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Ahmadreza Djalali, scaduti termini per la condanna a morte in Iran: l’appello della moglie all’Ue

Sono scaduti i termini per la condanna a morte di Ahmadreza Djalali, il ricercatore irano-svedese accusato da Teheran essere una spia israeliana e condannato a morte. Secondo la moglie, però, la sentenza non è stata eseguita.
A cura di Annalisa Girardi
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È scaduto ieri il termine che era stato fissato dalle autorità iraniane per eseguire la condanna a morte del ricercatore irano-svedese Ahmadreza Djalali, accusato di essere una spia israeliana e condannato nel 2017 per "corruzione sulla terra". Ma del resto l'esecuzione è stata annunciata e poi rimandata diverse volte, una vera e propria tortura psicologica per il ricercatore e la sua famiglia da ormai cinque anni. La sua storia è tristemente conosciuta: ha lavorato come ricercatore sia nel suo Paese, che in Svezia, in Belgio e anche in Italia, a Novara. È stato arrestato dall'intelligence iraniana mentre si trovava in Iran per dei seminari alle università di Teheran e Shiraz.

Quando è stato letto il verdetto in tribunale, però, ai suoi avvocati non è stata consegnata nemmeno una copia della sentenza. E in aula non sarebbe stata portata alcuna prova a favore della tesi per cui Djalali avesse lavorato come spia per Israele. Durante la prigionia gli sarebbero anche state estorte delle confessioni, che lui ha poi negato affermando di essere semplicemente un ricercatore e uno scienziato. Non solo, secondo Djalali sarebbe stato arrestato in quanto le stesse autorità iraniane lo contattarono affinché collaborasse con loro in attività di spionaggio nell'Unione europea, compito che lui ha rifiutato. Insomma, Teheran lo avrebbe arrestato perché non ha voluto utilizzare la sua rete di contatti e conoscenze con le istituzioni europee per raccogliere informazioni da riferire poi in Iran.

Vida Mehrannia, la moglie del ricercatore, ha lanciato un ultimo appello a Bruxelles. Intervistata dall'emittente tedesca ZDF ha detto: "Spero che l'Unione europea possa agire in maniera decisiva per portare a casa Ahmadreza. Non può lasciare che un uomo innocente venga ucciso in maniera disumana", ha detto. La condanna a morte, ha stabilito il tribunale, deve essere portata a termine per impiccagione. Visti i termini per eseguire la sentenza, scaduti ieri, Djalali avrebbe dovuto essere giustiziato ieri, sabato 21 maggio, ma secondo quanto riporta la moglie, così non è stato.

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