Conflitto Israele-Palestina e in Medio Oriente

A Gerusalemme Est demolito palazzo di 4 piani: “Ci hanno svegliato e hanno distrutto il nostro futuro”

A Gerusalemme Est le autorità israeliane hanno condotto la più grande demolizione dall’inizio dell’anno: una palazzina con 13 appartamenti in cui vivevano circa novanta palestinesi.
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Palestinesi guardano la demolizione della loro casa nel quartiere di Silwan, Gerusalemme est. Foto di Lidia Ginestra Giuffrida
Palestinesi guardano la demolizione della loro casa nel quartiere di Silwan, Gerusalemme est. Foto di Lidia Ginestra Giuffrida
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Sono seduti come di fronte ad uno schermo, a guardare in diretta la distruzione della loro casa, delle loro memorie, delle loro vite. È successo tutto stamattina, intorno alle 4, quando sono arrivati i militari israeliani nella casa di Muayad e di altre circa 90 persone. Siamo nel quartiere di Silwan, a Gerusalemme Est, ed è in corso la più grande demolizione israeliana dall’inizio dell’anno.

"Mi chiamo Muayad Burqan, ho 25 anni. Verso le 4:30 hanno sfondato la porta del nostro appartamento, dove vivevamo io, i miei genitori e i miei quattro fratelli. I militari israeliani sono entrati con un cane e lo hanno lasciato libero in casa; ha iniziato a saltarci addosso e ad aggredirci, così ci siamo svegliati. Ci hanno detto che dovevano abbattere la casa. Abbiamo provato a parlare con calma, ma presto sono nate delle tensioni perché i militari volevano entrare nella stanza di mia madre che era nuda e senza velo. Hanno aggredito mio fratello e lo hanno picchiato. Ci hanno dato solo due minuti per prendere le cose essenziali, ma non siamo riusciti a salvare nulla. Tutti i nostri mobili e le nostre cose sono rimaste dentro. La demolizione è iniziata alle 8:00 e continua tutt'ora”, racconta a Fanpage.it il giovane mentre alle sue spalle continua la violenta operazione delle ruspe.

Silwan è un quartiere di Gerusalemme Est, occupato da Israele illegalmente (secondo le Nazioni Unite) dal 1967. Qui le case dei palestinesi, per Israele, sorgerebbero su un’area in cui il re Davide avrebbe vissuto e governato: le case palestinesi devono quindi essere demolite per fare spazio a un nuovo parco archeologico. Ma gli ordini di demolizione rientrano in un più ampio piano di sviluppo urbano che prevede una rete di siti archeologici e parchi nazionali, promosso dal governo israeliano in collaborazione con alcune organizzazioni di coloni. Molte abitazioni vengono dichiarate abusive per giustificarne l’abbattimento, perché costruite senza permessi che ai palestinesi vengono quasi sempre negati, anche quando la terra è di loro proprietà.

Nonostante il 60% dei residenti a Gerusalemme est sia palestinese, negli ultimi trent’anni (dal 1991 fino al 2018) Israele ha concesso solo il 16% di permessi di costruzione. La casa di Muayad è stata demolita proprio per questo, perché considerata illegale.

la demolizione dell’edifico residenziale di Silwan, Gerusalemme est. Foto di Lidia Ginestra Giuffrida
la demolizione dell’edifico residenziale di Silwan, Gerusalemme est. Foto di Lidia Ginestra Giuffrida

“Dicono che la casa è stata costruita illegalmente vent'anni fa, ma noi è dal 2014 che chiediamo i permessi per costruire, che Israele non ci ha mai dato. Ho speso 45mila dollari di avvocati in questi anni, e adesso dovrò spenderne più di ventimila  (100mila shekel, ndr), per ripagare le ruspe che stanno distruggendo la mia casa per far posto a coloni e turisti”, dice invece, con le lacrime agli occhi, un uomo che preferisce rimanere anonimo. È qui con la moglie e i suoi cinque figli, tutti insieme seduti su delle sedie di plastica a guardare i quadri, le foto, la televisione del loro appartamento cadere giù e distruggersi in mille pezzi a terra.

