Come il Palestina libera dei Patagarri al concerto del Primo maggio sta facendo infuriare Destra e Comunità ebraica

Sono passate quasi 24 ore da quando i Patagarri hanno gridato Palestina libera sul palco del concerto del Primo maggio e le polemiche non si sono placate, anzi stanno man mano diventando sempre più forti e sono arrivate anche in parlamento. I fatti sono questi, ospiti del palco di Piazza San Giovanni in Laterano, la band protagonista dell'ultima edizione di X Factor oltre a cantare l'ultimo singolo I sogni e il loro cavallo di battaglia, Caravan, hanno anche deciso di usare una una canzone popolare ebraica, Hāvā Nāgīlā, ribaltandola e usandola per manifestare la loro vicinanza al popolo palestinese: "Quando abbiamo scoperto la storia di questo brano, che risale al 1917 e che è legata alla legittimazione delle prime comunità ebraiche in Palestina, abbiamo capito che l'unico modo per suonarlo oggi era accompagnarlo con un messaggio chiaro: Palestina libera" ha detto la band all'AGI.
Eppure questa scelta ha scatenato le critiche della comunità ebraica di Roma che nella persona del Presidente Victor Fadlun che ha dichiarato: "Appropriarsi della nostra cultura, delle melodie a noi più care, per invocare la nostra distruzione, è ignobile", aggiungendo "Ascoltare una nostra canzone dal palco del Primo Maggio in diretta tv, culminante nel grido ‘Palestina Libera!', lo slogan delle piazze che invocano la cancellazione di Israele, è un insulto e una violenza inaccettabile". Fadlun, quindi, unisce il grido Palestina Libera, che esprime vicinanza al popolo palestinese, a un significato nascosto, sottintendendo che quel grido voglia significare la voglia di distruggere Israele, cosa mai detta dalla band.
E a criticare in maniera ancora più pesante è Maurizio Gasparri, capogruppo dei senatori di Forza Italia e membro della Commissione di Vigilanza Rai che all'Adnkronos ha detto che "è già tanto che l'evento non sia diventato il palcoscenico dei terroristi palestinesi fondamentalisti di Hamas", cogliendo l'occasione per allargare il discorso: "Io non seguo il Concertone, che nel tempo è stato spesso l'occasione per esternazioni improprie di ‘canzonettisti' o presunti tali che hanno usato il palco senza alcun rispetto per la Rai stessa, e soprattutto gli schermi ‘gentilmente' concessi". Gasparri ha espresso vicinanza alla comunità ebraica in questo modo: "Per fortuna – ha detto il senatore – sul piazzale di San Giovanni non c'erano ulivi da incendiare, altrimenti casomai qualcuno avrebbe avuto la tentazione di emulare il terrorismo palestinese, che ha messo a ferro e fuoco i territori israeliani nelle ultime ore".
Interviene anche Ester Mieli, senatrice di Fratelli d’Italia: "Quanto accaduto durante il concerto del 1 Maggio a piazza San Giovanni è vergognoso. L'appropriazione di ‘Hava Nagila', una melodia simbolo della tradizione ebraica che simboleggia un inno alla gioia e al rallegramento, da parte di un gruppo per veicolare slogan politici rappresenta un atto che va ben oltre la legittima espressione artistica, configurandosi come una strumentalizzazione inaccettabile. Hanno messo di fatto la maschera dell’odio alla musica. Fa tristezza notare che oramai si è disposti a fare qualunque cosa, pur di conquistare un picco fugace di streaming su Spotify. La sinistra dei pacifinti prenda le distanze da questa esibizione che ha calpestato, e mortificato, le dignità altrui usando il palco del primo maggio".
Si sofferma sull'uso di Hāvā Nāgīlā, invece, Noemi Di Segni presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane che dice: "Una canzone ebraica che ha come significato la gioia di stare insieme è stata appositamente stravolta con l'effetto di creare divisioni e generare odio antisemita anziché mettere in campo ogni sforzo per la convivenza tra i popoli, come le Comunità ebraiche in Italia cercano di fare in ogni ricorrenza". I Patagarri avevano spiegato che "In un momento come questo, in cui la situazione umanitaria è gravissima e molte voci vengono silenziate, pensiamo che la musica debba tornare a fare ciò per cui è nata: lanciare messaggi forti, prendere posizione, anche a costo di dividere (…). Molti artisti hanno paura di esporsi, ma se credi davvero in quello che dici, non puoi avere paura. La musica non può dimenticare gli ultimi, anche quelli dimenticati perfino dai social".