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Pagamento pensioni di marzo 2023: calendario, aumenti e arretrati

Le prossime pensioni verranno accreditate mercoledì 1º marzo 2023 sui conti bancari. Diverse le date se si è preferita l’erogazione in contanti alle Poste. Vediamo per chi scattano gli aumenti sul cedolino relativi alla perequazione 2023.
A cura di Daniela Brucalossi
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Le pensioni relative al terzo mese dell'anno verranno accreditate mercoledì 1º marzo 2023 sui conti bancari. Diverse le date se si è preferita l'erogazione in contanti. In questo caso, le pensioni verranno pagate agli sportelli postali dal 1º marzo al 6 marzo 2023. Fuori dagli Uffici potrebbe essere affissa una turnazione alfabetica consigliata per il ritiro.

A marzo 2023 partono gli ultimi aumenti previsti con la perequazione fissata al 7,3% per tutti i trattamenti che superano i 2.101,52 euro lordi. Questi, inoltre, riceveranno anche gli arretrati dei primi due mesi dell'anno, come confermato da una recente circolare dell'Inps. Coloro che percepiscono un assegno pensionistico fino a questa somma, invece, hanno già visto aumentare le loro pensioni a gennaio e febbraio.

Alle pensioni più alte verranno applicate percentuali di perequazione via via decrescenti all'aumentare degli importi. Vediamo in che misura e quali sono le categorie che, invece, non beneficeranno della rivalutazione secondo questi criteri, come ad esempio chi percepisce l'Ape sociale.

Pagamento pensioni di marzo 2023, il calendario e le date di Poste Italiane

Le pensioni di marzo potranno essere percepite in due momenti diversi a seconda delle modalità di erogazione:

  • dal 1º marzo al 6 marzo 2023 in contanti agli sportelli postali (all'esterno di molti uffici dovrebbe essere affissa una turnazione alfabetica consigliata per il ritiro);
  • il 1º marzo 2023 tramite accredito su Libretto di Risparmio, Conto BancoPosta, Postepay Evolution, carta Postamat o Carta Libretto.

Pensioni di marzo 2023, a chi spettano aumenti e arretrati

Le pensioni fino a quattro volte il minimo – ovvero fino 2.101,52 euro lordi – hanno già percepito l'aumento dovuto alla perequazione del 7,3% a gennaio e febbraio 2023. Per questi assegni l'Inps è riuscito a recepire immediatamente le disposizioni della Legge di Bilancio del governo Meloni, che lo scorso dicembre ha stabilito le sei fasce di applicazione della percentuale di perequazione.

La rivalutazione del 7,3%, infatti, è stata applicata, e continuerà a esserlo, nella misura del 100% solo alle pensioni fino 2.101,52 euro lordi. Quelle che superano le quattro volte il minimo percepiranno percentuali più basse di perequazione. Come annunciato dall'Inps in una recente circolare, per i titolari di questi assegni gli aumenti scatteranno da marzo, insieme agli arretrati di gennaio e febbraio 2023.

Chi non beneficerà della perequazione al 7,3% nel 2023

Come specificato dall'Istituto, "per la determinazione dell’importo complessivo da prendere a base della perequazione, vengono considerate le prestazioni memorizzate nel Casellario centrale delle pensioni, erogate da Enti diversi dall’INPS e per le quali è indicata l’assoggettabilità al regime della perequazione cumulata, e le prestazioni erogate dall’INPS". Tuttavia, sono escluse da questo criterio e non beneficeranno della perequazione al 7,3% le seguenti categorie di assegni:

  • le prestazioni a carico delle assicurazioni facoltative, le pensioni a carico del Fondo clero ed ex ENPAO, l'indennizzo per la cessazione dell’attività commerciale, che vengono perequate singolarmente;
  • le prestazioni a carattere assistenziale e le pensioni che usufruiscono dei benefici previsti per le vittime di atti di terrorismo e delle stragi di tale matrice, che vengono rivalutate singolarmente e con criteri propri;
  • le prestazioni di accompagnamento alla pensione come l'Ape sociale;
  • le pensioni di vecchiaia in cumulo a formazione progressiva, per le quali non siano state liquidate le quote relative a Enti e Casse per mancato perfezionamento del requisito anagrafico-contributivo più elevato.

La tabella degli aumenti delle pensioni nel 2023

Vediamo nel dettaglio le percentuali di applicazione della perequazione previste dalle sei fasce che sono state approvate nell'ultima Legge di Bilancio:

  • Il 100% del 7,3% è già stato applicato, e continuerà a esserlo, alle pensioni fino a quattro volte il minimo (2.101,52 euro);
  • l'85% del 7,3% (6,2%) alle pensioni tra quattro e cinque volte il minimo (quindi tra 2.101,52 e 2.626,90 euro);
  • il 53% del 7,3% (3,9%) alle pensioni tra cinque e sei volte il minimo (tra 2.627 e 3.152 euro);
  • il 47% del 7,3% (3,4%) alle pensioni tra sei e otto volte il minimo (tra 3.152 e 4.203 euro);
  • il 37% del 7,3% (2,7%) alle pensioni tra otto e dieci volte il minimo (tra 4.203 e 5.254 euro);
  • il 32% del 7,3% (2,3%) alle pensioni oltre dieci volte il minimo (auperiori 5.254 euro).
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