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La provocazione di Damien Hirst: bruciate 1000 opere fisiche in favore degli NFT

Damien Hirst ha incominciato a bruciare le prime opere fisiche del progetto “The Currency”, a un anno dalla loro vendita digitale.
A cura di Vincenzo Nasto
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Damien Hirst 2022, foto di Jeff Spicer/Getty Images
Damien Hirst 2022, foto di Jeff Spicer/Getty Images

Lo scorso anno, per il progetto The Currency, l’artista e imprenditore britannico Damien Hirst ha venduto degli NFT dal valore di 2mila dollari, assegnati per estrazione ad alcuni degli aspiranti acquirenti che si erano registrati su un apposito sito. Il progetto aveva però una regola: dopo un anno dall’acquisto i proprietari di quelle 10mila opere, esistenti sia in forma fisica che come NFT, avrebbero dovuto scegliere se tenere l’opera digitale, vedendo bruciare la sua corrispettiva opera fisica, o tenerla invece, perdendo la proprietà digitale. L'artista aveva tenuto per sé 1000 opere del progetto "The Currency". Dopo solo un mese ci furono oltre duemila transazioni che generarono in tutto circa 47 milioni di dollari, come riferisce Artnet, per un totale annuo di di circa 89 milioni di dollari. Un referendum dell'arte, nel suo valore pratico e digitale, che ha portato alla fine i proprietari a dividersi quasi equamente: 5.149 tra loro prenderanno le opere fisiche, i restanti 4.851 terranno invece gli NFT. Nelle scorse ore è avvenuta la prima operazione di smaltimento delle opere fisiche da parte dell'artista britannico.

Il progetto The Currency

"The currency", il progetto dell'artista e imprenditore britannico Damien Hirst, è stato il primo referendum dell'arte entrata nella sua dimensione digitale del 21° secolo. 10mila opere digitali, assegnate per estrazione ad alcuni degli aspiranti acquirenti che si erano registrati su un apposito sito, su cui gli stessi avrebbero potuto prendere una decisione nei successivi 12 mesi: scegliere di perseguire la strada NFT, bruciando l'opera fisica, o viceversa perdere il diritto della certificazione digitale, sorretta dalla blockchain. Un esperimento sociale che non limitava gli scambi e le vendite degli NFT da parte degli acquirenti, che hanno speso 2mila dollari per l'acquisto dell'opera digitale: infatti in un solo anno, la compravendita di queste opere ha fruttato oltre 89 milioni di sterline.

Il referendum dell'arte

Poi la scelta: un portavoce della Newport Street Gallery ha dichiarato che 5.149 acquirenti hanno optato per le opere originali, mentre 4.851 hanno scelto gli Nft. Gli acquirenti degli Nft sono stati informati che le opere fisiche della versione digitale sarebbero state distrutte. All’inizio della settimana Hirst ha comunicato ai suoi follower su Instagram che martedì 11 ottobre avrebbe bruciato le prime 1.000 opere. Proprio con una diretta streaming, Hirst ha mostrato tutto l'intervento di distruzione delle opere digitali, attraverso dei camini della galleria, dove gli spettatori fisici potevano assistere all'evento. L'immagine più iconica è arrivata dalla distruzione degli "Sport NFT", opere su cui erano distribuite minuscole sfere di diversi colori.

Il post su Instagram

Il prezzo stimato delle opere distrutte si avvicina alle 10 milioni di sterline, ma Hirst ha capovolto semanticamente l'atto della distruzione: "Molte persone pensano che io stia bruciando milioni di dollari di arte, ma non è così. Sto solo completando la trasformazione di queste opere d’arte dalla versione fisica a quella Nft". Alla fine dell'operazione, Hirst ha condiviso un'immagine sul suo profilo Instagram, completamente coperto da una tuta termica e con delle emojii di fiamme poste sulle mani. La didascalia ha annunciato l'incendio delle prime opere, con i dipinti che saranno bruciati progressivamente fino al 30 ottobre: "Terminato l'incendio".

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