Geolier a Saviano: “A Sanremo 2024 stavo morendo, Emanuele è fragile. Per la musica ho perso amici e istruzione”

"Una parola per descrivere tutto questo viaggio? Doloroso". Si chiude così l'intervista di Roberto Saviano a Geolier, ospite del format "Outsider". Il cantante, che ha annunciato nelle scorse settimane l'uscita del suo quarto progetto "Tutto è possibile", il prossimo 16 gennaio, si racconta in una maniera inedita, scindendo Emanuele e il personaggio Geolier.
Geolier a Sanremo 2024: "Io non potevo mollare, Emanuele stava mollando in quel momento"
In questo senso, fanno riflettere le sue considerazioni sul Festival di Sanremo 2024: "Emanuele è fragile, Geolier non poteva mollare. Geolier stava ‘ncap (nella testa, ndr) a 60.000 persone. Emanuele stava mollando in quel momento". In una rappresentazione fotografica dei suoi primi avvicinamenti alla musica rap, prima dei video in cameretta, Geolier sottolinea come la sensibilità gli abbia permesso di guardare anche al di là delle immagini più crude della periferia nord napoletana.
La verità e la distinzione tra Geolier ed Emanuele
Il rapper, infatti, racconta a Saviano lo sguardo su alcune immagini, come i tossicodipendenti in attesa della loro dose, e della sofferenza dietro al gesto. Una fragilità che il giovane cantante campano riusciva a cogliere anche senza aver mai avuto grosse spiegazioni dalla propria famiglia. Il racconto si concentra successivamente sulla "verità" e sulla poesia che la pervade, anche quando è dolorosa: proprio l'aderenza con la realtà diventa il fulcro del racconto, benché sul palco la sua funzione sia quella di recitare un personaggio. Una figura che gli permette di difendersi da tutto ciò che è arrivato in questi anni, ma soprattutto che si contrappone alla nudità percepita da Emanuele: "Sono nudo 24 ore su 24".
Il successo vissuto da "trofeo" e la ricerca in Dio
In questo senso, si legge una forma di rassegnazione, più che di accettazione di una realtà circostante che ricerca in lui il personaggio più che la sua persona. In un momento di profonda verità suggerisce anche di sentirsi soprattutto vittima di un successo che lo ha allontanato soprattutto da casa, il suo dolore più grande: "Il dolore più grosso è stato andarmene dalla mia casa. Perché mo' tutte le case dove vado, non è mai casa tua". Ma non solo, perché Geolier sottolinea come si sia sentito, soprattutto negli ultimi anni, un "trofeo da esibire", anche per i suoi amici, un premio sul mobile di casa. Tra gli scorci nuovi e mai affrontati nelle sue interviste c'è la relazione con Dio e la sua forte componente spirituale: Dio diventa un manuale di vita in cui ritrovarsi, anche se rovinato dall'intervento umano nel tempo.
La polemica sulla glorificazione del male e le rinunce
Infine, viene affrontato uno dei temi principali delle critiche, non solo nei suoi confronti, ma anche nei confronti del suo intervistatore: la funzione della descrizione del male attraverso rappresentazioni artistiche. In questo caso, Geolier difende Saviano e sé stesso dall'accusa della "glorificazione del male", ma soprattutto sottolinea come lo stesso Saviano sia diventato vittima del suo lavoro. L'intervista si chiude su una riflessione su questo viaggio, che dal 2017 ha come protagonista Geolier ma in cui è stato Emanuele a rinunciare: "Ho dovuto lasciare me stesso per arrivare ad altre persone, ho dovuto lasciare gli studi prima per lavorare. Ho perso un sacco di amici, tante parti fondamentali della mia vita per correre dietro al sogno".