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Chiudono i casinò di Atlantic City: 6mila lavoratori rischiano il posto

Una delle capitali del gioco d’azzardo vive una crisi nera: chiudono i casinò, ma a soffrire è tutto l’indotto e 6mila persone rischiano di rimanere senza lavoro.
A cura di D. F.
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Anche i ricchi piangono. Ad Atlantic City, infatti, il settore dei casinò sta vivendo una crisi apparentemente irreversibile. I locali da gioco chiudono uno dietro l'altro e per i vecchi nostalgici non restano che poche possibilità. Domani chiuderà i battenti il Revel, edificio di 47 anni, poi sarà la volta di Showboat e Trump Plaza. Qualche mese fa è stata la volta dell'Atlantic Club Casino Hotel (800 stanze). Come sempre accade, però, la crisi di un settore specifico si ripercuote inevitabilmente sull'indotto, così i lavoratori che rischiano seriamente di rimanere a piedi sono ben 6mila. 

In realtà la chiusura dei casinò racconta la fine di un sogno: quello di diventare ricchi affidandosi a molta fortuna e un po' di scaltrezza tra i tavoli da gioco. La storia di Atlantic City è legata allo sviluppo dei casinò: il primo nacque nel 1978, mentre il vero boom ci fu negli anni '80, quando la città diventò una delle mete più visitate d'America. Gran parte del suo fascino Atlantic City la deve però al periodo del proibizionismo, quando divenne una delle "capitali" del malaffare, tra contrabbando di alcol, belle donne, corruzione e musica jazz. Di fatto, per anni la città si è sviluppata sul filo sottilissimo che separa legalità a illegalità, puntando tutto o quasi sul gioco d'azzardo. Una decisione che oggi il Wall Street Journal boccia decisamente, spiegando come alla lunga la città avrebbe pagato la concorrenza di casinò in stati vicini come Pennsylvania e Delaware. 

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