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Ebola, per il vaccino occorreranno altri due anni. E’ allarme

GlaxoSmithKline ha reso noto che la fase uno di sperimentazione è ancora in corso, quindi il farmaco sarà pronto non prima del 2016 quando sarà troppo tardi per intervenire sull’epidemia.
A cura di Davide Falcioni
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Ancora pessime notizie per gli abitanti dei paesi africani colpiti dall'epidemia di ebola: l'azienda farmaceutica Gsk ha infatti fatto sapere che il vaccino contro la malattia non sarà pronto a breve termine e quindi non potrà essere utilizzato su vasta scala: "Occorre acquisire l’abilità di produrlo su larga scala e saremo in grado di farlo solo nel 2016", ha affermato in un’intervista alla Bbc Ripley Ballou, capo della divisione vaccini dell’azienda, ricordando che ora si stanno effettuando i test di fase 1 del vaccino su volontari sani negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in alcuni paesi africani. Se non sopraggiungeranno intoppi nel febbraio del 2015 si procederà con i test di efficacia: "Poi ci vorrà un po’ di tempo per elaborare i dati e capire qual è la dose efficace e quanto dura l’effetto protettivo – spiega Ballou – e allo stesso tempo bisognerà acquisire l’abilità di produrlo su larga scala. Saremo in grado di farlo solo nel 2016, quando sarà troppo tardi per intervenire su questa epidemia. Il lavoro però aiuterà ad evitare le prossime".

L'Organizzazione Mondiale della Sanità aveva ipotizzato di accelerare i tempi di sviluppo del vaccino già nello scorso marzo, quando tuttavia Gsk si rifiutò di recepire l'indicazione: "Abbiamo convenuto di non farlo, all’epoca nessuno poteva immaginare che sarebbe stato necessario un vaccino – afferma l’esperto -. Certo, ripensandoci ora avremmo potuto “premere quel grilletto” prima". Quello di Gsk è uno dei due vaccini che l’Oms considera tra i più promettenti, insieme a sei possibili terapie. Una di queste, un farmaco prodotto da Chimerix, ha già terminato la fase 1 della sperimentazione, e l’azienda ha reso noto di aver ottenuto il via libera dall’Fda per procedere con la fase 2 immediatamente.

Nel frattempo l'ospedale di Dallas ha diffuso un video in cui si vede Nina Pham, la prima infermiera contagiata dal virus dell'ebola negli Stati Uniti. La donna appare tutto sommato rilassata: ha il volto sorridente e scherza con i medici dicendo "Venite tutti in Maryland", poi, rivolgendosi agli infermieri vestiti con le tute protettive, dice loro "vi voglio bene ragazzi". Sarebbe stata proprio la ragazza a chiedere che il video venisse diffuso: la donna si è ammalata venendo a contatto con il "paziente zero" Thomas Eric Duncan, il liberiano morto all’ospedale presbiteriano di Dallas l’8 ottobre scorso.

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