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Storia dell’arte a scuola: dalla Gelmini alla Buona Scuola tutte le riforme che l’hanno cancellata

La battuta del ministro dei Beni Culturali Alberto Bonisoli – che aveva affermato “Abolirei la storia dell’arte” – arriva dopo diversi anni di strenua lotta delle associazioni di settore per reintrodurre la materia in tutti gli istituti professionali, dalla quale è tristemente scomparsa. Dalla riforma Gelmini fino alla Buona Scuola, tutte le riforme hanno colpito l’insegnamento della storia dell’arte.
A cura di Laura Ghiandoni
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Dopo la battuta di Alberto Bonisoli – il quale ha affermato che avrebbe abolito la materia di storia dell'arte perché per lui è stata una pena studiarla al liceo – è necessario riepilogare quanto questa materia scolastica sia stata bistrattata nel nostro paese dagli ultimi governi. Sono almeno otto anni, cioè dall'avvio della riforma Gelmini, che le associazioni di settore raccolgono firme, fanno appelli e richiami ai politici per reintrodurre la materia negli istituti professionali dove è stata soppressa, perché sia obbligatorio per tutti conoscere e studiare i nostri beni storico artistici.

Dobbiamo ricordare che l'Italia possiede 53 siti Unesco, 4158 musei, 282 parchi archeologici e 536 monumenti, gli italiani sono orgogliosi del proprio patrimonio. È legittimo allora chiedersi come mai lo studio di approfondimento, senza il quale non potremmo accedere alla conoscenza delle nostre bellezze storico artistiche, versi in queste tristi condizioni. La prima ad aver annichilito la questione – riducendo all'osso il monte ore di approfondimento sia negli istituti tecnici professionali che nel ginnasio – è stata, come detto, la riforma Gelmini nel 2010.

Pochi anni dopo, nel 2013, l'Associazione Italia Nostra ha avviato una petizione appoggiata dall'allora ministro della cultura, mettendo insieme circa 16 mila firme per far tornare i grandi artisti del passato a presiedere nelle aule di quegli istituti ad indirizzo più pratico. Al tempo si era addirittura parlato di studenti di serie B cioè coloro che, nella loro carriera scolastica, non avrebbero mai sentito parlare delle nostre bellezze storiche culturali.

Alla riforma Gelmini, nel 2015, è succeduta la Buona Scuola. Le associazioni di categoria, tra cui l'Associazione Nazionale Insegnanti di Storia dell'Arte, l'ANISA, credevano di essere riuscite ad ottenere il reinserimento delle ore negli istituti tecnici professionali. Purtroppo la brutta sorpresa è arrivata solo nella seconda stesura definitiva del disegno di legge. Le ore di lezione non sono state reintegrate e si è puntato al risparmio riducendo lo spazio e il tempo dedicato all'ambito storico artistico.

La situazione si è fermata qui. In una nota del 19 aprile 2018 il Miur ha comunicato i nuovi quadri orari del primo biennio degli istituti professionali, ancora niente storia dell'arte, ancora si grida alla morte della materia. E mentre il ministro dei beni culturali si sfoga riguardo la pena provata da giovane nello studiare la storia dell'arte, la nostra epoca alleva la seconda generazione di ragazzi che non hanno mai sentito parlare all'interno di un aula scolastica liceale del Bernini, Caravaggio e dei grandi artisti che hanno portato l'Italia ad essere il punto di riferimento nel mondo. Un'altra generazione.

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