“Stamattina alle 4 del mattino hanno rotto la porta, sono entrati in casa, ci hanno impauriti, hanno terrorizzato i miei figli e ci hanno buttato fuori”, continua l’uomo, “ci hanno fatto portare via solo i nostri documenti, ci hanno fatto lasciare tutto lì. Ci hanno detto di prendere solo i soldi e l’oro”.

In questo edificio di quattro piani vivevano più di 84 persone. Tutte quante adesso non hanno più un posto in cui vivere. “Non sappiamo dove andare a dormire stanotte. Cerchiamo una sistemazione per tutta la famiglia ma gli affitti qui sono carissimi. Ci demoliscono le case perchè non ci vogliono qui. Mi verrà un attacco cardiaco a guardare questa scena, nove anni fa ho perso mio padre, ho ricostruito tutto da solo, ho speso i soldi di una vita per comprare la casa e l’ho fatto solo per vederla demolita di fronte ai miei occhi”, continua l’uomo prima di perdersi tra le lacrime e le immagini della sua casa ancora in piedi che sfoglia dentro il cellulare.

Stamattina alle 10 si sarebbe dovuta tenere l’ennesima udienza in tribunale per chiedere di rimandare la demolizione, ma i militari israeliani sono arrivati prima. Da quanto raccontano i residenti il comune avrebbe anticipato la decisione della corte e all'alba di stamattina hanno iniziato le operazioni di demolizione.

Muayad Burqan, ho 25 anni guarda la distruzione della sua casa da parte di Israele nel quartiere si Silwan, Gerusalemme est. Foto di Lidia Ginestra Giuffrida
Muayad Burqan, ho 25 anni guarda la distruzione della sua casa da parte di Israele nel quartiere si Silwan, Gerusalemme est. Foto di Lidia Ginestra Giuffrida

“Perché demoliscono?”, chiediamo a Muayad, mentre decine di militari israeliani  si schierano di fronte alle ruspe che continuano a buttare giù piano dopo piano l’intero edificio. “Loro sostengono che manchi la licenza edilizia, ma il vero motivo lo sappiamo tutti: è la deportazione, vogliono cacciarci via da qui. Per questo resteremo, dormiremo in una tenda proprio qui a fianco… non abbiamo altro posto dove andare”, risponde il giovane.

“Qui – continua – non c'è futuro, perché non è rimasto nulla. Il futuro per me era la casa in cui vivevamo. Adesso vivremo in tende per non so quanti anni. Non c'è alcuna alternativa e non abbiamo la possibilità di prendere una casa in affitto con le cifre esorbitanti che chiedono qui a Gerusalemme”.

A Gerusalemme est una casa in affitto oggi costa, infatti, tra i seimila e i settemila shekel, ovvero un intero stipendio di un palestinese. Mentre la demolizione continua un ragazzo di 17 anni ripete allo zio “dobbiamo andare in Canada, dobbiamo andare in Canada”, poi si gira, e chiede “ma non è che demoliscono le case così anche in Canada?” Così Israele porta via il futuro dei giovani palestinesi, distruggendogli sistematicamente la possibilità di esistere sulla propria terra.

“I sogni di un ragazzo di 25 anni in questo Paese sono quelli di andare avanti nella vita, di lavorare, di sposarsi, di farsi una famiglia.. questi sono gli unici sogni che abbiamo qui – spiega ancora Muayad -. Ma finchè c’è l’occupazione non abbiamo il diritto di realizzare neanche questo. Tutto il nostro futuro svanisce nel giro di 4 o 5 ore, come le nostre case. Tutto quello che avevamo lì dentro: i nostri vestiti, il computer, avrei voluto portare con me tutto, perché ogni singolo oggetto in quella casa era un ricordo, ogni cosa in quella casa mi apparteneva e avrei voluto salvarla”.

Ma con sé oggi Muayad non ha altro che l’amara consapevolezza che contro le ruspe non può fare altro che guardare, che di fronte alla distruzione può solo restare seduto. Così come tutte le altre persone qui, a fissare in silenzio la distruzione del loro passato, del loro presente, e del loro futuro.

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