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Covid 19

Boom terze dosi in UK per un Natale tranquillo. Beatrice emigrata a Londra: “Qui fiducia nel vaccino”

Nel Regno Unito il 25% della popolazione ha attualmente ricevuto la terza dose di vaccino anti-Covid. Downing Street annuncia un Natale tranquillo.
A cura di Gabriella Mazzeo
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La strategia della Gran Bretagna contro il Covid, bollata come "avventata" dall'Europa, sembra aver iniziato a dare i suoi frutti. Nonostante la decisione di revocare tutte le restrizioni presa all'inizio dell'estate, la campagna vaccinale ha continuato ad ottenere grandi risultati. I numeri in aumento registrati durante i mesi estivi ora sembrano essere in calo: in Europa si parla di nuovi lockdown e quarta ondata mente l'Inghilterra si dichiara ottimista sul prossimo Natale. A rendere fiducioso il governo di Boris Johnson il grande successo della campagna vaccinale per le terze dosi: al momento sono interessate dal richiamo over 50 (alla scadenza dei sei mesi dalla seconda dose), categorie a rischio e ragazzi tra i 12 e i 16 anni. La Gran Bretagna è riuscita a raggiungere il 25% di persone immunizzate con terza dose. "Sono tantissimi i giovani nella fascia dai 20 ai 30 anni che si sono vaccinati – spiega a Fanpage.it Beatrice, giovane italiana residente a Londra -. I no-vax sono anche qui, ma il governo cerca di contrastarne l'azione con l'informazione e in generale la popolazione è molto più fiduciosa nei confronti del vaccino anti-Covid".

Ha completato il ciclo vaccinale?

Ho fatto le prime due dosi, sono in attesa di fare la terza. Attualmente, almeno a Londra, la somministrazione interessa le persone immunodepresse e tutti i soggetti ritenuti ad alto rischio. Stiamo procedendo spediti. Noi giovani e in salute stiamo aspettando la convocazione del Sistema Sanitario Nazionale. Per quanto mi riguarda avrò la terza dose tra sei mesi.

La Gran Bretagna ha rimosso già all'inizio dell'estate le restrizioni anti-Covid. Come vivete questo "ritorno alla normalità"?

Non sembra neppure un ritorno alla normalità, onestamente. Non abbiamo l'obbligo di mascherina né all'aperto né al chiuso, ma molte persone ormai sono abituate e la mantengono come dispositivo di protezione personale. Il sindaco di Londra ha chiesto alla popolazione di mantenere quest'abitudine almeno al chiuso. Sui mezzi pubblici, nei locali e in metropolitana sono tantissime le persone che tengono la mascherina. Poi c'è chi sceglie di non portarla perché non è obbligatorio, ma in generale ormai rientra nell'uso comune.

E invece il Green Pass? In Germania si torna a parlare di "modello 2G", in Italia è obbligatorio per accedere a luoghi di lavoro e di svago. 

Non è necessario. Non lo portiamo sempre con noi e non serve per accedere ai locali o in ufficio. Capita però che per l'organizzazione di particolari eventi sia richiesto. Non si può entrare al teatro senza, per esempio. Parliamo ovviamente di un ambiente in cui i biglietti sono già stati acquistati e c'è un numero massimo di posti da riempire. Sediamo al chiuso, quindi per poterlo fare dobbiamo essere vaccinati o guariti dalla malattia. In quel caso si assicurano semplicemente che le persone che hanno acquistato il biglietto siano effettivamente immuni e che il rischio di contagio sia basso.

La popolazione ha fiducia nel vaccino anti-Covid?

In linea di massima sì. Mi è capitato di vedere nella metropolitana londinese volantini di propaganda no-vax, ma sentiamo la loro influenza in maniera molto limitata. In Italia sono uno zoccolo duro che invece qui non c'è. Siamo tutti dell'opinione che in Italia la campagna vaccinale sia stata più forte e propagandata, eppure nonostante il gran numero di informazioni a riguardo gli scettici sembrano irrimediabilmente fermi sulle loro posizioni fino all'ostracismo. Credo sia un fenomeno molto triste questo. Il governo inglese cerca di fare quello che è stato fatto in Italia: informare, trasmettere consapevolezza. Quando andiamo a fare il vaccino ci viene fornito un opuscolo in cui abbiamo tutte le informazioni sul siero e le risposte ai dubbi più comuni. Sono pochissimi quelli che credono esista un "complotto". Soprattutto i più giovani si sono vaccinati con entusiasmo e senza grandi paure. Chi ha dubbi in linea di massima richiede le informazioni necessarie, non sono mai state le autorità a cercare di raggiungere le persone per convincerle a fare la cosa giusta. In questo l'Italia si è dimostrata molto forte, memore anche delle difficoltà della prima ondata che sono state incredibili per il Paese. Qui in Inghilterra per esempio non abbiamo mai dovuto pensare all'eventualità dell'obbligo vaccinale per tutti.

Resta alta l'attività di monitoraggio del virus tramite tamponi?

Assolutamente. Il Sistema Sanitario ci fornisce negli ospedali scatole contenenti 7 test antigenici gratuiti. Possiamo però procurarcele anche in farmacia. I test sono sempre gratuiti per renderli accessibili a tutti, restano a pagamento per chi deve viaggiare e per chi viene sottoposto all'isolamento

Cioè?

Chi entra in contatto con un positivo riceve un messaggio che lo informa del rischio Covid. A quel punto per attestare il tuo stato di salute devi pagare il tampone molecolare per poter ottenere poi il risultato ufficiale dall'ospedale direttamente a casa. Stessa cosa vale per chi deve viaggiare perché il risultato ufficiale ti serve per poter entrare negli altri Paesi. A parte in questi due casi però i test sono sempre gratuiti

Downing Street ha detto che questo sarà un "Natale tranquillo"

Sì, lo pensiamo tutti. Siamo anche meno preoccupati dalla crisi dei rifornimenti nei supermercati.

Nella tua esperienza, quanto pensi sia dovuta al Covid-19?

In questo momento poco: principalmente la crisi dei rifornimenti è a carico della Brexit. In percentuale direi che il 30% è attualmente causato dal virus e il 70% dalle problematiche dovute all'uscita dall'Unione Europea. A settembre capitava di vedere interi scaffali dei supermercati vuoti: una situazione che faceva davvero paura. Delle volte mancavano i beni di prima necessità. Sicuramente allora i numeri erano più alti e tante persone erano costrette all'isolamento dovuto alla malattia. Per questo motivo c'erano problemi a coprire i turni lavorativi e di conseguenza il personale della logistica già decimato dall'uscita dall'Unione Europea non riusciva a soddisfare il fabbisogno dei cittadini. Adesso la problematica Covid è passata in secondo piano. Lavoro in un'azienda che si occupa di arredamento e per la consegna dei prodotti fatti a mano indichiamo un tempo di attesa di circa quattro mesi. Ma questo è l'effetto Brexit ed è un'altra storia

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