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Opinioni

La strana censura che permette al Generale Roberto Vannacci di poter dire le cose peggiori

Il caso Vannacci non è durato solo qualche settimana estiva, ma il Generale che ha usato espressioni contro migranti, omosessuali e femministe è diventato strumento delle destre per poter dire qualunque cosa, anche le peggiori.
A cura di Francesco Raiola
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Il caso Vannacci si è trasformato da venticello a bufera nel volgere di pochissimi giorni, quelli che separano queste ore dall'articolo con cui Repubblica denunciava frasi razziste, omofobe e sessiste, scritte da un generale dell'esercito italiano in un libro volato in poco tempo in testa alle classifiche di vendita, prima di Amazon e poi in quelle generali (facendogli anche guadagnare molti soldi). E pare che questo vento di destra estrema non si fermi, continuando nelle svariate interviste a cui il militare – che alcuni definiscono vittima di censura – concede quotidianamente. "Se tocchi il mondo Lgbtq vieni messo al muro, fucilato e definito omofobo", "Perché l’omosessualità deve entrare nelle case ad ogni ora del giorno e della notte? Basta aprire la televisione, su qualsiasi canale troviamo rappresentati questi omosessuali. C’è una strategia precisa", "Chi ha la pelle nera di solito non è riconosciuto come italiano" sono solo alcune delle frasi, per esempio, dette durante La Zanzara, programma di Radio 24.

Una strana censura che permette a un Generale di poter dire tranquillamente che "la natura deve preservare le proprie specie, e siccome l’omosessualità non può preservarle dal punto di vista naturale visto che non si riproducono, la natura evolve secondo l’eterosessualità". Eppure, nonostante queste castronerie ripetute col megafono dei media di destra e non solo, si troverà sempre qualcuno pronto a difendere anche le affermazioni più assurde, contro migranti, omosessuali e femministe, tra gli altri. E se in alcuni ambienti persino uno come lui sta passando come un fine pensatore, quasi un intellettuale, è perché a destra c'è sempre più bisogno di riempire un vuoto enorme, un vuoto di cui le destre hanno sempre accusato la sinistra, ovvero quello di un pensiero contemporaneamente conservatore e pop. Inizialmente si cercava un volto pulito, qualcuno che non avesse bisogno di abbracciare posizioni estreme e gridate, per affermarsi, poi le cose sono cambiate e le regole da talk show sono diventate preminenti anche nella sfera intellettuale. Anche quando aveva cominciato ad affacciarsi qualche giovane che aveva dato l'impressione di poter raccogliere l’eredità conservatrice, si è finito col portarlo a spostarsi sempre più a destra, perché al momento è ciò che dà maggiori possibilità di trovare qualche spazio in più in televisione e qualche ospitata ai Festival. E così dal difendere Fioravanti per la strage di Bologna al difendere le parole di Roberto Vannacci è un passo, un filo neppure più tanto nascosto. Con la falsa accusa – se si denunciano derive – di voler imbavagliare la libertà d’espressione.

Accusa che ovviamente riguarda solo chi non dice cose di destra. Su alcuni giornali nazionali, quindi, le posizioni estreme del militare sono difese quotidianamente, mentre qualunque protesta provenga dal campo progressista viene condannata violentemente e sistematicamente: i titoli sono pieni di “affossa”, “abbatte”, “distrugge” riferiti a chiunque non la pensi in un certo modo. Perché, è ovvio, viva la libertà d’espressione, ma solo quella che piace a noi. Insomma, no a Saviano che contesta il Governo, sì a Vannacci che parla di omosessualità in un modo che oggi dovrebbe essere stigmatizzato. E, non contenti, a destra si continua a insistere con l'ipotesi, spacciata per tesi, che quello che dice il Generalissimo sia pensato dalla maggior parte degli italiani. Si grida alla censura, si parla di bavaglio, una strategia ormai nota che serve a distrarre dal fatto che ormai Vannacci lo vediamo intervistato ovunque, con un libro che ha venduto migliaia di copie e che ha trovato anche un piccolo editore disposto a stamparlo.

Non è un caso che, sempre alla Zanzara, il Generale non abbia escluso una querela a Pierluigi Bersani che ha chiesto se si possa dare del "coglione" a un Generale, senza riferimenti personali. L'ex Segretario del Pd, infatti, intervenendo alla Festa dell'Unità di Ravenna aveva parlato proprio di questo libro, auspicando una risposta civica: "Quando leggi quelle robe lì pensi: vabbè ma allora dai, sciogliamo l’esercito, sciogliamo le istituzioni e facciamo un grandissimo bar, il Bar Italia (…) dove puoi dare dell’invertito a un omosessuale, dove puoi dare della fattucchiera a una femminista, dove puoi dare del ne*gro a un nero (…). Quel bar lì non sarebbe mai vuoto, in Italia". E qui bisogna andare diritti, quindi dopo ‘sta cosa mi resta una domanda, una domanda sincera, che vorrei fare. Se in quel bar lì è possibile dare dell’anormale a un omosessuale, è possibile dare anche del coglione a un generale?". Insomma, questa volta Vannacci ha voglia di imbavagliare chi non la pensa come lui, altro che libertà d'espressione!

E qui veniamo a un’altra consuetudine del campo conservatore, soprattutto quello di potere: non ammettere mai di aver sbagliato. Mai fare passi indietro. Personaggi discutibili troveranno sempre qualcuno che li difende, perché è impossibile in quel sostrato culturale ammettere l’errore e pur di non farlo si giustificano (e abbracciano) anche le posizioni più estreme. Le eccezioni sono rare e nel caso quelle eccezioni diventano subito bersagli da colpire. Ci ha provato – gliene va dato atto – il Ministro della Difesa Guido Crosetto criticando Vannacci e le sue parole immediatamente dopo lo scoppio del caso. Il Ministro si è trovato in poco tempo a ottenere qualche riconoscimento dal campo opposto, facendone automaticamente il nemico da colpire, perché chi la pensa come i nostri nemici diventa nemico a sua volta. Così Crosetto si è beccato gli strali delle sue dichiarazioni iniziali, dettate dall’idea che fosse veramente impossibile e sconveniente mettere nero su bianco quelle idee, sbagliando. Quelle cose si possono dire, si devono dire, perché la destra che ciancia di politicamente corretto vuole poter dire tutto – soprattutto contro le minoranze, mai contro il Potere – con la scusa che non si può dire niente, anche se lo dici in mille trasmissioni e duemila interviste.

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Giornalista dal 2005, sono responsabile dell'Area Musica di Fanpage.it dal 2013. Sono stato tra i fondatori di Agoravox Italia, e ne sono stato direttore dal 2011 al 2013. Ho scritto di musica, tra gli altri, per Freakout Magazine e Valigia Blu e sono stato relatore al Master di I° livello “Scuola di Giornalismo Post Laurea” dell'Università degli Studi di Salerno. Sono stato per diverse edizioni tra i relatori al Festival Internazionale del giornalismo di Perugia.
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