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Cosa sono i passaporti d’oro e perché l’Unione europea vuole abolirli per russi e bielorussi

No ai passaporti d’oro, lo chiedono sia il Parlamento che la Commissione Ue, spingendo paesi come Malta, Bulgaria e Cipro a non concedere troppo facilmente documenti europei.
A cura di Giacomo Andreoli
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No ai passaporti d'oro. Prima è stato il Parlamento europeo a chiederlo, per tutti. Ora la Commissione europea, che vuole che non siano concessi più in particolare a russi e bielorussi. Ma di cosa si tratta? In alcuni paesi dell'Unione viene concessa la cittadinanza del Paese oppure un permesso di soggiorno in cambio di investimenti nella stessa nazione. Entrambe le concessioni permettono il possesso del passaporto. Si tratta di Malta, Bulgaria e Cipro. Un fenomeno limitato a Stati minori, quindi? Niente affatto, perché il passaporto o la cittadinanza che vengono concessi valgono per tutta l'Unione europea, conferendo diritti per l'intero Vecchio Continente.

Secondo la Commissione e il Parlamento europeo tutto ciò va abolito perché alcuni cittadini russi e bielorussi che "sostengono la guerra in Ucraina" potrebbero aver ottenuto la cittadinanza in Europa e quindi il diritto di muoversi liberamente nell'Unione secondo il trattato di Schengen. In particolare, poi, i commissari chiedono a tutti i Paesi membri di valutare se revocare o meno la cittadinanza, i permessi di soggiorno e il passaporto concessi per vari motivi a quei cittadini russi sanzionati per il conflitto in corso, soprattutto gli oligarchi.

Quanto costa ottenere un passaporto d'oro in Europa

I livelli di investimento necessari per ottenere passaporti, permessi di soggiorno e cittadinanze "d'oro" vanno da un minimo di 60mila euro a un massimo di 1.250.000 euro. Al momento hanno avuto la residenza o la cittadinanza nei Paesi dell'Unione europea tramite questi schemi oltre 130mila persone, con un investimento totale che è stato stimato in circa 21,4 miliardi di euro dal 2011 al 2019.

Parlamento Ue: "Passaporto d'oro solo a investitori legittimi

La Commissione europea, d'altronde, è da tempo preoccupata per questi schemi di concessione di cittadinanza e passaporto in cambio di soldi. Nell'ottobre del 2020 ha infatti avviato due procedure di infrazione contro Cipro e Malta e invitato la Bulgaria a chiarire. Una posizione forte, poi, è stata presa appunto dal Parlamento all'inizio di questo mese. La plenaria ha infatti votato a maggioranza una proposta della liberale olandese Sophia in ‘t Veld, che puntava ad abolire tutti questi schemi legislativi.

"L'asticella indicante ciò che conta a livello di investimento– aveva spiegato l'eurodeputata- è rimasta bassa per troppo tempo. La residenza nell'UE dovrebbe essere concessa solo a persone che stanno investendo nell'economia reale e di cui ci si può fidare come investitori legittimi, senza precedenti penali". Nella sua relazione queste modalità di concessione di cittadinanza vengono definite “imprevedibili dal punto di vista etico, giuridico ed economico”.

Tutto ciò è stato amplificato dalla situazione in Ucraina. Già lo scorso 25 febbraio la presidente del Parlamento Roberta Metsola aveva spiegato che: "per lungo tempo il Cremlino ha pensato di potersi comprare l'ingresso in Europa. È tempo di chiudere ogni scappatoia e di porre fine al pericoloso fenomeno dei cosiddetti passaporti d'oro che forniscono accesso alla cittadinanza europea dalla porta sul retro. Per garantire che il denaro russo non diventi il ​​​​prossimo gas russo".

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