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Guerra in Ucraina

Chi è Elvira Nabiullina, la cassiera di Putin che può salvare la Russia o farla fallire

La figura di Elvira Sachipzadovna Nabiullina: è all’interno della stretta cerchia di persone stimate e ascoltate al Cremlino ma contesta la decisione di invadere l’Ucraina.
A cura di Fulvio Scaglione
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Elvira Nabiullina
Elvira Nabiullina
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A Mosca corre voce che lei voglia dimettersi e che Vladimir Putin non glielo permetta. E si può ben capirlo. Perché in queste settimane in cui si parla solo di generali e missili, bisognerebbe fare molta più attenzione alle mosse di una piccola signora con grandi occhiali, quasi sempre vestita di nero, nata a Ufa (in Bashkiria) 58 anni fa nella famiglia di origini tatare di un camionista e di un’operaia, che di nome fa Elvira Sachipzadovna Nabiullina e di mestiere la governatrice della Banca Centrale di Russia.

La seconda donna in quel posto nella storia del Paese, l’unica nei Paesi del G8 nel 2013, quando fu nominata. Laureata in Economia a Mosca a 23 anni, a 34 era già vice-ministro allo Sviluppo Economico e del Commercio. Restò un anno, poi se ne andò a lavorare nel settore bancario. Tornò negli stessi uffici da ministro nel 2007, carica occupata per cinque anni. Nel 2012 Putin la volle accanto a sé al Cremlino come prima consigliera per i temi economici e l’anno dopo la mandò, appunto, alla Banca Centrale.

La Nabiullina ha sposato un celebre economista, Jaroslav Kuzminov, che era suo professore all’Università, e ha un figlio, Vasily, economista. Le piace l’economia, insomma. Ma non è il prototipo del grigio banchiere fanatico dei numeri. Parla inglese e francese ed è una grande lettrice di poesia. Sono inoltre famose le spille che indossa in ogni occasione pubblica, diventate oggetto di studio per gli analisti e gli operatori di Borsa. È convinzione diffusa (lei si è ben guardata dallo smentire) che i suoi innumerevoli bijoux mandino segnali sulle prossime mosse della Banca Centrale. Tipo: spilla con un falco? Stretta sui tassi d’interesse. Una specie di onda azzurra? Ribasso dei tassi e via libera al credito. E così via.

Perché bisogna tenerla d’occhio, ora che l’Ucraina è devastata, l’Europa è scossa dalla guerra e la Russia rischia di affondare sotto le cannonate economiche chiamate sanzioni? Per almeno due ragioni. La prima è che Nabiullina, assai stimata anche in Occidente (è stata eletta due volte banchiere centrale dell’anno, Forbes l’ha inserita più volte nella classifica delle cento donne più potenti del mondo), è annoverata tra coloro che, all’interno della stretta cerchia di persone stimate e ascoltate al Cremlino, contestano la folle decisione di invadere l’Ucraina.

Christine Lagarde ed Elvira Nabiullina
Christine Lagarde ed Elvira Nabiullina

È diventato celebre il video in cui, in una riunione al vertice del 28 febbraio, la Nabiullina ascolta Putin senza mai annuire o alzare lo sguardo dalle sue carte. Due giorni dopo, la stessa banchiera ha rivolto un irrituale appello pubblico ai russi, avvertendoli che tempi duri erano in arrivo e che solo la solidarietà li avrebbe aiutati a far fronte alle difficoltà. Non proprio un proclama di guerra.

La seconda e più vera ragione, però, è che Elvira Nabiullina è la “cassiera” di Putin, nel senso che tiene le mani sul tesoro che, forse, ha convinto lo stesso Putin che la sfida totale all’Occidente era possibile: quei 643 miliardi di dollari in valute forti e metalli pregiati accumulati, appunto, nei forzieri della Banca Centrale di Russia. È stata la stessa Nabiullina a raccoglierli, quei denari, in anni e anni di politica monetaria ben mirata: rublo basso per evitare un eccesso di costose importazioni, forti guadagni sulle esportazioni (soprattutto materie prime) pagate in valuta.

Ora molti l’accusano di essere stata parte importante nella costruzione di quella “fortezza Russia” tendente all’autarchia cui ora si affida Putin. Resta però il fatto che il primo titolo di “banchiere centrale dell’anno” le fu assegnato nel 2014 (e il secondo l’anno dopo), in Occidente, proprio per la reazione messa in campo dopo la riannessione russa della Crimea, quando arrivarono le sanzioni da Usa e Ue e il rublo perse metà del suo valore, mentre i prezzi di gas e petrolio (che da soli formano più del 50% degli incassi dello Stato russo) scivolavano verso il basso. Lei bruciò 70 miliardi di dollari per non far crollare del tutto il rublo, poi lasciò fluttuare il cambio adottando però un tasso d’interesse del 17,5%. E la Russia, pian piano, ricominciò a crescere.

Lavrov stringe la mano a Putin (sullo sfondo Elvira Nabiullina)
Lavrov stringe la mano a Putin (sullo sfondo Elvira Nabiullina)

Nessuno, in Russia, vorrebbe oggi essere al suo posto. Ma soprattutto nessuno potrebbe. Nessuno ha la sua esperienza. E persino quella potrebbe non bastare, perché l’attuale situazione è senza precedenti e il suo Paese in crisi come non mai. Per fare un esempio: la Nabiullina ha sempre detto che non avrebbe mai accettato misure statali di controllo dei capitali.

Ma Putin ha appena firmato i decreti che obbligano compagnie e individui a cambiare in rubli l’80% di eventuali guadagni in valuta estera, vietano di contrarre debiti in valuta estera e di esportare valuta. Provvedimenti da Stato di guerra, appunto, una situazione che la Nabiullina, che da un giorno all’altro ha portato il tasso d’interesse da 5 al 20%, non avrebbe mai pensato di dover affrontare.

In ogni caso, con le sanzioni che mordono e l’economia che barcolla, per Putin e per la Russia intera sarà decisivo il modo in cui la banchiera deciderà di usare la “cassa”. Lo sa anche lei che infatti, nelle ultime apparizioni pubbliche, ha portato solo maglioni neri. E senza spille.

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