare insieme la portata della minaccia e le possibili contromisure. È già stato usato in passato, ad esempio dalla Turchia durante le crisi ai suoi confini. Ma il fatto che oggi sia la Polonia a invocarlo, dopo aver subito un'incursione diretta, ha un peso politico diverso: segna un salto di qualità nella guerra che si combatte ormai da oltre tre anni alle porte dell'Unione europea. Diverso è il caso dell'articolo 5, la clausola di difesa collettiva, considerata il cuore del patto atlantico, che stabilisce che un attacco armato contro uno Stato membro deve essere considerato come un attacco contro tutti. In quel caso, ciascun Paese è chiamato a contribuire con "le azioni che ritiene necessarie", comprese quelle militari. Nella storia della Nato è stato invocato una sola volta: dopo gli attentati dell'11 settembre 2001 negli Stati Uniti.
Varsavia in prima linea
La posizione geografica rende la Polonia un anello cruciale nella catena di difesa dell'Alleanza. Con oltre 500 chilometri di confine diretto con l'Ucraina e appena cinquanta dalla Bielorussia, Varsavia si trova infatti a ridosso del fronte più instabile d'Europa; non è la prima volta che droni o missili russi finiscono in territorio polacco, ma mai prima d'ora il governo aveva parlato così apertamente di "attacco diretto" e mai era stata attivata la procedura di consultazione Nato. Tusk, tornato alla guida del Paese in un momento di forte polarizzazione interna, sa che la sicurezza nazionale è oggi il terreno più delicato. La convocazione d'urgenza del consiglio dei ministri della Difesa e della Sicurezza, insieme alla chiusura temporanea dello spazio aereo, segnala insomma la volontà di non sottovalutare l'accaduto e di coinvolgere immediatamente gli alleati occidentali.
Un passaggio delicato nei rapporti con Mosca
La reazione della Nato ora sarà dunque decisiva. Se l'articolo 4 porterà a nuove misure di deterrenza lungo il confine orientale, Mosca potrebbe leggere la mossa polacca come un ulteriore segnale di escalation. Ma per Varsavia, e per molti governi europei, il vero rischio sarebbe apparire divisi o incerti.
La notte dei droni russi in Polonia segna quindi un punto di svolta. Non è ancora l'articolo 5, ma è la soglia che lo precede: un campanello d'allarme che rimette al centro la domanda che incombe da mesi su Bruxelles e Washington. Fin dove sono disposti a spingersi gli alleati pur di contenere l'aggressione russa?