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Embrioni vietati per la ricerca, Consulta dice no al ricorso: scelta spetta a legislatore

La Corte Costituzionale ha dichiarato inammissibile la questione di legittimità sollevata sul divieto di donare alla ricerca gli embrioni non utilizzati per la fecondazione assistita perché malati.
A cura di Antonio Palma
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Gli embrioni non utilizzati per la fecondazione assistita perché portatrici di malattia genetiche non possono essere utilizzati per la ricerca scientifica nemmeno con il consenso della coppia. Lo ha stabilito oggi la Corte Costituzionale dichiarando inammissibile la questione di legittimità sollevata sul divieto di donare alla ricerca gli embrioni previsto nella legge 40 sulla fecondazione assistita. Secondo la Consulta infatti la questione va demandata esclusivamente al legislatore a cui spetta la scelta sul tema. La dichiarazione di inammissibilità, spiega la Corte in una nota, è dovuta "all'elevato grado di discrezionalità, per la complessità dei profili etici e scientifici che lo connotano, del bilanciamento operato dal legislatore tra dignità dell'embrione ed esigenze della ricerca scientifica". Un "bilanciamento" che per i giudici costituzionali "impropriamente il Tribunale chiedeva alla Corte di modificare, essendo possibile una pluralità di scelte, inevitabilmente riservate al legislatore".

La questione di leggibilità sul divieto previsto dall'articolo 13 della legge 40 sulla procreazione assistita era stata sollevata dal tribunale di Firenze nell'ambito di una causa intentata da una coppia toscana contro il centro di fecondazione assistita e contro lo Stato italiano. La coppia dopo diversi cicli falliti di procreazione assistita, infatti chiedeva di poter donare alla ricerca gli embrioni malati non utilizzati, pratica vietata dalla legge. La decisione della Consulta era molto attesa perché accogliendo il ricorso si sarebbe messo in discussione un altro passaggio fondamentale della legge sulla procreazione medicalmente assistita.

Rammarico per la decisione è stata espressa dalla senatrice Elena Cattaneo, direttore del centro di ricerca sulle staminali dell’università di Milano, e da Micele De Luca, capo del centro di medicina rigenerativa dell'università Modena e Reggio Emilia. Entrambi erano presenti in aula per essere ascoltati, ma la consulta in apertura di udienza ha rigettato l’istanza presentata dai legali affinché fossero ascoltati così gli esperti non hanno potuto parlare. "Esprimo rammarico per non aver avuto l'occasione di spiegare alcuni fatti della scienza relativi alle cellule embrionali, che proprio in questo momento in diverse parti del mondo sono utilizzate in strategie sperimentali, con successo, su modelli animali contro diverse malattie come Parkinson, diabete, degenerazione retinica. E per il Parkinson c'è la prospettiva di test sull'uomo nel 2018. Stiamo parlando di prospettive mediche che non vanno ignorate, sono dati consolidati. La legge attualmente ci mette in una condizione di ipocrisia obbligata, potendo importare cellule dall'estero" ha spiegato la senatrice

Nello stesso procedimento i giudici costituzionali hanno respinto anche la seconda questione sollevata dal tribunale fiorentino relativa al divieto di revoca del consenso alla procreazione medicalmente assistita dopo l'avvenuta fecondazione dell'ovulo. Per la Consulta infatti vi era un "difetto di rilevanza nel giudizio di merito" perché "la ricorrente aveva comunque, di fatto, deciso di portare a termine la procreazione medicalmente assistita".

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