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A Betlemme torna l’albero di Natale dopo 2 anni: “C’è ancora qualcosa per cui vale la pena vivere”

Dopo due anni senza decorazioni in solidarietà con Gaza, ieri Betlemme è tornata ad essere illuminata dalle luci del Natale: “Da dove Gesù è nato preghiamo per tutto il mondo, che in tutto il mondo ci sia la pace!”.
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La piazza della Natività ieri. Foto di Lidia Ginestra Giuffrida 
La piazza della Natività ieri. Foto di Lidia Ginestra Giuffrida 

È difficile riconoscerla Betlemme tra l'odore del mais al burro che si mischia alle urla dei bimbi che corrono con in mano i palloncini colorati. È difficile riconoscerla Betlemme illuminata, colorata, piena di gente. È difficile riconoscere questa piazza, oggi, così viva per chi ne ha vissuto la repentina morte degli ultimi due anni. Ieri, per la prima volta dal 7 ottobre 2023, è stato il momento di inaugurare l’albero di Natale dove Cristo è nato.

L’albero è imponente, si erge fiero in mezzo alla piazza, di fronte alla Chiesa della Natività. Qui in questi giorni sono tornati fedeli da tutto il mondo, anche loro nuovamente in Terra Santa per la prima volta dopo due anni. Alla cerimonia di accensione sono presenti decine di persone.

"È una cosa bellissima che si è tornati a festeggiare il Natale. È una cosa meravigliosa vedere finalmente la gente contenta anche se continua a stare male, perché da quasi tre anni non prendiamo lo stipendio. Ho 5 figli due all'università e tre a scuola, uno in Italia e uno qui, e per mantenere i loro studi sono costretto a fare più lavori. A livello economico stiamo messi male. Ma vedere questa gente felice ci riempie i cuori, sono tutti qui oggi, molti sono musulmani. Siamo qui per celebrare, non importa di quale religione sei”, racconta a Fanpage.it Mohamed, insegnante di Betlemme.

“A Gaza – ha aggiunto – hanno festeggiato dopo il pareggio tra Tunisia e Palestina. Alla fine dobbiamo vivere, la vita non finisce qui. A Gaza hanno fatto un matrimonio di cinquanta coppie, festeggiando con i vestiti tradizionali e dimostrando che c’è ancora qualcosa per cui vale la pena vivere. Il dolore è immenso, ma la vita deve continuare. Mi auguro che questa guerra finisca perché siamo stanchi. Oggi sono costretto a dormire qui, ogni giorno faccio ore e ore di strada per i checkpoint, rischiamo di essere sparati dall'esercito israeliano. È questo che succede quotidianamente in Cisgiordania".

In Palestina la pace annunciata non è mai arrivata. Sono più di 327 le persone, tra le quali 136 minorenni, uccise dagli attacchi israeliani sulla Striscia di Gaza a partire dal 9 ottobre, giorno in cui è stato annunciato il cessate il fuoco. Qui in Cisgiordania, invece, la colonizzazione continua a gamba tesa, solo nelle ultime due settimane le città di Jenin, Tulkarem, Tubas sono state invase e assediate dall'esercito israeliano, mentre continuano senza sosta i sempre più violenti attacchi dei coloni. Ma nonostante ciò la vita continua e in qualcosa bisogna pur sperare.

"Questo è un evento che ci fa di nuovo sperare di avere la pace in tutta la Palestina, ma soprattutto a Gaza. Come persone di Betlemme dal Coronavirus soffriamo una crisi economica pesantissima, poi con la guerra la situazione è diventata catastrofica. La maggior parte delle persone di Betlemme lavorava a Gerusalemme ma dopo il 7 ottobre non hanno più avuto i permessi per andare lì, chi non lavorava a Gerusalemme lavorava con il turismo ma da più di due anni non abbiamo più turisti. La crisi economica ci ha ridotti al lastrico, speriamo che la pace che verrà farà tornare i turisti a Betlemme”, racconta un uomo che preferisce rimanere anonimo. “Noi preghiamo per Gaza, i gazawi sono i nostri parenti e siamo sempre in contatto con loro. Speriamo che presto possano tornare alle loro vite”, ha aggiunto.

Intanto, in piazza si susseguono gli interventi ,compreso quello del sindaco di Assisi – città gemellata con Betlemme – che in italiano ha augurato buon Natale a tutta la comunità palestinese. Poi il conto alla rovescia: cinque, quattro, tre, due, uno e l’albero si illumina.

Tra le urla e le lacrime di gioia la folla comincia a muoversi per tornare nelle proprie case, chi qui, chi nel resto della Cisgiordania occupata.

Suor Ronces con i bambini del Hogar Nino Dios. Foto di Lidia Ginestra Giuffrida.
Suor Ronces con i bambini del Hogar Nino Dios. Foto di Lidia Ginestra Giuffrida.

Suor Ronces abbraccia Sem Sem, uno dei bambini dell’Hogar Nino Dios – casa famiglia per bambini disabili: “Viviamo a Betlemme”, racconta, “abbiamo una casa per bambini disabili abbandonati o appartenenti a famiglie con situazioni difficili. Siamo quattro suore e due preti dell'Argentina, e uno del Messico e ci prendiamo cura di 39 bambini in totale. Sono qui a Betlemme da sette anni, gli ultimi due anni sono stati molto difficili per noi. Oggi c'è la gioia di poter fare una festa, una festa grande, è una gioia per tutti. Da Betlemme, dove Gesù è nato, preghiamo per tutto il mondo, che in tutto il mondo ci sia la pace!”

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