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Denunciato per spaccio, ma era canapa legale: l’agricoltore chiede il risarcimento

Un agricoltore di Nociglia (Lecce), Salvatore Martella, che coltiva canapa industriale, dopo aver visto archiviato il procedimento per produzione e spaccio di sostanze stupefacenti nei suoi confronti, vuole chiedere un risarcimento: sarebbe il primo caso in Italia.
A cura di Mario Catania
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Salvatore Martella
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Correva il mese di dicembre quando ad un agricoltore di Nociglia (Lecce), Salvatore Martella, 39 anni, vennero sequestrate diverse piante di canapa in essiccazione all’interno della propria abitazione, oltre a 3 chilogrammi di foglie e semi. La perquisizione era scattata dopo che un incendio aveva colpito la sua abitazione mentre lui si trovava in viaggio verso casa, ed erano intervenuti i vigili del fuoco insieme a carabinieri del paese.

I militari, nonostante l’uomo avesse spiegato di avere coltivazioni di canapa industriale presso terreni regolarmente denunciate, decisero di procedere con il sequestro, mentre la stampa locale diffondeva la notizia del successo dell’ennesima operazione antidroga nella zona.

Così per Martella, tra l'altro un ex militare e figlio di un carabiniere, comincia un’odissea che si è conclusa solo mesi dopo con l’archiviazione: “E’ stata una vicenda assurda che mi ha causato diversi problemi e non solo a livello economico: sono stato denunciato a piede libero per produzione e spaccio di sostanze stupefacenti e descritto sui giornali come un bandito”.

Salvatore Martella
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“Il mio cliente aveva provveduto a comunicare ai carabinieri l’avvenuta semina nel proprio campo”, racconta a Fanpage.it l’avvocato Fiorino Ruggio sottolineando che: “I militari hanno proceduto in violazione di quella che è la normativa che regola i controlli sulle piantagioni di canapa, che tra l’altro erano state precedentemente denunciate”.

Il riferimento è alla legge 242 del 2016, che ha introdotto nuove norme per la coltivazione di canapa, specificando che la comunicazione della piantagione alle forze dell’ordine non è più obbligatoria e che la percentuale di THC nelle piante analizzate potrà oscillare dallo 0,2% allo 0,6%, senza comportare alcun problema per l’agricoltore.

Secondo la normativa, gli eventuali controlli dovrebbero eseguiti da un soggetto unico e sempre in presenza del coltivatore e gli addetti al controllo sono tenuti a rilasciare un campione prelevato per eventuali contro-verifiche. Nel caso in cui la percentuale di THC dovesse superare la soglia dello 0,6%, l’autorità giudiziaria può disporre il sequestro o la distruzione della coltivazione, ma anche in questo caso “è esclusa la responsabilità dell’agricoltore”.

A fare finalmente chiarezza è stata la dottoressa Maria Corbelli, nominata come consulente tecnico dal sostituto procuratore Paola Guglielmi, che ha analizzato quanto sequestrato dai militari giungendo alla conclusione, attraverso una perizia chimico-tossicologica, che “le foglie e le infiorescenze analizzate sono sicuramente derivate da piante di Canapa sativa poiché contengono delta-9 Tetraidrocannabinolo (Thc), principio ad attività stupefacente, con concentrazione molto bassa (inferiore al limite di sensibilità) e contengono altri cannabinoidi, in particolare il cannabidiolo (Cbd)”.

La canapa sequestrata è poi stata restituita, ma essendo stata conservata per 5 mesi nel magazzino dei corpi di reato era completamente ammuffita e quindi inservibile. “Stiamo valutando se costituirci per un risarcimento del danno subito, e sarebbe il primo caso in Italia. Forse potrebbe servire anche per il futuro, per evitare che altri agricoltori possano subire quello che ho dovuto passare io”.

Nonostante tutto Martella non intende desistere: “Non mi arrendo: sto ripartendo con il mio brand di canapa legale per cercare di risollevarmi da questa situazione”.

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