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Michela Murgia rivela di avere un tumore: “Incurabile al quarto stadio, ho scelto di non combatterlo”

La scrittrice Michela Murgia ha rivelato in un’intervista rilasciata ad Aldo Cazzullo del Corriere della Sera di avere un tumore al quarto stadio. “Ormai è tardi – ha spiegato – ed è incurabile. Ho scelto di non attaccarlo”
A cura di Gabriella Mazzeo
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"Posso sopportare il dolore, non di non essere presente a me stessa". Lo ha dichiarato la scrittrice Michela Murgia che in una lunga intervista rilasciata ad Aldo Cazzullo del Corriere della Sera ha raccontato la diagnosi del tumore al rene e la malattia. Nel suo nuovo libro, "Tre ciotole", Murgia ha trasferito la sua storia personale. "Se è autobiografico? è pedissequo – spiega al giornalista -. È il racconto di quello che mi sta succedendo, diagnosi compresa. Un carcinoma renale al quarto stadio, da qui non si torna indietro".

Nel libro, uno dei personaggi rifiuta l'accostamento del percorso medico alla "lotta". "Non mi riconosco in quel registro bellico – ha spiegato l'autrice -. Il cancro è una malattia che può crescere per anni senza farsene accorgere, in questo senso è una male gentile. Io mi sto curando con un'immunoterapia a base di biofarmaci che non attacca la malattia, ma stimola la risposta del sistema immunitario. L'obiettivo è guadagnare tempo, per sradicare il male ormai è troppo tardi". Secondo la scrittrice, la terapia scelta potrebbe aiutarla a guadagnare mesi di vita.

Sottoporsi ad operazione chirurgica sarebbe impossibile secondo l'autrice. "Le metastasi sono già ai polmoni, alle ossa, al cervello. Non posso e non voglio fare guerra al mio corpo, a me stessa. Una battaglia presuppone sconfitti e vincitori, io conosco già la fine della mia storia, ma non mi sento una perdente. La morte non mi sembra un'ingiustizia: ho 50 anni ma ho vissuto 10 vite, ho fatto cose che la stragrande maggioranza delle persone non fa in una vita intera. Cose che non sapevo neppure di desiderare".

Murgia ha ripercorso le tappe della sua vita, ricordando prima il suo lavoro da operatrice in un call center, poi quello da insegnante di religione, da direttrice del reparto amministrativo di una centrale termoelettrica, cameriera e portiera notturna. "Da due anni sto studiando il coreano – ha aggiunto -. Volevo andare in Corea, ma le mie condizioni per ora non me lo consentono. Tutto è nato dalla passione per la musica pop coreana, volevo capire i testi. Poi ho capito che io, che sono sarda e scrivo in italiano, volevo una seconda patria, la Corea. Forse ci andrò quando disperderanno le mie ceneri nell'oceano, a Busan".

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