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James Senese è morto a 80 anni, sassofonista, fondò Napoli Centrale e suonò con Pino Daniele

È morto a 80 anni James Senese, lo storico musicista – scomparso a causa di un’infezione polmonare – padre del Neapolitan Sound, fondò gli Showmen e i Napoli Centrale oltre a collaborare con alcuni degli album più belli di Pino Daniele.
A cura di Francesco Raiola
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James Senese – ph Francesco Prandoni:Getty Images
James Senese – ph Francesco Prandoni:Getty Images

James Senese, sassofonista, cantante, fondatore degli Showmen, dei Napoli Centrale e parte della band storica di Pino Daniele è morto all'età di 80 anni. Il musicista, le cui condizioni erano state subito definite "critiche", è scomparso a seguito di un'infezione polmonare che lo ha colpito nelle scorse settimane, precisamente nella notte tra il 24 e il 25 settembre, quando era stato portato nel reparto di Terapia intensiva dell'Ospedale Cardarelli. Un'infezione resa ancora più grave dalle condizioni pregresse di Senese, che da anni si sottoponeva a periodiche dialisi ed era anche malato di tumore come sapevano in pochissime persone. Tre anni fa è scomparsa anche la moglie del sassofonista, Rina, che gli era stata a fianco tutta la vita. A dare l'annuncio della scomparsa uno dei più cari amici di palco e di vita del sassofonista, Enzo Avitabile che sui social ha scritto: "Non bastano parole per un dolore così grande ma solo un grazie! Grazie per il tuo talento".

Senese è uno dei simboli della musica napoletana e non solo, di Napoli era sicuramente uno dei volti e delle voci più caratteristiche, stimate e apprezzate. Senese era anche una delle memorie storiche di quello che è stato il neapolitan Sound e come è cambiato negli anni, partecipando al periodo d'oro della musica napoletana, quella che dagli anni 70 in poi comincia ad assumere un'impronta che ancora oggi influenza decine e decine di artisti partenopei: l'unione della musica tradizionale con quella americana, il jazz – Senese è senza dubbio uno dei padri artistici dei sassofonisti italiani -, il funky, il rock, il pop, Senese ha attraversato tutto lo spettro di ciò che di meglio il Neapolitan Sound ha saputo offrire.

Figlio ‘e guerra, come si dice, Senese è nato dalla napoletana Anna Senese e dal soldato statunitense James Smith che si trovò a Napoli dopo lo sbarco degli Alleati a Salerno. Senese cresce nella zona Nord di Napoli, a Miano, dove ancora viveva, uno dei quartieri popolari della città, e questo darà anche l'imprinting tematico ad alcune delle sue canzoni più belle che avrebbe eseguito con i Napoli Centrale. Il Senese ragazzino comincia a fare i mestieri più disparati, dal benzinaio al muratore, passando per gli alberghi e facendo il portantino, poi alcuni dischi gli hanno aperto le porte del sax che ha cominciato a studiare privatamente prima di diplomarsi.

L'illuminazione fu il sassofono di John Coltrane, che ha ascoltato quando aveva circa 12 anni. A Fanpage raccontò: "La prima volta che l'ascoltai avevo 12 anni, ma lo buttai via, perché non capivo niente, poi mi sono risvegliato dal sonno e mi sono detto: ‘Ma cosa ho fatto?', l'ho riascoltato e ho capito che c'era qualcosa di tremendo in questa musica e da lì mi sono innamorato". Il primo gruppo con cui ebbe successo furono gli Showmen, una band R&B capitanata dal nero a metà (a cui Pino Daniele dedicò uno degli album più belli) Mario Musella, che scrissero successi come Mi sei entrata nel cuore, Tu sei bella come sei, con cui parteciparono al Festival di Sanremo del 1969 assieme a Mal, ma furono autori anche di cover di brani storici come Non si può leggere nel cuore e Un'ora sola ti vorrei che riuscirono a cucirsi addosso.

Dopo gli Showmen e il capitolo Showmen 2 furono i Napoli Centrale a dare a Senese la popolarità nazionale. Senese forma la band assieme a Franco Del Prete, altro nome storico della musica napoletana, i due li fa incontrare Eduardo De Filippo, come racconta il sassofonista napoletano. Non fu facile dare seguito a una carriera che aveva già conosciuto il successo con gli Showmen, ma i Napoli Centrale segneranno un capitolo fondamentale per la fusion italiana: "Abbiamo aperto la porta a tutti i musicisti del Sud, perché nessuno sapeva dove andare, o facevi Peppino Di Capri o Renato Carosone, oppure la classica canzone napoletana: noi abbiamo rotto definitivamente" raccontò Senese a Fanpage.

James Senese – ph Sergione Infuso:Corbis via Getty Images
James Senese – ph Sergione Infuso:Corbis via Getty Images

Cambiò tutto, il suono, il ruolo del musicista nella band – la sua voce roca diventa protagonista – e anche le tematiche: i Napoli Centrale sono uno dei gruppi musicalmente più esplosivi che l'Italia abbia mai visto, con dei testi che raccontavano il proletariato, le campagne (Campagna – A e Campagna – B sono le prime due canzoni dell'album d'esordio omonimo), ma restano capisaldi anche canzoni come Simme iute e simme venute – che ha uno dei temi di sax più rilevanti in Italia -, Napule t'è scetà, ‘Ngazzate nire, forse la canzone più famosa associata a Senese che ha continuato anche da solista con brani come ‘O Sanghe, Hey James, portando parallelamente avanti la seconda vita dei Napoli Centrale, che si erano sciolti nel 1983 per riformarsi all'inizio degli anni 90.

E proprio i Napoli Centrale diedero la prima occasione a Pino Daniele, anzi, fu proprio James Senese a cui il cantautore napoletano telefono per chiedergli di suonare con loro. Solo che alla band serviva un basso, mentre Daniele suonava la chitarra ma "disse che non aveva i soldi per comprarlo, glielo comprai io, e per due anni è stato con noi (…), rimanemmo come due fratelli, gli insegnai molte cose e lui ne fu riconoscente". Poi iruoli si capovolsero, e quando Pino Daniele cominciò a fare sul serio Senese lo accompagnò, formando assieme a Tullio De Piscopo, Rino Zurzolo, Joe Amoruso ed Ernesto Vitolo una delle band più impressionanti, per qualità, che il Paese abbia mai visto, contribuendo a capolavori come Terra mia e Nero a metà. Storica è anche la sua partecipazione, interpretando se stesso, in No grazie il caffè mi rende nervoso, film di Lodovico Gasparini con Lello Arena e Massimo Troisi.

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