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La bolletta elettrica cambia: ​stop alle tariffe progressive

Dopo gli choc petroliferi degli anni ’70, è cominciato un piano di austerity energetica che è tutt’ora in vigore: viene penalizzato chi consuma di più. Ecco perché l’Autorità per l’energia vuole cambiare. Ma solo a partire da gennaio 2018.
A cura di Biagio Chiariello
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La tariffa dell’elettricità non deve più aumentare di pari passo in base ai consumi, come avviene ad esempio per le aliquote Irpef in relazione ai redditi. E' l'obiettivo che si pone l'Autorità per l'energia con un documento messo in consultazione e che propone una rivoluzione delle bollette a partire da gennaio 2018, anche alla luce degli dati dai quali emerge che il fenomeno della morosità ha assunto "livelli elevati, anche in ragione della crisi economica", come sottolineato dall’Autorità per l’energia nel Monitoraggio retail 2012-2013.  L'Autorità vorrebbe correggere “una struttura tariffaria ormai obsoleta”, che era stata introdotta negli anni Settanta a seguito degli shock petroliferi di quel periodo: si era infatti impostato un programma di austerità energetica che per l'elettricità prevedeva una penalizzazione per chi aumentava i propri consumi, attraverso bollette con prezzi impostati secondo una logica progressiva, con sussidi incrociati e redistribuzioni tra gruppi di clienti. Con il passare degli anni sono apparse evidenti tutte le criticità di questo sistema. Basti pensare al caso del single benestante che, in proporzione, paga una tariffa inferiore a quella di una famiglia numerosa, e poco capace anche di sostenere consumi più efficienti da un punto di vista ambientale.

Chi ne beneficerà?

La proposta dell'Autorità propone quindi di uniformare le tariffe di rete per tutti: non più progressive (applicate con un corrispettivo fisso annuo per ogni utenza, sulla potenza impegnata – vale a dire disponibile da contratto, 3 kW, 4,5 kW, 6kW – e sui consumi effettivi). Così l'ammontare necessario alla copertura degli oneri generali verrebbe caricato per il 50% in base alla potenza e il 50% sui consumi, differenziando tra residenti e non residenti il corrispettivo per potenza impegnata. Come evidenzia l’Ansa, “una soluzione del genere manterrebbe sostanzialmente invariata la bolletta del consumatore medio (residente con consumi pari a 2.700 kWh e una potenza impegnata di 3 kW), che passerebbe da 438 a 443 euro l'anno. I maggiori benefici sarebbero invece proprio per chi è residente e ha una potenza impegnata fino a 6kW e consumi fino a 6.000 kWh, categoria nella quale dovrebbero rientrare per l'appunto le famiglie numerose, che risparmierebbero la bellezza di 618 euro. Viceversa, la categoria alla quale presumibilmente appartiene il famoso single, cioè con potenza di 3kW e consumi fino a 1.500 kWh, pagherebbe 74 euro in più: ma anche chi ha consumi leggermente superiori, fino a 2.200 kWh, sborserà un po' di più (44 euro). La categoria più svantaggiata dal nuovo sistema sarebbe invece il cliente non residente con consumi fino a 900 kWh (+129 euro), mentre i non residenti con consumi alti (fino a 4.000 kWh) risparmierebbero 188 euro".

I tempi

Ma per la riforma proposta dall'Autorità c'è comunque da attendere. Se i tempi della consultazione sono piuttosto brevi (c'è tempo fino al 16 marzo), quelli della vera e propria implementazione del nuovo sistema sono abbastanza lunghi: è previsto un iter che, partendo dal primo gennaio 2016, si sviluppi nell'arco di due anni e consenta di introdurre la nuova struttura tariffaria a regime dal primo gennaio 2018.

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