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Il primo libro dalla quarantena? Lo ha scritto Paolina Leopardi, sorella di Giacomo

“Viaggio notturno intorno alla mia camera” è un libro tradotto da Paolina, sorella di Giacomo Leopardi, dal francese di Xavier de Maistre e pubblicato nella prima versione italiana nel 1832, quando le lettere di “Giacomuccio” si fecero più rare e la reclusione domestica per la “non bella e malinconica” sorella del Sommo Poeta, divenne senza speranza.
A cura di Redazione Cultura
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Tra le poche donne dell'alta borghesia italiana a possedere una vasta cultura, Paolina Leopardi fu una scrittrice e traduttrice di rilievo. Non solo sorella di Giacomo, il più grande poeta della lingua italiana, insomma. E a rendere giustizia a questa donna "non bella, malinconica e triste" è il recente ritorno in auge dei suoi scritti e delle sue traduzioni, in particolare quel "Viaggio notturno intorno alla mia camera" traduzione dell'originale francese "Expédition nocturne autour de ma chambre" di Xavier de Maistre, pubblicato per la prima volta in Italia nel 1832, grazie alla raffinata traduzione di Paolina Leopardi.

Che, esattamente come suo fratello Giacomo, fu donna di straordinaria cultura e intelligenza, lettrice ben più che forte, anzi, fortissima, che lesse più di duemila volumi, redattrice della rivista paterna “La Voce della Ragione” ma che, soprattutto, fu una fine traduttrice dal francese. Motivo per cui tradusse il romanzo di Xavier de Maistre, scritto tra il 1790 e il 1794, breve componimento dello scrittore e militare dell'esercito francese costretto al confinamento. Libro che evidentemente, nella giovane Paolina, costretta a lunghe reclusioni in quel di Recanati, nella casa paterna del conte Monaldo, dovette ispirare qualcosa in più di una semplice lettura.

Il "viaggio" in quarantena di Xavier de Maistre

Fu così che si appassionò ai quaratadue capitoli, quanti sono i giorni di "quarantena" raccontati in "Viaggio notturno intorno alla mia camera" che Xavier de Maistre, punito dai suoi superiori dell'esercito alla reclusione forzata, in cui l'autore percorre in lungo e in largo e in diagonale, zigzagando e facendo spesso camminare sulle gambe posteriori la poltrona da cui non ama scollarsi, i 36 passi di lato della sua stanza quadrata, commentando mobili e oggetti e richiamando vecchi ricordi.

Il monologo dell'autore si sdoppia in un dialogo, tra due parti di sé, l'anima e quella che è detta "l'altra", la bestia, cioè il corpo, le quali battibeccano con grazia, chiamandosi con rispetto persino "Madame", e da cui spesso esce vincitrice "l'altra".

Paolina e Giacomo Leopardi

Paolina Leopardi fu la terzogenita, dopo Giacomo e Carlo, e unica figlia femmina dei dieci figli del conte Monaldo e di Adelaide Antici. Compagna di giochi dei fratelli maggiori, per tutta la vita cercò di uscire dalla casa paterna, cercando un matrimonio che non arrivò mai. Gli anni trascorsero dunque nello studio, nelle traduzioni dal francese e scambiando lunghe epistole con suo fratello Giacomo, a cui confidava, come emerge da loro epistolario, la speranza di poter prima o poi sposarsi:

Giacomuccio mio, fino a che vi è in me una ombra di speranza di poter conchiudere con questo, non voglio sentir parlare di altri […] aspetto le vostre lettere con un palpito terribile. Se sapeste quanto piango!

Così passarono, insieme con i pretendenti, anche gli anni e Paolina continuò la sua vita di clausura domestica. Finché, evidentemente non proprio a caso, si impegnò nella traduzione dal francese di un libro come la "Expédition nocturne autour de ma chambre" di Xavier de Maistre pubblicata nel 1832 da un editore di Pesaro. In quegli anni, le lettere di Giacomo da Napoli si fecero sempre più rare e Paolina si gettò anima e corpo sui libri, continuando quello studio "matto e disperatissima" da cui suo fratello aveva cercato di scappare, lasciando Recanati.

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