Condannato ingiustamente a 25 anni: confessione estorta dalla polizia con le torture

Sono passati più di 25 anni da quando la polizia ha torturato fino a indurre Shawl Whirl a confessare un omicidio che non aveva commesso. Ieri il 46enne afroamericano è uscito dal carcere, rilasciato dopo che ad agosto una corte d'appello dell'Illinois ha annullato le accuse nei suoi confronti. Lo ha riferito il Chicago Tribune. L'uomo era stato accusato nel 1990, quando aveva 20 anni, di aver colpito a morte un tassista. In quel periodo il dipartimento di polizia di Chicago era guidato da Jon Burge, il commissario accusato nel 2010 di ostruzione alla giustizia e di falsa testimonianza, in un'inchiesta legata alle sue pratiche di tortura: secondo le accuse, avrebbe torturato 192 persone, per lo più uomini di colore, durante tra il 1970, il 1980 e primi anni 1990.
Dopo il suo arresto, Whirl ha sempre affermato di essere è stato sottoposto ad insulti razzisti, schiaffeggiato e pestato. Un detective lo avrebbe addirittura seviziato utilizzando un mazzo di chiavi fino a fargli confessare una colpa che non era la sua. Alla fine Whirl si era visto costretto ad ammettere il crimine anche per evitare la pena di morte. Nel 1991 è stato condannato a 60 anni di prigione, ma nel corso degli anni, sono aumentate a dismisura le denunce nei confronti di Burge e dei suoi discutibili metodi di tortura. Ciò ha permesso di mettere in discussione anche la confessione di Whirl. “E’ una giornata bellissima per uscire di prigione” ha detto ieri il suo avvocato Tara Thompson. "E una di quelle giornate che ispira la speranza” ha aggiunto in merito alla felice conclusione della vicenda.