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L’appello della Corte dei Conti al governo: “Tagliare subito le tasse, basta rinvii”

La Corte dei Conti invia un chiaro messaggio al governo e chiede di abbassare le tasse, operazione fondamentale soprattutto in un periodo di emergenza come quello attuale: “Appare non più rinviabile un intervento in materia fiscale che riduca, per quanto possibile, le aliquote sui redditi dei dipendenti e anche dei pensionati”.
A cura di Stefano Rizzuti
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La Corte dei Conti chiede al governo di abbassare le tasse. Un appello chiaro, rivolto durante la requisitoria orale del procuratore generale facente funzioni della Corte dei Conti, Fausta Di Grazia: “Appare non più rinviabile un intervento in materia fiscale che riduca, per quanto possibile, le aliquote sui redditi dei dipendenti e anche dei pensionati che, pur essendo fuori dal circuito produttivo, frequentemente sostengono le generazioni più giovani, oltreché le imposizioni gravanti sulle imprese alle quali sono affidate le concrete speranze di un rilancio del Paese”.

La Corte dei Conte chiede di abbassare le tasse

Secondo Di Grazia, che interviene durante la cerimonia di parificazione del Rendiconto generale dello Stato, “l’alleggerimento della fiscalità potrebbe evitare, soprattutto in un momento di crisi globale, la costante erosione del potere d’acquisto delle famiglie e un’ulteriore contrazione del mercato interno, che non favorisce il gettito erariale”. Il presidente della Corte dei Conti, Angelo Buscema, sottolinea l’importanza, soprattutto in un contesto di emergenza come quello attuale, della politica di bilancio, che “è chiamata a giocare un ruolo fondamentale. Le risorse disponibili vanno infatti destinate a contrastare le fragilità e il disorientamento portati dagli effetti economici della crisi, avendo considerazione soprattutto di quanti sono risultati più danneggiati da questa emergenza epidemiologica”.

Per reddito di cittadinanza e quota 100 risultati sotto aspettative

Di Grazia si sofferma anche su due provvedimenti entrati in vigore da poco: il reddito di cittadinanza e la quota 100. Per l’anticipo pensionistico “risultano essere state approvate 155.897 richieste di collocamento in quiescenza, pari a circa il 69% delle domande presentate. Delle istanze accolte circa il 49% riguarda soggetti con oltre 41 anni di contribuzione, a fronte di un’anzianità lavorativa media di 40 anni. I risultati sono stati al di sotto degli obiettivi illustrati nella Relazione tecnica che accompagnava il provvedimento, avente anche finalità di ricambio generazionale della forza lavoro”. Per il reddito di cittadinanza, invece, si è avuto “uno stanziamento definitivo di 5.728,6 milioni di euro, dei quali ne sono stati impegnati 3.878,7 milioni. Dai dati degli uffici di controllo risultano essere state accolte circa 1 milione di domande, a fronte di quasi 2,4 milioni di richieste, delle quali, secondo elaborazioni di questo Istituto, soltanto il 2% ha poi dato luogo ad un rapporto di lavoro tramite i centri per l’impiego”.

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