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Complotto per uccidere il marito e simulare un suicidio: moglie e amante condannati a 19 anni in UK

Moglie e amante condannati a 19 anni per aver pianificato l’omicidio del marito e simularne il suicidio. Il piano è fallito grazie alla reazione della vittima.
A cura di Davide Falcioni
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Una relazione clandestina trasformata in un piano di morte, smascherato solo grazie alla resistenza della vittima. È questa la vicenda che ha portato alla condanna a 19 anni di carcere per Michelle Mills e il suo amante Geraint Berry, riconosciuti colpevoli di aver complottato per uccidere il marito di lei, Christopher Mills, e far passare l’omicidio per un suicidio.

La sentenza è arrivata al termine di un processo celebrato alla Swansea Crown Court, che ha ricostruito nei dettagli un progetto tanto articolato quanto maldestro. L’aggressione risale al 20 settembre dello scorso anno, quando due uomini mascherati e armati hanno fatto irruzione in una casa mobile a Cenarth, nel Ceredigion. Nonostante la violenza subita, Christopher Mills è riuscito a reagire e a mettere in fuga gli assalitori.

Poco dopo, la moglie aveva chiamato i soccorsi sostenendo di non conoscere gli aggressori. Ma le indagini hanno rapidamente smontato quella versione. Un elicottero della polizia ha individuato Berry e un terzo uomo, Steven Thomas, nascosti nella vegetazione poco distante. Nei loro zaini gli agenti hanno trovato maschere antigas e una lettera di suicidio falsa, redatta al computer e attribuita alla vittima.

Gli investigatori hanno quindi scoperto il legame diretto tra l’aggressione e Michelle Mills, residente nel Carmarthenshire. Le analisi dei dispositivi digitali hanno rivelato una relazione segreta con Berry, ex Royal Marine, durata circa tre mesi e accompagnata da conversazioni esplicite su come eliminare il marito. Tra le ipotesi prese in considerazione: sonniferi, soffocamento durante il sonno, avvelenamento con antigelo. Berry si era spinto persino a informarsi su come provocare l’esplosione dell’auto della vittima.

Secondo la ricostruzione della polizia, l’idea finale prevedeva l’uso del gas per simulare un suicidio. Le maschere antigas avrebbero protetto gli aggressori mentre Christopher Mills sarebbe morto soffocato. Un piano che, come ha sottolineato in aula il detective ispettore Sam Gregory, non aveva nulla di intimidatorio: «Quegli oggetti non servivano a spaventare, ma a costruire una messinscena».

In tribunale è emerso anche il ruolo attivo di Michelle Mills, che avrebbe incoraggiato il compagno e alimentato il suo rancore verso il marito. Il giudice Nicklin KC ha parlato di totale assenza di rimorso e di un unico obiettivo: non farsi scoprire. Rivolgendosi a Berry, ha riconosciuto l’incompetenza del piano ma ne ha chiarito l’essenza: l’intenzione era uccidere.

Il giudice ha invece riservato parole di elogio alla vittima, definendo "straordinari" il coraggio e la determinazione con cui è riuscita a salvarsi. Steven Thomas, assolto dall’accusa di cospirazione per omicidio ma condannato per un reato legato alle armi, ha ricevuto una pena di 12 mesi, già scontata in custodia cautelare.

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