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“Dare del fascista” a Salvini non è reato: no a sequestro striscioni contro leader Lega

Esporre degli striscioni dando del fascista al ministro dell’Interno e leader della Lega, Matteo Salvini, non è reato, ma rientra in un giudizio politico, seppure con “toni aspri”. A stabilirlo è il giudice che ha deciso di non convalidare il sequestro di due striscioni esposti in occasione di un comizio di Salvini a Gioia del Colle.
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A cura di Stefano Rizzuti
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No al sequestro degli striscioni contro il ministro dell’Interno Matteo Salvini. A deciderlo è la pm Iolanda Daniela Chimienti, secondo cui il sequestro degli striscioni esposti il 21 maggio a Gioia del Colle non può essere convalidato. “L’uso dell'epiteto ‘fascista' per caratterizzare l'ideologia politica del segretario di un partito leader di un movimento politico, in occasione o comunque in vista di un comizio elettorale da egli in tale veste tenuto, costituisce una normale critica politica anche se espressa in toni aspri”, è il giudizio del pm. La questione nasce in seguito alla rimozione di due striscioni: su uno vi era scritto ‘Meglio lesbica e comunista che salviniana e fascista’. Sul secondo ‘La Lega è una vergogna, Pino Daniele'. Gli striscioni furono rimossi e sequestrati dai carabinieri: uno si trovava sul cavalcavia della statale 100 all’altezza di Gioia del Colle, il secondo su un ponte della ferrovia della città.

Il pm ha quindi ordinato di restituire gli striscioni, chiedendo di archiviare l’indagine aperta per vilipendio a carico di ignoti. Secondo il giudice gli striscioni non avevano una “portata e idoneità offensiva”, perché si è trattato di “esternazioni del proprio convincimento politico”, che proprio per questo motivo possono anche avere “toni aspri”, ma nonostante questo rimangono “prive di portata denigratoria del prestigio della funzione pubblica”.

Il pm spiega ancora:

È evidente che le frasi riportate sugli striscioni si riferiscano non già alla persona in quanto tale ma all'attività e alle linee politiche di Salvini e della Lega, e costituiscono espressione di personale dissenso e di personale opinione politica. Affermare che un partito politico è una vergogna ed esprimere il proprio convincimento su omosessualità ed omofobia, sebbene contrapponendolo a quello del leader contestato sì da dare implicitamente a quest'ultimo una connotazione negativa, costituiscono legittime manifestazione del pensiero scevre da connotati denigratori.

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