Marco Mengoni: “Porto la bandiera arcobaleno sul palco con orgoglio. La morte di mia madre ha lasciato un buco enorme”

Marco Mengoni è il protagonista della copertina di Vanity Fair. Quasi tre miliardi di streaming, 85 dischi di platino in 15 anni di carriera, l'artista si prepara al suo prossimo tour negli stadi in partenza il 21 giugno da Lignano Sabbiadoro, che conta già mezzo milione di biglietti venduti: "Ciò che porto in questo tour coincide poi con il mio recente percorso, un processo di decostruzione per ricostruire, come del resto capita alla società". Sulla bandiera arcobaleno portata sul palco dell'Eurovision: "Sono orgoglioso. Dietro le quinte le tenevo strette strettissime entrambe (quella arcobaleno e il tricolore, ndr), con l’angoscia che mi cadessero o mi beccassero, e venissi squalificato". E sulla morte di sua madre Nadia Ferrari: "Ogni volta che ci penso è come entrare in una stanza con un buco gigante".
Il tour negli stadi e quello europeo: "Sono un italiano europeo"
"Prima convivevo con la pressione e l’aspettativa. Adesso è come se mi fossi disconnesso. È stato un lavoro importante. Lavorare con la terra è il mio modo di disconnettermi. No, non dai social: da me stesso. Mi disconnetto per ritrovarmi", apre così la sua intervista a Vanity, con un racconto strettamente personale del momento che sta vivendo, molto più sociale che social. Passaggio obbligato sul tour 2025 negli stadi che sta per iniziare: "Un processo di decostruzione per ricostruire, come del resto capita alla società. Scavare, levare le macerie, riassestare ciò che resta e partire di nuovo". Dopo il passaggio negli stadi arriverà il tour europeo in autunno: "Esibirmi all’estero mi pare normale: non credo nei confini, nelle dogane che bloccano. L’Italia è in Europa e io sono un italiano europeo, un iper europeo".

"Vivo in un Paese che non mi rappresenta"
L'Italia è il suo Paese ma ora non è ciò che sente vicino al suo modo di pensare e vedere la vita: "Vivo in un Paese che non mi rappresenta, che ha fatto diventare la pratica della maternità surrogata un reato universale. Come artista io non smetto di prendere posizione, di piantare un seme di riflessione". Non a caso, anche sul palco dell'Eurovision si fece portatore di un messaggio di inclusività con la bandiera arcobaleno stretta nella mano insieme a quella tricolore: "Sono felice e orgoglioso del mio gesto: non devono essere ammessi limiti all’amore, alle emozioni, ai diritti umani, che vanno ben oltre i diritti civili".

La vita privata e il dolore per la morte di mamma Nadia
Un pensiero scappa anche alla vita privata, che da sempre ha cura di custodire in uno spazio tutto suo: "Io amo amare, mi piace svegliarmi e andare a letto con il pensiero fisso di un amore. Ho questa foga di accudire l’altro e in passato ho anche strafatto. Ora però non c’è nessuno". Con grande delicatezza descrive anche il distacco da sua madre Nadia Ferrari, scomparsa lo scorso settembre dopo una lunga malattia: "Il tempo passa, ma è come se fosse successo sempre ieri. Non ne avevo ancora parlato fino a oggi, ho cercato di non farlo o di lasciare il compito alla musica. Ogni volta che ci penso è come entrare in una stanza con un buco gigante, so che col tempo ci costruirò anche un recinto e magari cresceranno dei fiori, però quella sensazione resterà sempre".