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A Bologna la street art diventa legale: “Fontier – la Linea dello Stile”

Da luglio a settembre, grazie all’idea di Claudio Musso e Fabiola Naldi, otto artisti dipingono i muri della città. Nasce “Fontier – la Linea dello Stile”.
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Bologna capitale del Writing e della Street Art. Succede grazie a Frontier – la Linea dello Stile, progetto curato da Claudio Musso e Fabiola Naldi, due critici d’arte e curatori bolognesi, che portano i migliori artisti italiani e internazionali sotto le Due Torri. Da luglio a settembre, saranno otto gli artisti invitati in città che disegneranno i muri messi a disposizione dall’amministrazione comunale.

Dopo il successo della prima edizione del 2012, Frontier prosegue la valorizzazione artistica della città, che diventa, di fatto, una galleria a cielo aperto. Scuole, casette dell’Hera (la municipalizzata di luce e gas), alloggi dell’edilizia residenziale pubblica diventano i luoghi del writing e della street art.

Gli artisti invitati quest’anno – Nuria Mora (E), Seikon (Pl), Ericailcane (Ita), Bastardilla (Co) , Lokiss (F), Poesia (USA), RAE Martini (Ita) e Peeta (Ita) – lavoreranno sia nella prima periferia della città, che nel centro storico, novità della seconda edizione di Frontier. Con i muri realizzati dall’artista francese Lokiss e dall’italiano Rea Martini, Frontier approda nel centro storico, nel quartiere che ospita la Cineteca di Bologna e il Museo di arte moderna. “L’intenzione di spostarsi nel centro storico – spiega Claudio Musso – deriva dall’idea che anche in zone che hanno una caratterizzazione storica molto forte si possono modificare alcuni elementi architettonici che quella storia non hanno ed esprimere una loro attrattiva”.

Bologna prosegue quindi su quella vocazione sperimentale partita già nei primi anni Ottanta, quando fu realizzata, nell’allora Galleria Civica, una delle prime mostre internazionali sulla scena newyorkese dei graffiti, dal titolo – appunto – “Arte di frontiera, New York graffiti”, risultato delle ricerche di Francesca Alinovi, critica e curatrice scomparsa nel 1983. La mostra ospitò i nomi più importanti della scena come Kenny Sharf, Rammellzee, Keith Haring e Jean-Michel Basquiat.

Frontier si è sviluppato anche grazie alla partecipazione del Comune, “non solo supportando il progetto – spiega Fabiola Naldi, dottore di Ricerca in storia dell’arte contemporanea – ma lasciando che proseguisse in maniera autonoma, senza paletti. Per il genere di interventi previsti, che hanno già un grande fraintendimento legato al vandalismo grafico, c’è da fare un lavoro molto complesso, che significa dialogare anche con i condomini – nel caso delle opere sulle abitazioni di edilizia pubblica – raccogliere le loro indicazioni e spiegare le nostre intenzioni”.

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