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Istat, il Pil torna a crescere: nel secondo trimestre tra +0,1 e +0,4%

E’ quanto emerge nella nota mensile di previsione dedicata agli analisti. La piccola crescita del prodotto interno lordo guidata in larga misura dal contributo della domanda interna.
A cura di Biagio Chiariello
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Dopo il calo del Pil nel primo trimestre, l'Istat prevede una ripresa nel secondo trimestre con una crescita del prodotto interno lordo "stimata in un intervallo compreso tra lo 0,1 e lo 0,4%". E' quanto emerge dalla Nota mensile dell'Istat "Aspettando la ripresa" destinata agli analisti. "Sulla base delle informazioni più recenti, in T2 2014 i ritmi produttivi dell’industria (al netto delle costruzioni) sono attesi in aumento (+0,8% su T1). Per quanto concerne l’economia italiana, dopo la flessione in T1, il prodotto è atteso in recupero in T2, con una crescita congiunturale stimata in un intervallo compreso tra lo 0,1 e lo 0,4%", si legge nella nota. Secondo l’istituto nazionale di statistica a questa crescita "contribuirebbero positivamente le componenti interne di domanda, mentre l’apporto delle esportazioni nette è stimato essere lievemente negativo. La crescita del Pil è prevista in decelerazione in T3 e in lieve rialzo in T4. Tenuto conto di tali andamenti, e del dato per T1, la variazione del Pil nella media del 2014 risulterebbe debolmente positiva".

Istat: il Pil torna a crescere

Già nel suo rapporto annuale 2014 – a dispetto della tetra fotografia offerta su aspetti come immigrazioni, nascite e occupazione – l’Istat spiegava che nel corso dell’anno ci sarebbe stata una piccola crescita del Pil (0,6% 2014, e dell'1% nel 2015) guidata in larga misura dal contributo della domanda interna. A sua volta, questa ultima sarebbe motivata dalla crescita dei consumi delle famiglie (legata  da un incremento del reddito disponibile nominale superiore all'inflazione), grazie alle aspettative di ripresa del ciclo economico, e a una graduale flessione delle condizioni di accesso al credito. Allo stesso tempo, l’Istat ha fatto notare come la bassa dinamica del Pil incida negativamente sulla sostenibilità del debito. Bisogna “adeguare politiche per favorire la crescita economica di breve e di lungo periodo”, spiega gli esperti economici. “Tra i Paesi dell'Unione, in Italia è stato registrato nel 2013 l'avanzo fiscale primario (al netto della spesa per interessi) più elevato, superiore al 2% del Pil”, ma, “diversamente da quasi tutti gli altri Paesi, l'azione pubblica negli anni dal 2007 al 2012 è risultata complessivamente restrittiva”.

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