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“Gramsci gay”: imbrattato il murale di Antonio Gramsci a Turi dove scrisse le “Lettere”

Il murale di Antonio Gramsci a Turi, in provincia di Bari, dove il fondatore del Partito Comunista Italiano fu imprigionato dal regime fascista di Benito Mussolini, è stato imbrattato da un gesto vandalico con la scritta “Gay”. Su Facebook parte il tam tam di chi si candida a ripulire l’opera d’arte.
A cura di Redazione Cultura
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Umiliato nella "sua" Turi, la cittadina in provincia di Bari dove Antonio Gramsci fu messo in carcere dal regime fascista. E che qualche tempo fa gli aveva dedicato un murale, su cui da oggi campeggia la scritta "Gay", usato in maniera offensiva, dispregiativa, per imbrattare l'immagine di uno dei più grandi intellettuali e politici italiani, fondatore del Partito Comunista Italiano e de L'Unità. La notizia di quanto accaduto in Puglia, con la scritta "Gramsci gay" è stata pubblicata da Retake Bari, il movimento no-profit che (in tutta Italia) si occupa della tutela e della cura delle città.

La scritta che ha rovinato il murale in memoria di Antonio Gramsci sarà rimossa tra non molto tempo. Gli stessi volontari di Retake, sulla loro pagina Facebook, si dicono pronti a cancellare e rimuovere prontamente la scritta. A Turi, in provincia di Bari, Gramsci fu rinchiuso durante il fascismo, confinato e processato nel 1928. Qui l’intellettuale sardo attraversò il calvario della sua esistenza e l’isolamento politico circondato da un esercito di persone, esattamente ventinove, divise tra carcerieri, militanti del Partito Comunista Italiano e rappresentanti del regime fascista.

Chi è Antonio Gramsci

Antonio Gramsci, politico, filosofo e critico letterario, tra i padri fondatori del Partito Comunista Italiano, fu perseguitato e mandato al confino dal regime fascista, sull'isola di Ustica, in Sicilia, e poi a Turi, in provincia di Bari, dove oggi è accaduto l'episodio del murale imbrattato.

Il murale a Turi dove scrisse le Lettere dal carcere

"Lettere dal carcere" è una raccolta della corrispondenza intrattenuta da Antonio Gramsci con familiari e amici durante la detenzione nelle carceri italiane, deliberata dalla dittatura instaurata da Benito Mussolini. Il libro fu pubblicato postumo da Einaudi nel 1947. Il libro vinse il Premio Viareggio nello stesso anno.

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