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“Ancora troppa repressione” nella Giornata mondiale per i diritti umani

Ogni anno, il 10 dicembre, il mondo ricorda la proclamazione della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, avvenuta nel 1948. Ogni anno, in questa data, ricordiamo che in buona parte del pianeta i diritti umani non esistono.
A cura di Nadia Vitali
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Ogni anno, il 10 dicembre, il mondo ricorda la proclamazione della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, avvenuta nel 1948. Ogni anno, in questa data, ricordiamo che in buona parte del pianeta i diritti umani non esistono.

Quando il 10 dicembre di sessantatré anni fa le Nazioni Unite sottoscrissero un documento in cui si riconoscevano a ciascun individuo la libertà fin dalla nascita, uguale dignità e medesimi diritti, protagonista assoluta era la fiducia in un mondo migliore, dopo i terribili anni della II Guerra Mondiale appena trascorsi. Da allora ne sono passati di decenni e i progressi in questa direzione non sono stati uguali in ogni luogo.

Atroci violazioni di tali diritti continuano ad essere compiute, talvolta molto più vicino a noi di quanto si possa credere: basti pensare agli anni '90 ed ai terribili conflitti consumatisi nella ex Jugoslavia, a due passi dall'Italia. O alla repressione patita per anni dai paesi arabi che affacciano sul Mediterraneo, fino alle rivolte del 2011 che hanno, finalmente, spazzato via dispotici regimi, anche se, a fronte di questi successi, restano realtà come la Siria in cui la situazione è ancora gravissima. Oppure ricordare il dramma dei profughi del Sinai, dimenticati dai più e prigionieri del deserto, o il più lontano Uganda dove crimini contro l'umanità vengono commessi da oltre due decenni dall'Esercito di Resistenza del Signore. 

Eppure, qualche progresso in questo 2011 c'è stato e l'artefice principale di ciò è stato internet. Navy Pillay, Alto Commissario ONU per i diritti umani, ha riconosciuto l'indiscutibile valore dei social network «grazie ai quali i governi non possono più monopolizzare la diffusione dell'informazione e censurare» e che hanno portato ad un «inaspettato risveglio globale». Del medesimo parere il Segretario Generale dell'ONU: celebrando questo 63° anniversario guardando soprattutto alla Primavera Araba in Medio Oriente dove «i diritti umani sono diventati contagiosi», Ban Ki-Moon ha sottolineato come «i governi non possono soffocare il dibattito pubblico ed eventuali critiche bloccando l'accesso a internet e ai vari social media».

Sappiamo bene che continua a esserci troppa repressione nel mondo, troppa impunità e troppe persone per le quali i diritti umani non sono ancora divenuti realtà… Alla fine di un anno che è stato straordinario per i diritti umani, traiamo forza dagli obiettivi raggiunti finora: nuovi processi di democratizzazione sono stati avviati, sono stati fatti passi avanti sulla responsabilità per i crimini di guerra e contro l'umanità e si è raggiunta una nuova e maggiore consapevolezza dei diritti umani.

Le rivolte del Medio Oriente saranno, dunque, la spinta propulsiva per portare altre parti del mondo a sollevarsi contro l'ingiustizia? Oppure questa forza eversiva verrà soffocata da un nuovo regime dal volto diverso? Questi grandi dubbi accompagnano questa giornata; in cui è bene ricordare, con le parole di Ban Ki-Moon che «I diritti umani appartengono a ciascuno di noi senza eccezioni. Se non li conosciamo, se non pretendiamo che vengano rispettati e se non difendiamo il nostro diritto, e quello degli altri, ad esercitarli, rimarranno solo parole vuote in un documento scritto decine di anni fa».

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