Perché non riusciamo a toglierci dalla testa Questa domenica di Olly

Duole ammetterlo, ma nel paese del belcanto nessuno vuole più fare la melodia. Se guardiamo la classifica dei singoli di maggiore successo dell’anno scorso, bisogna scorrere sotto la top 10 per arrivare al primo brano veramente melodico: Devastante di Olly. Non stupisce, quindi, che ancora oggi il campione in carica del Festival di Sanremo sia uno dei pochi portavoce di successo di questa antica arte. Anche con il suo ultimo singolo Questa domenica, che nel giro di un mese si è tramutato in una nuova hit.
Prima di tutto dobbiamo definire i parametri per determinare il grado di melodiosità di un brano. Come tutto nella musica popolare, questi criteri sono relativi. Per esempio, se la parte della voce è registrata e mixata in modo tale da risultare prominente sul resto dell’accompagnamento, il brano sarà da considerare più melodico. Ma il brano va giudicato sempre nel contesto della produzione coeva e del suo ambito stilistico: per esempio, non sarebbe esagerato definire Gigi D’Agostino un maestro impareggiabile di melodia, nonostante il genere che pratichi sia fondato decisamente sulla prevalenza degli elementi ritmici.
Se prendiamo il contesto culturale dominante delle canzoni pop odierne noteremo il predominio delle influenze hip-hop e dance. Dell’impatto di quest’ultima sul nostro concetto di canzone abbiamo parlato più volte negli ultimi anni, ma in entrambi i casi parliamo di musica dalla forte connotazione ritmica, con casse che battono ogni quarto o tenaci intrecci di groove, con bassi percussivi o griglie armoniche quadrate che fanno sentire sulla pelle la misura del tempo.
Dentro questo contesto – bisogna dire – i maestri contemporanei della melodia non mancano: Mahmood, tanto per fare un esempio che abbiamo citato spesso, ha un orecchio efficacissimo nello scavare melodie tutto sommato complesse e ricche dentro gli angusti limiti del pop attuale, sempre affamato di appropriarsi di nuovi linguaggi danzerecci, dal reggaeton al baile funk, dall’afrobeat alla techno. Ma ci sono altre strade percorribili per raggiungere una supremazia melodica alle proprie condizioni: guardarsi convintamente indietro e prendere a modello il passato. Olly sembra aver scelto questa via.
Da Gioacchino Rossini a Claudio Baglioni, da Edoardo Vianello a Vasco Rossi, la capacità di incastrare alla perfezione un inciso è stata parte essenziale della nostra cultura musicale. Lungi da me dettare le regole di un’arte sopraffina e per tanti versi misteriosa, ma nella melodia si intravede davvero quell’equilibrio sottilissimo tra familiarità e novità, fra statica e cinetica che fa di una canzone un successo o no: attieniti rigidamente alla scala e suonerai prevedibile come una filastrocca, ma esagera nelle dissonanze e l’orecchio non riuscirà a seguirti; ugualmente, l’arrangiamento, cioè la scelta di specifiche note in specifiche posizioni per suonare l’accompagnamento, è l’esile architrave che può dare dinamismo o immobilità alla struttura della canzone se sa giocare di rimbalzo sulla melodia.
Quando una melodia funziona, l’effetto è magico e quasi fiabesco: dalla voce del cantante è come se sprizzasse un incantesimo capace di smuovere al suo comando l’intera impalcatura del brano, forse di spostare addirittura il mondo intero. E non servono nemmeno grandi prodezze compositive: come dimostra il successo di Ultimo, bastano poche semplici trovate per fare qualcosa che, allo stato attuale dell’arte, risulta comunque diverso e fresco in un panorama mainstream così dominato dal beat. E anche Olly in Questa domenica riesce a fare molto con poco.
Prima di tutto, letteralmente usando poca musica di supporto per un’abbondante metà del brano (fino a 1:40 su una durata totale di 3:35 minuti). Accompagnato soltanto da una chitarra e poi da leggeri tocchi di cimbali, Olly mette in evidenza le diverse linee melodiche del brano, e idealmente prepara il pubblico a memorizzarle per la seconda metà, quando saranno ripetute e inevitabilmente – secondo le norme dei concertoni pop – il pubblico sarà invitato a rispedirle sul palco a pieni polmoni.
Specie nell’intro e nella strofa, l’arrangiamento semplice ma elegante della chitarra arricchisce il contenuto armonico del brano, disegnando movimenti che a seconda dei casi incrociano o seguono le direzioni (“in su” o “in giù”) del canto. In questa parte iniziale si può sentire forse un’eco di Sally di Vasco: forse è solo la suggestione di sentire la pioggia (“senti che bel rumore”!) nel videoclip, forse è il modo in cui la chitarra si inerpica tra le estensioni degli accordi per riempire i vuoti un po’ come faceva il pianoforte per Sally. Fatto sta che siamo in un territorio stilisticamente molto più vicino alla ballata rock che alle abitudini bombastiche e massimaliste del pop contemporaneo, influenzato come dicevamo da EDM, rap, house, nu-disco, R&B, dove la melodia esiste eccome ma in simbiosi con un palpitante cuore ritmico.
In Questa domenica, invece, il ritmo è dettato interamente dalle scansioni metriche della voce: anche quando a 1:41 attacca la batteria, il suo loffio 4/4 è più che altro una decorazione, che obbedisce alle regole della voce. Anche in questo caso possiamo fornire un esempio: quando Olly canta “dimmi che non sono solo dei pensieri assurdi”, la sequenza di ottavi che va a schiantarsi con una nota puntata e quindi allungata oltre il normale (in soldoni, quel “solo” che dura un po’ più delle sillabe precedenti) crea un’impronta ritmica che la batteria ricalca in modo fedelissimo, creando una specie di swing a immagine e somiglianza della melodia.
Restando su questa sezione del brano, sono ingegnosi ed efficaci anche i movimenti disegnati dall’arrangiamento e dal canto: prima, su “dimmi che non sono solo…” la voce scende e gli accordi salgono, ribadendo lo spaesamento del protagonista; poco più avanti, (subito dopo “tu che mi hai catapultato in mezzo a mille dubbi”) puoi sentire invece che gli accordi si adeguano al senso di marcia, e ribadiscono il movimento verso il basso, come a dare un terreno più solido per il protagonista, che a questo punto può proiettare in avanti il ritornello.
Sono banali tecniche di contrappunto, nulla più. Eppure, una volta spolverate, anche queste trovate possono tornare utili ed efficaci, e sembrare quasi geniali. Specie se, come nel caso di Questa domenica, finiscono per riflettere in modo icastico ciò che la canzone vuole suggerire: i moti continui, contraddittori, impetuosi dell’animo di un innamorato. Ed è così, peraltro, che il brano giustifica perfettamente il suo crescendo, inquadrando in uno schema di palpitazioni ritmiche e moti ondosi melodici l’esondazione di volume del ritornello. Un momento di catarsi guadagnato perché la canzone mostra in modo trasparente le salite e le discese del protagonista, che ci hanno indicato a nostra volta la strada per unirci in coro.
Quando ricorre a queste tecniche una canzone sembra quasi un sortilegio, che incanta l’ascoltatore e lo conduce fra triviali sentimentalismi, costringendolo a strillare come un pazzo. Chiunque può attingere a questo potere, a costo magari di sembrare un po’ sfacciato, forse addirittura cringe. Non è per tutti, mi rendo conto: Olly, dal canto suo, sembra nato per questo.