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Propaganda Live vola su Gaza con Ora è meglio di prima: testo e significato della canzone de Le feste Antonacci

Nel reportage di Propaganda Live da Gaza la colonna sonora è stata affidata a una canzone, Ora è meglio di prima, de Le feste Antonacci, una band italiana di base a Parigi, ed è contenuta nel loro primo album “Uomini cani gabbiani”.
A cura di Francesco Raiola
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Un frame dal reportage da Gaza di Propaganda Live
Un frame dal reportage da Gaza di Propaganda Live

Il nucleo centrale della prima puntata di Propaganda Live, i programma di La7 condotto da Diego Bianchi accompagnato da Makkox è stato il reportage da Gaza e da Amman, in Giordania, assieme a Medici senza frontiere, in cui il conduttore ha volato su uno degli aerei che qualche settimana fa ha lanciato dal cielo aiuti umanitari alla popolazione gazawi. Come ha spiegato Zoro il sorvolo di Gaza – di cui abbiamo visto ancora una volta le macerie – è durato pochi minuti e quei pochi minuti sono stati accompagnati da una canzone della band Le Feste Antonacci, Ora è meglio di prima, contenuta nel primo album della formazione composta da Giacomo Lecchi d’Alessandro e Leonardo Rizzi.

Il testo di Ora è meglio di prima

Mi ricordo di quando ero piccolo
Ora è meglio di prima
Mi ricordo di quando ero piccolo
Ora è meglio di prima
Mi ricordo un fucile giocattolo
Mani nere di china
Mi ricordo di quando ero piccolo
Ora è meglio di prima

Ora è meglio di prima
Ora è meglio di prima
Ora è meglio di prima
Mi ricordo di quando ero piccolo
Ora è meglio di prima

Mi ricordo di quando da piccolo
Risalendo la china
Ho imparato tre regole facili
Chiudi gli occhi e cammina
Non fermarti a contare i cadaveri
Ora è meglio di prima

Ora è meglio di prima
Ora è meglio di prima
Ora è meglio di prima

(Ora è meglio di prima)
Quante mani per prendere schiacciano
(Ora è meglio di prima, non so)
Come un cane che morde la plastica
Mischia sangue e saliva
Sono un cane che morde la plastica
Ora è meglio di prima
Ora è meglio di prima
Ora è meglio di prima
Ora è meglio di prima

Quante mani che sogni ti porgono
(Ora è meglio di prima)
Quante mani per prendere schiacciano
(Chiudi gli occhi e cammina)
Questa ruota è una giostra o una macina
Non sentirne le grida
Mi ricordo di quando ero piccolo
(Fragile)
Ora è meglio di prima
Ora è meglio di prima
Ora è meglio di prima
Ora è meglio di prima

E se mi fermo un momento
E guardo il cielo passare
Aprendo le mani
E nel vento la cenere scompare
E se fossimo rami
Invece di essere pietre
Che sanno solo giacere
O farsi spostare
Mi ricordo di quando ero piccolo
(E se fossimo rami)
(Invece di essere pietre)
Mi ricordo di quando ero piccolo
(E se fossimo rami)
Mi ricordo di quando ero piccolo
Ora è meglio di prima
Ora è meglio di prima
Mi ricordo di quando ero piccolo

Il significato di Ora è meglio di Prima

Giacomo Lecchi d’Alessandro e Leonardo Rizzi de Le Feste Antonacci
Giacomo Lecchi d’Alessandro e Leonardo Rizzi de Le Feste Antonacci

Se l'album gioca con l'elettropop relegarlo in un genere è quasi un'offesa e Ora è meglio di prima ne è un esempio. Diego Bianchi è sempre molto attento alla scelta delle canzoni che accompagnano i suoi reportage e questa volta sceglie una sorta di canzone mantra, che si regge sui synth – ma che non raffreddano la canzone, anzi – e la ripetizione dei versi "Mi ricordo di quando ero piccolo, ora è meglio di prima" prima di dare vita ai ricordi: "Mi ricordo un fucile giocattolo, mani nere di china" o anche "Mi ricordo di quando da piccolo, risalendo la china, ho imparato tre regole facili: Chiudi gli occhi e cammina, non fermarti a contare i cadaveri".

Molto intenso, poi, il modo in cui la voce in primo piano nel Bridge ("E se mi fermo un momento e guardo il cielo passare…") addolcisce i sintetizzatori del resto della canzone e lo fa su versi che recitano "E se mi fermo un momento/E guardo il cielo passare/Aprendo le mani/E nel vento la cenere scompare/E se fossimo rami/Invece di essere pietre/Che sanno solo giacere/O farsi spostare". Come recita la nota stampa, questa canzone è "Un grido d’allarme tra muri distorti per quell’affannosa corsa al progresso a ogni costo, a cui esiste una sola soluzione per sopravvivere, sempre la solita, l’amore"

Perché si chiamano Le Feste Antonacci

Ma come mai Giacomo Lecchi d’Alessandro e Leonardo Rizzi – italiani ma di base a Parigi – hanno deciso di chiamarsi in questo modo, con un chiaro riferimento a Biagio Antonacci? Lo hanno spiegato in un'intervista di qualche anno fa a Vice: "[Lo abbiamo deciso] Guardando i video di Biagio, che di solito mostrano una situazione di festa. C’è sempre solo Biagio insieme a delle donne. Abbiamo iniziato a pensare ad alcune melodie chiedendoci, ma questo groove secondo te passerebbe a una festa di Biagio Antonacci? E questo? Allora elaboriamo".

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