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Decreto Dignità, salta l’emendamento sulle e-cig: niente riduzione di tasse sulle sigarette elettroniche

Saltano gli emendamenti al Decreto Dignità in materia di e-cig: le due proposte di modifica volute dalla maggioranza di governo sono state dichiarate inammissibili. Non ci saranno, quindi, la riduzione delle tasse sulle sigarette elettroniche e le norme che avrebbero dovuto smantellare la stretta sulle e-cig.
A cura di Stefano Rizzuti
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Salta l’emendamento proposto da MoVimento 5 Stelle e Lega a favore del mercato delle sigarette elettroniche all’interno del Decreto Dignità in discussione in Parlamento. Le commissioni Lavoro e Finanze della Camera hanno dichiarato inammissibili i due emendamenti sulle e-cig presentati dalla maggioranza, insieme ad altre 180 proposte di modifiche, con i quali si riducevano le tasse sulle sigarette elettroniche. Rimangono in piedi, in totale, circa 670 emendamenti che verranno esaminati nei prossimi giorni dalle commissioni di Montecitorio. Ma la maggioranza non ci sta: Lega e M5s hanno già annunciato che presenteranno ricorso su tutti i loro emendamenti dichiarati inammissibili in quanto estranei alla materia in discussione prevista dal Decreto Dignità.

I due emendamenti in materia di e-cig erano stati presentati a firma Luigi Alberto Gusmeroli e il loro obiettivo era quello di cancellare la stretta su vamping e sigarette elettroniche. Lo scopo era quello di permettere nuovamente la vendita dei liquidi online con o senza nicotina, nella speranza di poter rilanciare questo settore di mercato. Inoltre, con le proposte di modifica l’obiettivo era anche eliminare l’imposta di consumo dimezzando l’accisa (dal 50% al 25%) per i tabacchi da inalazione senza combustione. Ancora, altro scopo era quello di introdurre una specifica procedura per l’accertamento con adesione delle imposte di consumo sui prodotti succedanei dei tabacchi. Non ci sarà, dunque, la riduzione delle tasse sulle sigarette elettroniche.

L’idea degli emendamenti era quella di cancellare le misure che equiparano, sostanzialmente, le e-cig ai tabacchi tradizionali. Nel tentativo di eliminare la stretta realizzata con il decreto fiscale dello scorso anno e consentendo nuovamente la vendita online. Con l’emendamento si voleva eliminare quella che viene definita la ‘tassa sull’acqua’ e non solo sulla nicotina, con l’obiettivo di “far ripartire il mercato italiano”, come si legge nell’emendamento cassato dalle commissioni.

La stretta sulle e-cig a fine 2017

La stretta sulle sigarette elettroniche era arrivata con l’approvazione del decreto fiscale, prevedendo la loro vendita solamente nelle tabaccherie e nelle rivendite autorizzate. Non solo: perché negli stessi giorni era arrivata una sentenza della Corte costituzionale con la quale si rendeva obbligatoria una imposta di consumo di 4,90 euro per ogni flacone sui liquidi contenenti nicotina. Fino a quel momento la tassa si pagava rapportandola alla quantità di nicotina presente nel liquido, ma dopo la sentenza l’imposta è divenuta obbligatoria anche solo sul liquido, indipendentemente dalla quantità di nicotina.

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