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Fiscal compact, la Camera ratifica il trattato sulla stabilità economica europea

Con il voto favorevole a Montecitorio il Parlamento italiano ratifica gli accordi di revisione del trattato europeo sul meccanismo di stabilità firmati a Bruxelles.
A cura di Antonio Palma
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Fiscal compact, la Camera ratifica trattato sulla stabilità economica europea

La Camera dei deputati ha dato oggi il via libera definitivo alle intese sul fiscal compact e alla revisione del trattato europeo sul meccanismo di stabilità per gli Stati dell'Eurozona, che inserisce negli accordi anche la possibilità di attivare il nuovo Fondo Salva Stati (Esm) per i Paesi in difficoltà. Con tre voti di ratifica e dopo l'intervento del Ministro per gli Affari Europei Moavero Milanesi, Montecitorio quindi dice sì alla serie di accordi anticrisi e per la stabilità economica dei Paesi europei aderenti firmati  a Bruxelles tra il 2011 e il 2012. L'Italia dunque ha approvato le decisioni del Parlamento europeo ratificate poi dal Consiglio Europeo di Bruxelles a seguito della pericolosa crisi dei debiti sovrani degli stati membri. "Un importantissimo passaggio nel percorso di costruzione europea con nuove e sostanziali cessioni di sovranità" ha detto il Ministro.

Un importante passo per la stabilita dell'Eurozona – Sicuramente una nuova vittoria per Monti che si era impegnato personalmente nell'approvazione del provvedimento. Per entrare in vigore però il meccanismo europeo di stabilità dovrà avere la ratifica del 90% dei Paesi membri. Fino ad oggi oltre all'Italia la ratifica è arrivata da dodici Paesi membri, mentre da altre nove nazioni nonostante il sì del Parlamento ancora non è arrivata la promulgazione definitiva, come la Germania dove un ricorso davanti alla corte suprema ha posticipato la decisione definitiva a settembre. Anche in Italia il gruppo di coloro che dissentono è numeroso, i parlamentari dell'Idv ad esempio si sono astenuti in Aula mentre la Lega ha votato contro, come hanno votato no anche alcuni esponenti del Pdl in dissenso dalla posizione ufficiale del partito. Il Carroccio ha addirittura evocato l'ipotesi di un ricorso al referendum popolare per bloccare l'entrata in vigore del nuovo trattato.

Le motivazioni dei contrari al provvedimento – Quello che preoccupa la maggior parte dei contrari è l'impegno senza precedenti che l'Italia assume con un obbligo di rigore finanziario per oltre venti anni. Le modifiche al trattato infatti oltre a prevedere il pareggio di bilancio per i Paesi membri, già previsto dalle riforme del Governo Monti, impone un debito pubblico sotto controllo e non superiore al 60% del Pil che per molti si tramuterà in misure sempre più restrittive con tagli ai servizi e nuove tassazioni.

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