Thom Yorke dei Radiohead: “Condanno l’estremismo di Israele e Nethanyahu e Hamas che non rilascia gli ostaggi”

Thom Yorke dei Radiohead è uno degli artisti che in questi anni ha maggiormente subito critiche per non aver preso posizione a favore del popolo palestinese e contro il Governo israeliano. Il cantante e la band hanno subito molte critiche per la scelta di continuare a suonare in Israele. Per questo motivo, quindi, l'artista ha scelto di pubblicare una lunga riflessione sui propri social network in modo da spiegare la propria posizione, che si riassume nella condanna al Governo israeliano e al Premier Nethanyahu e al contempo nella critica ad Hamas colpevole dell'attacco del 7 ottobre e del mancato rilascio degli ostaggi israeliano.
L'impatto delle critiche sulla sua salute mentale
Yorke si lamenta di una critica ricevuta durante un concerto a Melbourne, non proprio il momento adatto, ha spiegato il cantante: "In seguito, sono rimasto sotto shock perché il mio presunto silenzio veniva in qualche modo interpretato come complicità, e ho faticato a trovare un modo adeguato per rispondere e per proseguire con il resto del tour. Quel silenzio, il mio tentativo di mostrare rispetto per tutti coloro che soffrono e per coloro che sono morti, e di non banalizzarlo in poche parole, ha permesso ad altri gruppi opportunisti di usare intimidazioni e diffamazioni per riempire i vuoti, e mi pento di aver dato loro questa possibilità. Questo ha avuto un impatto pesante sulla mia salute mentale" ha scritto il cantante.
I messaggi di pace dei Radiohead
Yorke rivendica che nella propria musica e in quella dei Radiohead i messaggi sono chiari e che per chiunque abbia letto i testi "sia ovvio che non potrei mai sostenere alcuna forma di estremismo o disumanizzazione altrui. Tutto ciò che vedo in una vita di lavoro con i miei colleghi musicisti e artisti è una lotta contro queste cose. Tutto ciò che vedo in una vita di lavoro con i miei colleghi musicisti e artisti è una lotta contro queste cose, cercando di creare opere che vadano oltre ciò che significa essere controllati, costretti, minacciati, soffrire, essere intimiditi… e che incoraggino invece il pensiero critico oltre i confini, la comunanza di amore, esperienza e libera espressione creativa".
La critica di Yorke a Israele e Netanyahu
A questo punto il cantante, però, prende una posizione chiara contro il Governo israeliano: "Penso che Netanyahu e la sua banda di estremisti siano totalmente fuori controllo e debbano essere fermati, e che la comunità internazionale dovrebbe fare tutta la pressione possibile affinché cessino. La loro scusa dell'autodifesa si è ormai esaurita da tempo ed è stata sostituita da un palese desiderio di prendere il controllo di Gaza e della Cisgiordania in modo permanente. Credo che questa amministrazione ultranazionalista si sia nascosta dietro un popolo terrorizzato e addolorato e lo abbia usato per deviare ogni critica, sfruttando quella paura e quel dolore per promuovere il proprio programma ultranazionalista con conseguenze terribili, come vediamo ora con l'orribile blocco degli aiuti a Gaza".
Il cantante dei Radiohead contro Hamas
Ma a questo punto, Yorke critica violentemente anche Hamas e chiunque usi lo slogan "Palestina libera" che, spiega il cantante "non risponde alla semplice domanda: perché gli ostaggi non sono ancora stati tutti restituiti? Per quale possibile ragione? Perché Hamas ha scelto gli atti davvero orribili del 7 ottobre? La risposta sembra ovvia, e credo che anche Hamas scelga di nascondersi dietro la sofferenza del suo popolo, in modo altrettanto cinico, per i propri scopi". Un altro problema è "la caccia alle streghe sui social media (niente di nuovo) da entrambe le parti, che fa pressione sugli artisti e su chiunque vogliano in quella settimana affinché rilascino dichiarazioni, ecc. (…) una polarizzazione deliberata (che) non giova ai nostri simili e perpetua una costante mentalità del ‘noi e loro'. Distrugge la speranza e mantiene un senso di isolamento, proprio quello che gli estremisti usano per mantenere la loro posizione".
Una preghiera contro la sofferenza
"Se il nostro mondo riuscirà mai a superare questi tempi bui e a trovare la pace, sarà solo quando riscopriremo ciò che abbiamo in comune e gli estremisti saranno rimandati a sedere nell'oscurità da cui sono venuti" continua Yorke che dice di capire il bisogno di "fare qualcosa" ma al contempo, spiega: "penso che sia un'illusione pericolosa credere che ripubblicare o scrivere messaggi di una o due righe abbia un significato, soprattutto se si tratta di condannare i propri simili" ma spiega anche, infine, che "quanto ho scritto qui non accontenterà in alcun modo coloro che sceglieranno di prendere di mira me o coloro con cui lavoro; passeranno il tempo a trovare falle e ragioni per continuare". La chiusura è "ho scritto questo nella semplice speranza di potermi unire ai milioni di altre persone che pregano affinché questa sofferenza, questo isolamento e questa morte finiscano, pregando che possiamo ritrovare collettivamente la nostra umanità, la nostra dignità e la nostra capacità di raggiungere la comprensione… che un giorno, presto, questa oscurità sarà passata".