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Caso Maddie McCann, Julia Wandelt in tribunale: “La polizia non vuole davvero trovarla. Forse io sono lei”

La donna polacca che si spaccia per Maddie McCann è apparsa oggi di fronte alla Corte di Leicester e ha ribadito di credere di essere la bambina scomparsa nel 2007. “La polizia non è interessata a trovarla”, ha detto, spiegando di aver contattato i genitori della piccola “solo per dire la verità” e capire chi sia davvero. La Wandelt deve rispondere di stalking.
A cura di Biagio Chiariello
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Alla Corte di Leicester, si è svolta oggi una nuova udienza del processo a Julia Wandelt, la giovane polacca finita al centro dell’attenzione internazionale per aver sostenuto di poter essere Madeleine McCann, la bambina britannica scomparsa nel 2007 durante una vacanza in Portogallo. L’imputata è accusata di stalking nei confronti dei genitori di Madeleine, Kate e Gerry McCann, ma in aula ha ribadito di non aver mai avuto intenzioni ostili: “Ho sempre difeso i McCann, anche oggi. Non ho mai voluto far loro del male. Loro cercano la loro figlia, io cerco i miei genitori”.

Durante la deposizione, Wandelt ha raccontato il percorso che l’ha condotta a mettere in discussione la propria identità. Fin dall’adolescenza – ha detto – aveva notato differenze fisiche con i genitori, l’assenza di fotografie dell’infanzia e il rifiuto della famiglia di mostrarle il certificato di nascita o di sottoporsi a un test del DNA. “Mi dicevano di non essere adottata, ma non volevano darmi alcuna prova”, ha spiegato.

Le sue incertezze sarebbero peggiorate dopo una vicenda traumatica: l’abuso subìto da un parente anziano, un uomo che – secondo il padre – “in passato aveva rapito qualcuno”. Da quel momento, la ragazza avrebbe iniziato a sospettare di essere stata rapita da bambina e avrebbe iniziato a cercare il proprio nome nei database internazionali delle persone scomparse.

Nel giugno del 2022, durante una degenza in ospedale, si sarebbe imbattuta per la prima volta nel nome di Madeleine McCann. “Non avevo mai sentito parlare di lei prima”, ha raccontato. Colpita da alcune somiglianze fisiche e dall’età compatibile, ha iniziato a contattare polizia, giornalisti, ambasciate, Interpol e gruppi di ricerca per scomparsi in diversi Paesi, cercando risposte. “Non volevo dare ai McCann false speranze. Prima volevo contattare ogni istituzione possibile”, ha dichiarato.

Il 24 giugno 2022, Wandelt ha scritto una mail all’Operazione Grange, il gruppo investigativo di Scotland Yard dedicato al caso McCann: “Penso di poter essere Madeleine. Ho un segno simile all’occhio e non ricordo nulla prima dei nove anni. I miei documenti potrebbero essere falsi”. Dopo essere stata contattata telefonicamente, un agente le avrebbe comunicato che la polizia non riteneva credibile la sua storia. “Non ho mai accettato quella risposta”, ha detto in aula. “Volevo solo la verità. Se avessero accettato di fare un test del DNA, mi sarei adeguata al risultato”.

Wandelt sostiene anche di aver tentato più volte di contattare direttamente Kate e Gerry McCann, arrivando persino a telefonare a un ospedale di Leicester per cercare di raggiungerli, “perché la polizia mi ignorava”. Un anno dopo, nel giugno 2023, ha inviato un messaggio a Gerry McCann: “Credo che meritino di sapere la verità. Ho compassione per loro”.

Pochi mesi più tardi, nel gennaio 2024, avrebbe scritto anche ad Amelie McCann, la sorella gemella di Madeleine, contattandola via Facebook. Nel messaggio, iniziava con: “Sono la ragazza diventata virale per aver detto di essere Madeleine McCann”. Raccontava di aver recuperato “ricordi” grazie a sedute di ipnosi e concludeva chiedendo: “Ti prego, credimi. Sei la mia unica speranza”, lasciandole il suo numero di telefono.

Nel corso dell’udienza, Wandelt ha accusato le forze dell’ordine di non aver mai preso sul serio la sua storia:

Se la polizia ha trattato il caso di Madeleine come ha trattato me, non mi stupisce che non l’abbiano trovata. Sono passati diciotto anni e credo che non siano più interessati a cercare la figlia di Kate e Gerry”.

La giovane ha anche raccontato di aver ricevuto odio e minacce online, al punto da venire a sapere che “qualcuno aveva messo una taglia sulla mia testa”. “Non so se fosse uno scherzo, ma ho avuto paura. Molti mi auguravano la morte”, ha aggiunto con voce ferma.

Il processo proseguirà nei prossimi giorni. Wandelt continua a dichiararsi innocente e ribadisce di essere mossa soltanto dal desiderio di “scoprire chi sono davvero”, una ricerca che – almeno per ora – resta senza risposta.

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