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Elena Ceste, parla il marito: “Si nascose, era ossessionata da un video Facebook”

In un’intervista a Repubblica, Michele Buoniconti racconta che andò a cercare la moglie dove poi fu ritrovata morta. Prova anche a spiegare al perché la donna avrebbe dovuto nascondersi: “Forse si vergognava dei presunti video (montaggi) su Facebook che la ritraevano in situazioni osé”.
A cura di Biagio Chiariello
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Subito dopo la scomparsa di Elena Ceste, si recò a cercarla sul luogo dove poi fu ritrovata morta mesi dopo. E’ stato lo stesso Michele Buoniconti a raccontarlo in un’intervista a Repubblica. Ha spiegato, però, di non averla vista, "forse si era nascosta".  Il 45enne, iscritto nel registro degli indagati con l'accusa di omicidio e occultamento di cadavere, si è detto convinto che Elena fosse ancora viva, "ma forse si vergognava di farsi vedere così da me". Forse per quella storia dei video (montaggi) su Facebook che la ritraevano in situazioni osé. Ora vorrei solo poterla seppellire – dice il marito – Mi sembra giusto anche per i miei figli, avere un posto dove poter lasciare un fiore”.

Buoniconti ricorda l’ultimo giorno in cui ha visto la moglie:

 “Quando sono tornato a casa, il pomeriggio dello scorso 23 gennaio – ricorda ancora – l’ho trovata sulle scale che piangeva. Le ho chiesto cosa avesse. “Non mi lasciano stare”, ha risposto. Mi sono stupito: “Ma come, chi non ti lascia stare?”. In tutta risposta mi ha mostrato il cellulare. Dentro c’erano tutta una serie di sms: “Ti voglio tanto tanto bene”, “Ci vediamo al solito posto”, “Perché non mi rispondi? Se mi hai cercato è perché ti senti sola”. A mandarli era il papà di un compagno di classe di nostro figlio. Tra uno e l’altro mancavano però le sue risposte. Le ho chiesto spiegazioni. Lei però si è limitata a dirmi: “Sono gli altri che rispondono al posto mio”. Visto che non collaborava ho lasciato perdere”.

E quindi racconta di un presunto complotto rivelatogli da Elena:

“Dicono che non sono una brava mamma. Mi vogliono portar via, non lasciare che mi portino via. Dove posso andare io?”. Ho cercato di rassicurarla: “Nessuno ti manda via, stai tranquilla”. È stato allora che mi ha raccontato di subire un ricatto: un complotto organizzato da un ex compagno delle elementari. Erano in auto alle cave quando lui è sceso all’improvviso e ha aperto il baule. Ha capito che qualcuno la stava filmando. Come se lui avesse azionato qualcosa dentro l’abitacolo, o come se addirittura una seconda persona fosse uscita dal portabagagli. Ma lei non era cosciente, era immobilizzata: non poteva muoversi. Forse l’avevano drogata”.

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